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I mondiali di ciclocross di Valkenburg

di - 05/02/2018

Ieri si è svolta la prova iridata, il campionato del mondo di ciclocross a Valkenburg, nei Paesi Bassi, epilogo di una stagione intensa, dove i due grandi protagonisti di questa disciplina si sono alternati nelle vittorie, lasciando poco spazio ad altri.

foto credits Sram

Wout Van Aert e Mathieu Van Der Poel, sono in modo innegabile i padroni del cx in questo momento, giovani, prestanti fisicamente, contesi da sponsor e dagli organizzatori di gare, atleti che hanno lasciato ben pochi spazi per le vittorie, agli altri interpreti del cx. Risultati e performances atletiche a parte, questa stagione agonistica del ciclocross ha anche sancito la “mancanza” italiana in campo internazionale, non tanto per quanto concerne le prestazioni dei singoli, i nostri portacolori sono atleti di tutto rispetto, apprezzati e rispettati ma per quanto riguarda gli aspetti organizzativi e di supporto degli organi competenti.

Giusto qualche timida comparsa in alcune gare internazionali, tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno (programmi personali a parte), non ha permesso ai nostri portacolori di acquisire i punti necessari per partire nelle posizioni avanzate, di conseguenza, senza mai essere in lizza per un buon piazzamento nel corso della prova iridata, dove, partire davanti diventa fondamentale. Non pensiamo solo alla prova degli élite, a quella delle donne, allarghiamo il nostro pensiero ad un futuro poco roseo per i nostri giovani e giovanissimi, in un certo senso obbligati a crescere solo in Italia, a cui inevitabilmente manca il confronto internazionale. Si parla e discute molto della crescita dei nostri ragazzi, del loro coinvolgimento ma l’impressione è che, non ci sia nulla di veramente concreto per il loro sostegno ed evoluzione (non solo sportivo-agonistica), tante parole e poco altro, molta gente legata al ruolo e alla poltrona. Ci sorprendiamo quando nazioni che hanno approcciato il ciclismo in tempi recenti riescono ad ottenere risultati eccellenti, in particolare proprio con i giovani, risultati che sono solo la conferma degli investimenti fatti in passato; non solo nel ciclocross. Difficile anche pensare che i nostri alfieri ormai affermati, facciano da chioccia per i più promettenti delle categorie giovanili, quando l’impressione che si ha, è che non ci sia un progetto, che molto venga lasciato alle iniziative dei singoli atleti e dei team.

Andiamo per ordine: Iniziamo dalla prova dei professionisti, vinta dal belga, dal giovane Wout Van Aert (classe 1994), sul connazionale Michael Vanthourenhout, con un Van Der Poel terzo e deluso sul traguardo. Il sesto posto del nostro Gioele Bertolini, potrebbe essere valutato quasi come una vittoria assoluta, atleta che grazie al supporto del suo team e alla volontà personale, è stato forse l’unico a confrontarsi in campo internazionale con continuità, alternando gare in Italia e all’estero. Fontana conclude in 29^ piazza: partito dalle retrovie, non riesce a rimontare come successo in altre occasioni. Peccato. Come scritto per Gioele Bertolini, anche il settimo posto della Eva Lechner, suona come una conquista, con la Alice Maria Arzuffi arrivata 16esima. Peccato per Chiara Teocchi, campionessa europea in carica, che ha chiuso la prova in 19esima posizione, prova U23 donne che ha invece visto la nostra Sara Casasola (18 anni) rimontare fino all’11esimo posto, piazzamento che fa ben sperare per il futuro.

Il campionato del mondo, per tutte le categorie è stato “quasi” snobbato dalle nostre emittenti.

 

Tutte le altre foto: credits Michele Mondini

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.