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Le variabili di uno swell

di - 16/12/2014

La scienza delle surf-forecast ci spiega come uno swell può dar vita ad onde surfabili. Ma quali sono le variabili che giocano nell’equazione per far si che tali onde colpiscano il litorale?
L’anatomia delle onde è piuttosto complessa: tutto parte dal sole, fonte d’energia per l’atmosfera, seguito dai venti che fungono da architetti meccanici nella formazione delle onde. In altre parole la superficie del mare interagisce col vento e l’energia si propaga sottoforma di onde finché queste non incontrano un ostacolo.

Ogni swell è unico: l’errore più comune del surfista è impostare un certo schema meteo per quella misura aspettandosi le stesse condizioni di surf quando la previsione appare identica. In realtà, in oceano come in Mediterraneo, ad ogni mareggiata, per quanto simile sia ad un’altra, corrispondono onde diverse.
Ma quali sono le caratteristiche principali del moto ondoso?

Tutto comincia nell’area colpita dal vento (fetch): da dove inizia a soffiare il vento, a 500 km o 500 m dalla costa? Quanto è estesa la superficie d’azione o fetch? Per quanto tempo insiste il vento?
Importantissimo è inoltre scoprire se ci troviamo in un ground swell o wind swell, anche se in Mediterraneo spesso e purtroppo rientriamo nella seconda categoria. La prima è quando surfiamo lontano dall’azione del vento, la seconda invece quando il fetch interessa anche il nostro spot: con la prima (ad esempio i recenti swell diffratti lungo la costa Toscana) si ottengono onde pulite e distese, con la seconda spesso le onde sono attive e choppose.

Session perfetta in compagnia di un ground swell – Trestles, California

L’altra variabile da tenere sotto controllo è  l’altezza dello swell: i modelli delle onde, come il comunissimo LaMMA, vi diranno l’altezza della mareggiata, che quasi sempre si differenzierà dall’altezza delle onde incontrate nel vostro main break. L’unica sicurezza è che oltre una certa misura le onde saranno surfabili ed il consiglio utile è quello di ridimensionare quasi sempre i dati elaborati dai modelli Italiani.

Il periodo dell’onda, uno dei parametri più importanti nella previsione meteo-marina. Mappa: ARPAL, lunedì 4 novembre 2019

Dopo l’altezza importanza rilevante la riceve il periodo, soprattutto in oceano, dove swell anche di 30 cm (1 piede) possono generare onde di ottima qualità e potenza se corredate da un elevato periodo dell’onda. Questo parametro indica i secondi che conteremo, fermi in lineup, tra un’onda e la successiva; maggiore è il tempo e migliore sarà la nostra session.

Esempio di piccola onda ad altissimo periodo – Perù

Infine un parametro spesso snobbato ma importantissimo: l’angolazione della mareggiata, che indica da quale direzione precisa proviene il treno di onde in arrivo. Restando in Toscana un esempio pratico è quando lo swell proviene da S-E: molti si aspettano misure esagerate guardando solo i modelli, ma il risultato spesso è deludente, a causa dell’inclinazione troppo storta (e del periodo spesso breve). A piccole variazioni dell’angolo si hanno notevoli cambiamenti delle onde sul nostro spot: da closeout si può passare ad onde aperte e perfette, la corrente può essere più o meno forte e, se il periodo è basso ma la misura alta, si possono trovare validi ripari su spot meno esposti.

Due swell provenienti da diverse direzioni incontrano la costa

Per concludere un po’ di matematica per i più esigenti, con il fattore di decadimento dell’onda e la diffusione angolare. Partiamo dal primo: in condizioni di scaduta o quando lo swell si allontana dalla zona di fetch, le onde in viaggio perdono energia in maniera proporzionale alla distanza percorsa. In oceano, uno swell generato a 4000 miglia (7408 km) avrà un fattore stimato di 0.14, il che significa che uno swell di 6 m si ritroverà alto 6×0,14 = 0,84 m (circa 2 piedi) dopo aver percorso tale distanza.
Se la linea di costa è diversa dalla direzione delle onde allora dobbiamo tenere conto della diffusione angolare (secondo parametro): la perdita di altezza sarà pari al 50-70 % se le onde arrivano a 90 gradi (da destra o da sinistra), circa 13-30% se l’angolo è di 60 gradi, 5-10% a 30 gradi e del 5% a 15 gradi. Alla fine l’onda da 6 m all’origine potrebbe risultare alta 0,4 m se la linea di costa è riparata a 90 gradi.
In questo calcolo non stiamo tuttavia considerando il periodo, che aumenterà in maniera proporzionale alla distanza dalla zona in cui prende vita la mareggiata. Il periodo lungo darà la possibilità all’onda, una volta raggiunto l’ostacolo in prossimità della riva (reef, point, beach break) di alzarsi nuovamente per frangere con misure notevolmente superiori a quella dell’altezza stimata dal calcolo di cui sopra.

Foto Cover: ostacolo che può essere un reef perfetto come Trestles – California. PH: Jason Murray

 

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf