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Il marsupio alla conquista della MTB

di - 26/09/2022

Marsupio Thule Rail Hip Pack 4L - Andalo Zone

Portare l’attrezzatura intorno alla vita sta diventando sempre più popolare. Ma cosa dice il crescente successo del marsupio sul modo di interpretare la mountain bike?

Marsupio MTB - still
Tre idee di marsupio per la MTB a confronto: da sinistra a destra, Thule, Camelbak e Poc

Ho sempre amato lo zaino idrico. Con la giusta capacità, senza esagerare, come fanno alcuni che per un’uscita di mezza giornata ne usano uno da spedizione himalaiana. Ma un semplice zaino con riserva idrica è stato il mio modo di portare il necessario per la maggior parte della mia vita in mountain bike. Dai primi e veramente essenziali Camelbak – poco più di un involucro in neoprene con spallacci per contenere la sacca dell’acqua – fino ai più recenti, strutturati, robusti e versatili con protezione spinale. Indipendentemente dal marchio, dal volume e dalle caratteristiche, uno zaino ha sempre coperto la mia schiena.

Questa è anche stata la maniera in cui la maggior parte di noi biker portava con sé le proprie cose. Pedalando come dei vagabondi, sopportando continui spostamenti, scivolamenti e urti con il casco su ogni discesa.

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Sul sentiero 812 di Andalo, Dolomiti Paganella Bike – foto: MirrorMedia.art

Ho sempre sperimentato, soprattutto negli ultimi anni, con l’avvento di intelligenti sistemi di fissaggio di tool e ricambi sulla bici. A dire il vero la sperimentazione era iniziata con le prime avventure di più giorni in bici, cercando la risposta perfetta per il trasporto del carico tra zaino e borse. Pensandoci bene, per le ultime traversate appenniniche in MTB ho probabilmente trascorso almeno un’ora pensando – e annotando sul classico taccuino – non solo a dove mettere le cose ma anche e soprattutto a rendere immediatamente e facilmente accessibili quelle più utili e necessarie durante la pedalata.

Trek Slash 9.7 MY21 - Colla del Termine
Trek Slash 9.7 MY21, con le tre borse Evoc e la fascia Granite Design Rockband+, alla Colla del Termine, sull’Alta Via dei Monti Liguri

Ma se è vero che non ho ancora trovato la mia soluzione ideale per le pedalate di più giorni – più o meno in autosufficienza – è altrettanto vero che ho superato i problemi di mal di schiena, stress a carico dei flessori dell’anca e sudorazione della schiena con il marsupio. Tutto ciò non vuol dire che queste cose non accadano più, ma le configurazioni di carico che ho sperimentato di recente sembrano rendere i dolori(ni) più rari, migliorando anche il comfort generale. È quello che è successo negli ultimi anni, organizzare l’attrezzatura tra marsupio e sistemi di fissaggio dentro (quando disponibile) e sulla bici (con strap o piccole borse), per la maggior parte delle uscite di una giornata. Sacrificando poco o nulla in fatto di idratazione (su questo aspetto tornerò più avanti).

Bikepacking - lifestyle
Configurazione di viaggio per una traversata appenninica: portapacchi, borse, e zaino – foto: Fabio Bellinzoni

La domanda sorge spontanea: come mai il marsupio è diventato la mia scelta preferita e sta diventando quella di buona parte degli altri biker?

In parte è una moda, non stiamo a raccontarcela. C’è sempre una componente importante di ogni cambiamento nel nostro sport, creata dai media, dagli atleti di alto profilo, e da marchi famosi che spingono un prodotto. Se l’enduro in mountain bike è la vetrina del momento, la maggior parte dei praticanti opta per un mix di marsupi e trasporto sulla bici, anche se sono in giro tutto il giorno (ci avevo visto lungo…). Ma sia i marsupi sia gli zaini esistono da sempre, quindi non è che mettere le cose intorno ai fianchi sia quella gran novità. La moda è sicuramente parte di tutto questo, ma non è certo l’unica ragione. Anche perché il mountain biking tende a essere abbastanza intollerante verso le cose che non funzionano davvero.

Lapiere Spicy CF 6.9 - on bike storage
Il vano portaoggetti della Lapierre Spicy CF 6.9

Sulla bici e dentro la bici

Le cose sono andate un po’ diversamente dal modo in cui pensavo inizialmente. Il merito principale, forse, è del cosiddetto “on-bike storage”: sfruttare appositi vani ricavati nel tubo obliquo – come il famoso SWAT di Specialized – oppure borse fissate su supporti dedicati, o ancora strap in velcro per ricambi essenziali come camere d’aria, mini tool e bombolette CO2. Ma questo non funziona con gli oggetti più ingombranti che riempivano i nostri zaini.

Dove lo zaino rischia l’estinzione è quello che ora viene chiamato bikepacking. Stare giorni in bici, tappa dopo tappa, un modo di vivere lo sport che ha come distintivo un’intera gamma di bagagli. Si potrebbe anche affermare che molti di questi avventurieri a pedali (come Dino Lanzaretti) sono passati alle bici gravel. Comunque sia, fissare tutto sotto la sella, sul manubrio, e all’interno del telaio, è ormai cosa fatta, per quanto questo sia disastroso per la guida dinamica in off-road rispetto all’uso di un semplice zaino.

Un altro aspetto che ha avuto un grande impatto è il tacito accordo tra i designer di biciclette, che si sono ricordati di ricavare di nuovo lo spazio necessario per almeno un portaborraccia all’interno del triangolo anteriore. I telai delle full suspended relativamente compatti e “riempiti” da link e ammortizzatore, sono stati sicuramente una grande spinta per le persone – me compreso – a usare gli zaini idrici. Ora che posso inserire una borraccia da almeno mezzo litro – a volte solo con inserimento/estrazione laterale – nella maggior parte delle bici in prova, non ho (quasi) bisogno di uno zaino con annessa sacca idrica.

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Topeak Tubi Master X, kit riparazione tubeless con bomboletta di CO2

Tornando a quella che la maggior parte di noi chiama mountain bike, perché il kit di tool e ricambi è diventato sempre più piccolo?

Sono ancora un fan della pompetta (penso che le cartucce di CO2 siano solo siano uno spreco ed eco-ignoranti se non si corre), ma ora porto con me una sola camera d’aria (prima un paio) e un kit di riparazione tubeless. Inoltre oggi giorno si possono trovare pompe decenti ad alto volume, specifiche per la MTB e dalle dimensioni compatte. Tocco ferro, ma le bici sono diventate anche molto più affidabili. È passato molto tempo dall’ultima volta che ho avuto bisogno di chiavi specifiche per il movimento centrale o la cassetta. In effetti, la maggior parte dei lavori possono essere eseguiti con un set di chiavi esagonali, una torx, e uno smagliacatena. Volendo anche una pinza multiuso, ma anche in questo caso non stiamo parlando di grandi differenze in termini di ingombro e peso.

La guida della MTB è cambiata. Perché?

Credo proprio che questo sia un fattore importante. La dinamica tradizionale del mountain biking, che consiste nel girare per ore su e giù per le colline, si è decisamente spostata, almeno in termini di attenzione da parte dei media e dei marchi (vedi alla voce gravel), verso un’atmosfera di giri più brevi all’interno di spot dedicati. Ciò significa che non dobbiamo portare con noi indumenti extra, sparendo la necessità dello spazio necessario in cui riporli quando non servono. Possiamo rischiare con la sola pompa e il kit tubeless, e ancora avere con noi l’indispensabile per idratarci. Camera d’aria e barrette, ad esempio, possono rimanere in auto o a casa. Ma anche quando affronto giri più lunghi e impegnativi, lo faccio in modo più essenziale.

In generale non amo i grandi gruppo misti, non solo perché sono uno stronzo impaziente (ho fatto coming out, finalmente!), ma anche perché un gruppo compatto e veloce, con attrezzatura condivisa, è molto più efficiente dal punto di vista di attrezzi e ricambi, e anche energetico. Ciò significa che possiamo fare una notturna di tre ore con un solo strato d’emergenza nel marsupio, invece di rabbrividire mentre qualcuno decide di rovistare nel suo zaino per l’ennesima volta. Questo non vuol dire che non ci sia qualche utilizzatore di zainetti con noi in alcune uscite, ma ho sempre notato che non sembrano avere molto all’interno che non si possa trasportare comodamente intorno alla vita.

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In azione sul trail Willy Wonka di Andalo con il marsupio Thule Rail Hip Pack 4L – foto: Rupert Fowler

Lode ai marsupi, ora e sempre!

Ovviamente stiamo lavorando entro dimensioni limitate – un volume massimo di quattro litri – perché arriva rapidamente il momento in cui, per quanto intelligente sia il sistema di trasporto, si è riempito troppo il marsupio per essere davvero comodi. Questo perché tutto il peso a sbalzo viene fatto gravare sugli addominali e preme sulla parte bassa della colonna vertebrale in modo abbastanza spietato. Anche se si sposta, si trova comunque in un punto molto più basso del vostro centro di gravità complessivo, e non scivolerà mai verso l’alto sbattendo sul casco come uno zaino. O se lo fa, probabilmente è l’ultima delle vostre preoccupazioni. Inoltre, lascia la schiena libera e ventilata, anziché sudata, e non c’è da preoccuparsi per lo sfregamento degli spallacci.

A volte si finisce a giocare a una sorta di Tetris del carico per mettere tutto al posto giusto, ricordandosi di quanto sia utile avere un po’ di spazio in più in uno zainetto da 10 litri. La storia è ciclica, un ripetersi periodico di situazioni ed eventi. Si riaccende quindi la perversione personale per i bagagli ricominciando a dare un’occhiata agli zaini idrici. Perché se c’è una cosa che bisogna continuare a fare come tester, è non smettere di farsi domande, non dare mai nulla per scontato. È chiedersi come si è arrivati alle opinioni che si hanno, e tornare indietro sulle alternative per verificare cosa è cambiato.

In altre parole, non stupitevi se il prossimo approfondimento sarà dedicato allo zaino idrico come soluzione ideale per trasportare il necessario in mountain bike, o qualcosa del genere. Non vedo l’ora di trovarmi di fronte un nuovo zaino dal design avveniristico che ponga fine alla mia attuale storia d’amore con i marsupi da MTB…

Camelbak Podium Flow 4 il test del marsupio MTB

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.