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Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d’Huez 2021

di - 06/09/2021

Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d'Huez

Alpe d’Huez, un nome che da solo vale il prezzo del biglietto. Quando si parla e si scrive di ciclismo qui si entra nella mitologia e non si tratta solo del professionismo, perché anche il mondo delle granfondo, qui ha scritto pagine importanti della sua storia. Riccardo Zacchi ha preso parte alla Lepape Marmotte Granfondo con arrivo in cima all’Alpe. Ecco il suo racconto e alcune considerazioni.

Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d'Huez
La partenza

Lepape Marmotte Granfondo 2021

Dopo la prima esperienza alla Marmotte lo scorso anno, non appena tagliata la linea d’arrivo, ho subito pensato che il prossimo anno ci sarei sicuramente tornato: eccomi qua. Questa volta però decido di partecipare alla “sola” granfondo ed evitarmi la cronoscalata precedente. La crisi sul Galibier della scorsa edizione è ancora ben presente nella mia mente e ho ben pensato di conservare ogni benché minima energia!

Un’ulteriore personale cambiamento rispetto al 2020 riguarda la scelta della location d’alloggio, che ricade su Le Bourg d’Oisans, paese alla base dell’Alpe e luogo in cui vengono allestite le griglie di partenza. Ho considerato più comodo il fatto di non dovermi fare la discesa dall’alpe alle 6 del mattino ma essere già sul posto per la partenza della gara (tutto sommato, normalmente, scendere al pomeriggio post gara è più agevole che all’alba).

Oltretutto quest’anno il meteo sembra piuttosto inclemente ed è prevista pioggia dal pomeriggio di venerdì fino all’orario di partenza della mia seconda Lepape Marmotte Granfondo in terra transalpina. 

Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d'Huez

Alla fine è una mini-vacanza

La nostra Marmotte (una volta era chiamata così) inizia il venerdì, con un pre-gara dedicato al viaggio (ce la siamo presa comoda) e al ritiro dei pettorali. Dopodiché le nostri menti ed energie si concentreranno solo sulla cena e l’assimilazione di carboidrati, in degne quantità. Ma l’incognita meteo pesa parecchio, per cui anche la scelta e preparazione del vestiario occupa una buona fetta del tempo a disposizione. Anche se non dovesse piovere le temperature sugli scollinamenti saranno abbastanza rigide – il Galibier è posto a 2642m – dunque opto per una doppia maglia (in modo tale da avere anche sei tasche in cui riporre più cibo e gel). Non può mancare la mantellina pesante da usare in discesa e/o se dovesse cominciare a diluviare.

Il temporale nella notte, un brutto segnale

Durante la notte un temporale ed una fitta pioggia mi inquietano il sonno, ma anche al mattino, durante le fasi della colazione, sembra che non smetta mai. Il morale va un po’ sotto ai piedi, ma i vari radar meteo danno una possibile finestra di “bel” tempo proprio dalle 7 fino alle 10, per cui decidiamo di aspettare fino all’ultimo prima di andare in griglia. Fortunatamente proprio una ventina di minuti prima del via la pioggia si allontana da Bourg d’Oisans e possiamo stare un minimo più tranquilli.

Le strade sono completamente allagate, quindi in gruppo la visibilità sarà pessima e ci si bagnerà comunque, motivi per i quali bisognerà prestare ulteriore attenzione. Alle 7 in punto prende il via la prima ondata del grande serpentone di partecipanti, che, con andatura molto vivace, si appresta ad affrontare il Col du Glandon, prima asperità di giornata. Come lo scorso anno viene affrontato di petto, l’andatura è molto alta e si è subito col cuore in gola, ma i due tratti in contropendenza che si affrontano durante la scalata aiutano a rifiatare e a non perdere le ruote del gruppetto.

Una volta giunti in cima le moto dell’organizzazione neutralizzano la discesa con un’andatura molto cauta, più del solito per via dell’asfalto completamente bagnato e di alcuni detriti trasportati sulla sede stradale dalle pensati piogge precedenti. Giunti al termine di essa, all’imbocco della valle della Maurienne, viene dato nuovamente il via libera e il gruppo si mette in fila indiana a suon di scatti e contro-scatti.

Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d'Huez
In una giornata di sole, la cima del “gigante Galibier”, verso la discesa che porta al Lautaret, si presenta così.

Il Télégraphe, confronto al Galibier sembra una collinetta

Saint Michel de Maurienne, il paese dove si imbocca il Télégraphe, arriva in un baleno: le gambe sono belle calde dopo aver affrontato tutto il falsopiano delle valle a forte velocità, ma è necessario darsi una calmata prima di affrontare quei 2000m abbondanti di dislivello che ci separano dalla vetta del Galibier. Si, perché personalmente reputo una salita unica il Télégraphe+Galibier, per via del fatto che il tratto in discesa che li separa è davvero molto breve (circa 5 o 6 minuti) ed è molto difficile recuperar completamente lo sforzo dei primi 17 chilometri di salita.

Infatti, chi non si è gestito bene rischia di trovarsi con le gambe vuote già poco dopo Valloire, quando invece è li che comincia il bello, una volta superata quota 2000m e con le pendenze che si fanno arcigne. Testa e gambe lavorano di pari passo in situazioni come questa, dove è necessario mantenere un ritmo il più costante possibile e rimanendo consci che si perderà per strada qualche watt con l’aumentare dell’altitudine. Nonostante non ci sia il caldo dello scorso anno (e con qualche goccia che cade qua e la) è sempre meglio idratarsi e mangiare, anche se sotto sforzo non è mai così semplice. In oltre 2 ore di salita si consumano molte energie e se non si riempiono adeguatamente i serbatoi, trovarsi le gambe vuote è un attimo.

Lepape Marmotte Granfondo Alpes Alpe d'Huez
Un’immagine del Galibier che abbiamo scattato poco meno di un mese fà, durante un sopraluogo.

Senza tregua

Lepape Marmotte Granfondo è una gara che anche mentalmente non ti lascia spazio, perché nel momento in cui ti sei messo alle spalle il “mostro” Galibier, la tua testa si proietta istantaneamente alla scalata finale dell’Alpe d’Huez, dove sempre vigile il timore di una crisi improvvisa e devastante. Così anche la discesa dal Lautaret e i pochi km di pianura che antecedono l’ascesa sono un’ottima occasione per continuare a riempire lo stomaco.

Ecco l’Alpe

E’ necessario non focalizzarsi solo su un unico pensiero “quanto manca alla cima”, ma piuttosto reputo una tattica migliore quella di partire con un ritmo più basso delle proprie attuali capacità ed ignorare chi ti sta attorno. Su quelle pendenze la scia non serve granché!

Così facendo km dopo km si acquisisce maggior confidenza in sé stessi e si può provare ad aumentare il ritmo. Quando si comincia a vedere la cima dell’Alpe e gli impianti sciistici della zona di arrivo, il morale aumenta. Al passaggio nel centro del villaggio il cartello recita “1000m all’arrivo”, distanza che non ci si accorge nemmeno di percorrere tanto è l’entusiasmo e l’euforia di portarsi a casa anche questa soddisfazione. La Marmotte non ha deluso neppure stavolta (non che avessi gran dubbi eh!), il piacere che si prova nel passare sotto questo genere di arrivi è unico e crea dipendenza: non sarà certamente l’ultimo.

Vince un certo Addy Raphal, che abbiamo visto protagonista e vincitore ad alcune nostre granfondo tra primavera ed estate. La sua vittoria è confermata? Lo sapremo con certezza nei prossimi giorni. Nel frattempo vi proponiamo un approfondimento che abbiamo pubblicato qualche giorno a dietro e che fa riflettere sulla presenza degli ex pro ad eventi che nascono per gli amatori.

Granfondo ed ex professionisti, servono regole

a cura della redazione tecnica, a Riccardo Zacchi che ancora una volta si è emulato sulla bicicletta. Immagini Photobreton e canale ufficiale Lepape Marmotte Granfondo. 

4actionsport.it

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.