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Le corone della bici da strada a confronto

di - 30/05/2020

corone bicicletta da strada

Le corone della bici da strada, un argomento che non avrà mai fine e non vedrà mai un risultato unico. Chi è a favore delle corone road più grandi e gestisce a suo modo i rapporti posteriori. Chi adotta le semi-compact e chi utilizza le dentature compact a prescindere dal percorso. Noi abbiamo ultimato il nostro approfondimento con una prova del plateau anteriore 50/36.

Corone della bici da strada a confronto

curva potenza corone bici da strada a confronto

 

test corone bici da strada

Abbiamo sviluppato la prova in tre differenti step. I primi due hanno riguardato il confronto tra gli abbinamenti 53/39 e 52/36, riuniti in una pubblicazione precedente, qui

Il terzo passaggio, questo che vi stiamo proponendo, ha l’obiettivo di esaminare alcuni dati di un’ulteriore configurazione delle corone per la bici da strada, molto utilizzata e apprezzata da tanti granfondisti: l’abbinamento 50/36.

I grafici superiori sovrappongono le tre prestazioni, dalla migliore, alla peggiore. Se i numeri non sono troppo chiari, la curva di potenza diventa un grafico di valutazione più chiaro. In termini di analisi dei numeri e di quello che ci offre il power meter:

  • il binomio 52/36 risulta essere il più efficiente. Permette di fare velocità, rotazionale (rpm), permette di fare velocità (kmh) e offre al tempo stesso un buon equilibrio/bilanciamento tra le varie zone di lavoro.
  • L’uscita eseguita con il plateau 53/39 risulta “maggiormente dispendiosa”. Non è stata la più veloce in termini di tempi e di velocità media, anche se le differenze, rispetto alla precedente, possono identificarsi nel vento e stanchezza fisica. Però, aver pedalato più tempo in Z5 non è un dettaglio da sottovalutare. Significa maggiore erogazione, consumo calorico aumentato, maggiore accumulo di acido lattico. Nell’economia di uscite medio/lunghe diventa un aspetto da tenere in considerazione.
  • Corone 50/36, la più efficacie nei tratti in salita, la meno produttiva nel corso dell’intera uscita. In un certo senso “obbliga ad essere più agili” a parità di prestazione, se messa a confronto con le due precedenti e l’agilità va allenata. Più semplice da gestire con andature medio/basse. Quando si ricerca la prestazione vera e propria si rischia di andare troppo duri con i rapporti, oppure di mulinare a vuoto e senza produrre quei watt necessari per creare performance.

Corone, rapporti, watt e cuore

Il grafico che vedete qui sopra è una terza e ulteriore conferma e cerchiamo di riassumere in breve alcune considerazioni:

  • le rpm ottimali e soggettive di ognuno di noi devono sempre essere un punto fondamentale da cui partire per un training corretto. Se giro troppo agile rischio di non produrre e perdere forza con il tempo. Se la mia velocità di rotazione è inferiore al range ottimale il rischio è quello di imballarsi.
  • la rilevazione dei watt e la sua analisi, ai fini della prestazione, deve sempre collimare con le pulsazioni cardiache e le rpm. Devo capire come ottengo quel valore e non solo basarmi sul numero dei wattaggio.
  • l’agilità va allenata e la capacità di produrre watt ad rpm superiori alle 90 non è una cosa così naturale da esprimere, in salita in modo particolare.

In conclusione

L’obiettivo di questi due approfondimenti, questo e quello precedente, era/è quello di fare luce su alcuni punti e sensazioni comuni a tutti i ciclisti. Non vogliamo ne dire, ne scrivere quale sia la combinazione migliore delle corone per la bici da strada, perché molti aspetti soggettivi della prestazione “devono essere rispettati”. Ancora una volta, l’analisi dei numeri e la valutazione dei grafici, deve essere uno strumento e non un fine, così come l’utilizzo del power meter e dei devices. Ai fini di un miglioramento, diventa fondamentale unire i diversi aspetti della performances e di come questa è ottenuta.

a cura della redazione tecnica, con il contributo di Davide Sanzogni.

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.