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Lazer Century, le impressioni e il nostro test

di - 26/03/2019

Lazer Century è il casco che celebra i 100 anni dell’azienda belga, ora nell’orbita del gruppo Shimano, un prodotto che dal punto di vista tecnico si posiziona come alternativa, tra il più aerodinamico Bullet e il superleggero Z1. Dal primo eredita alcune soluzioni di penetrazione dello spazio, dal secondo un design votato al comfort e facilità di utilizzo.

In questa foto abbiamo messo a confronto il Century a sinistra e il Bullet a destra.

Quando si parla e si scrive di un casco Lazer, una delle prime cose che vale la pena sottolineare è la cura dei dettagli, la ricerca della migliore rifinitura, caschi che, a prescindere dalla categoria di cui fanno parte, offrono costantemente degli spunti e soluzioni decisamente interessanti. Il modello Z1 ad esempio, uno dei pochi a proporre un sistema di ritenzione che si sviluppa lungo tutto il perimetro della testa, con la parte posteriore priva di imbottiture, un top di gamma che non trova paragoni in termini di comfort. Questo sistema di ritenzione è stato riportato anche ad altri modelli.

Ecco una parte del sistema di chiusura, la porzione posteriore.

Lazer Bullet con il sistema frontale Airslide, una sorta di slitta che ottimizza ventilazione e aerodinamica, oltre alla possibilità di montare il led e il sensore LifeBeam sulla porzione posteriore. Century, l’ultimo nato, un casco che fa collimare alcune soluzioni proposte dai due caschi sopra citati. La costruzione è uguale a Z1 e Bullet, una struttura InMold che si accoppia alla calotta esterna: sono disponibili due versioni, con e senza Mips. Century è un casco molto rotondo nella parte superiore e ai lati, tagliato dietro (molto diverso dallo Z1) e che scende in modo importante sulla fronte, soluzione voluta per proteggere completamente l’osso frontale e la zona sfenoide.

Con placca Twistcap inserita
Con placca Twistcap rimossa

La calotta esterna integra Twistcap, una placca con magneti che può essere rimossa a piacere. Twistcap offre una maggiore e migliore penetrazione dello spazio, oppure se rimossa, una ventilazione aumentata dell’11%. La sicurezza e la ritenzione sono affidati al Turnfit System, che agisce in modo verticale e orizzontale, oltre ad essere regolabile nella parte posteriore per meglio abbinarsi alla zona cervicale.

Il led rimosso e collegato alla presa usb del pc per la ricarica.

Altro dettaglio interessante è il led posteriore, amovibile e ricaricabile tramite porta usb. Tre le taglie disponibili, S-M-L, con prezzi che variano dai 150 ai 170 euro circa.

lazersport.com

LE NOSTRE IMPRESSIONI

Century è un casco stiloso e divertente, un prodotto che a nostro parere è ampiamente utilizzabile su strada ma anche in alcune discipline della mtb (magari l’xc e marathon), in un certo senso come succede per il modello Z1. Rispetto a quest’ultimo però, Century è più aerodinamico e offre una maggiore schermatura nei confronti del freddo. Twistcap non è un accessorio banale, ben costruito e comodo da utilizzare, anche quando si è in movimento. Le due asole frontali e l’ingaggio magnetico permette una facile rimozione ma anche un semplice reinserimento. Lazer Century è casco adatto alla salita quando la velocità cala in modo drastico e il calore aumenta, oppure alla discesa quando una maggiore aerodinamica può portare dei vantaggi, oppure in condizione di vento freddo quando la protezione diventa comfort.

Una vista laterale

Il led posteriore è semplice da raggiungere e rimuovere, la sua carica dura per diverse ore. Il fitting di Century, profondo e avvolgente, per nulla fastidioso anche nella zona sopra le orecchie, lasciando spazio alle aste degli occhiali. Il blocco di chiusura posteriore non presenta imbottiture, elemento apprezzabile che limita l’accumulo di sudore e limita l’ascesa delle temperatura quando fa caldo.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.