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La Granfondo del Penice vista da noi

di - 05/06/2017

Dura come una granfondo alpina, esigente in salita e in discesa, bella e affascinante per gli scorci che ha saputo regalare: queste parole sono la sintesi della prima edizione della Granfondo del Penice, che si è svolta ieri nel borgo di Zavattarello in provincia di Pavia.

http://asdsantangelo.blogspot.it/p/1a-granfondo-del-penice-4-giugno-2017.html

La prima edizione, quella di una manifestazione sportiva, è sempre una sfida per un comitato organizzatore; non facciamo riferimento alla condizione economico/politica generale dell’Italia ma pensando a tutti i particolari e dettagli che sono da curare, oliare, ottimizzare. Se poi, una gara ciclista viene proposta all’interno della provincia di Pavia, con le sue strade mal messe, le cose da far collimare al meglio diventa di un numero ancora maggiore.

Per tutti questi motivi e per altri che cercheremo di snocciolare, facciamo un applauso all’ASD Sant’Angelo, società organizzatrice dell’evento pavese, ricordando ancora una volta che, questa è stata una prima edizione, con tanti aspetti positivi e qualcosa da migliorare.

 

Zavattarello è un piccolo borgo immerso esattamente tra le provincie di Pavia e Piacenza, all’interno dell’Appennino, tra la Valle Staffora e la Val Tidone, classico centro ricco di storia medievale (il castello che domina il paese ne è un segno tangibile), porta d’ingresso ai monti più alti (Penice, il più famoso) che permettono svalicare nella vicina Liguria, verso Chiavari e Recco. Zavattarello è da sempre una delle mete preferite dai ciclisti della zona, compresi i pedalatori allessandrini ma anche dai milanesi che hanno la possibilità di raggiungere questo territorio con poco più di un’ora di auto.

 

Qui la pianura è poca e per quei brevi tratti non è degna di essere chiamata tale, c’é sempre un piccolo dosso, mangia e bevi, cunetta e gobba che ti obbliga a rilanciare, per non parlare delle giornate particolarmente ventose (a volte sembra che dall’altra parte hanno aperto la porta e fa corrente con la finestra ma quello a sbattere sei tu: si tu ciclista che combatti contro tutto e tutti).

Eppure, qui il ciclista è sovrano, queste sono strade dove si pedala con soddisfazione, il traffico è poco e si mangia bene ovunque, peccato per tante strade, per il loro asfalto che si presenta in condizioni tutt’altro che ottimali! Purtroppo!

Proprio su quest’ultimo punto, a nostro parere, il comitato organizzatore è riuscito a trovare una giusta via di mezzo, considerando più fattori: una corretta gestione del traffico, degli incroci e punti critici, un percorso spettacolare in funzione del fatto che non è immerso nelle Alpi e due tracciati, percorsi lungo e medio, particolarmente dissestati solo in due/tre punti, con i restati kilometri tutto sommato gestibili, con qualità dell’asfalto accettabile.

Si parte, dopo un breve tratto in discesa che porta il plotone nella strada verso il Passo Penice, con il naso all’insù, pendenze non proibitive ma che obbligano a spingere un buon rapporto, classica situazione che ti mette le gambe in croce da subito, perché è uno sforzo che a freddo si paga e non poco.

La salita iniziale è solo l’antipasto e ti accorgi che in allenamento è difficile farlo così forte; quando si dice “la gara è un’altra cosa”. Discesa in picchiata verso Bobbio e salita (dura), attraversando quelle che una volta erano le piste di sci nordico, con rampe esigente, tratti in cui la “selezione arriva da dietro”. il gruppo è ormai sfilacciato, diviso e separato in diversi tronconi e quello che era un grigiore di nuvole sopra al Passo Penice, si trasforma in un caldo sole che inizia a far sudare e sperare che borracce e ristori non vadano a mancare. Vogliamo precisare: alla fine della salita che portava i corridori del percorso lungo a Dernice, proprio all’incrocio del centro abitato, era previsto un ulteriore ristoro che non è stato effettuato per problemi tecnici dell’ultimissimo momento. Sappiamo che il “fontanino” a lato della strada a salvato parecchie gole roventi.

Tornando alla salita sopra citata, questa ti fà capire quanto, la gestione di questa gara (con riferimento al percorso lungo) sarà importante, per conseguire un risultato soddisfacente e per non finire “finiti”.

Il percorso è ben segnalato, i cartelli sono chiari e visibili anche a distanza. A nostro parere, in particolare nei tratti maggiormente sconnessi, sarebbe stato meglio fare qualche aggiunta, una sorta di pannelli informativi che avrebbero fatto salire l’attenzione dei corridori, cos’ì come non sarebbe guastato qualche cartello in più in senso contrario alla corsa, utile a segnalare alle auto che procedevano contro la corsa. Ci sarebbe piaciuto vedere qualche moto staffetta in più (sappiamo benissimo che non è facile averle a disposizione, con gente capace e affidabile e che non è semplice coordinare).

Ancora una volta, ancora una Domenica in cui con enorme piacere commentiamo una buona presenza di tifosi sulle strade, in particolare nei pressi degli scollinamenti: semplici curiosi, vacanzieri, appassionati, ad incitare e applaudire la carovana degli amatori. Bello!

Gli atleti tutti, quelli del percorso medio e del lungo, in due salite differenti (Capannete di Pey per il lungo e Castellaro per il medio), hanno potuto beneficiare di un dettaglio di primaria importanza: il passaggio a tutti i corridori delle borracce con busta di sali in allegato! come si dice dalle nostre parti “tanta roba”.

Salite e discese, dure e tecniche, caldo tutto sommato gestibile e un piccolo temporale solo verso la fine della gara, con un finale trilling da rampa da garage: gli ultimi 150 metri erano al 12%, così giusto per non far mancare nulla.

Buona, a nostro parere, anche la gestione del post gara e parcheggi, con un centro sportivo completamente a disposizione per i 700 (circa) atleti e accompagnatori, ampi parcheggi e il centro cittadino che è stato teatro di partenza e premiazioni.

In conclusione: una bella granfondo, ben congeniata e ben pensata in un luogo che ha “quel non so che di vacanza da fine settimana”, per chi pedala e per le famiglie. Gli aspetti da migliorare ci sono, come in ogni cosa ma per essere l’edizione numero 1, a nostro parere la Granfondo del Penice è da pollice all’insù.

Tutte le foto sono di Sara Carena.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.