Pubblicità

Multidisciplinarietà: skills di biomeccanica

di - 21/12/2020

Da attività propedeutica e disciplina per allenare alcune specificità, l’off road prende sempre più spazio anche nell’animo dello stradista. Mtb e ciclocross sono da sempre settori considerati “invernali” (nella mente di chi ha nella strada il focus primario), ma ora qualcosa è cambiato con il rilancio del concetto di multidisciplinarietà. Lo sviluppo in questa direzione tocca anche la biomeccanica e la corretta posizione in sella da tenere sulle biciclette.

Multidisciplinarietà: skills di biomeccanica
Il fortissimo Tom Pidcock, che il prossimo anno passerà al Team Ineos.

La multidisciplinarietà trainata dai fenomeni

Le vittorie, le gesta e l’immagine che offrono campioni del calibro di MVDP, Van Aert e Pidcock non fanno altro che stimolare e rafforzare la tesi di un ciclismo che non conosce barriere. Questi saltano da una bici ad un’altra come se nulla fosse (mano Van Aert, che si “limita a road, cx e crono, ma è un gran podista!, con tempi che strabuzzare gli occhi a chi corre a piedi per mestiere).

Quali sono i dubbi principali? Road vs ciclocross vs mtb

Ma quali sono le domande principali che dobbiamo porci in fatto di biomeccanica e posizione in sella? Esiste qualcosa in comune oppure tra le biciclette, oppure dobbiamo stravolgere il nostro assetto ogni volta? Possiamo sfruttare un setting adeguato che ci permetta di stare bene e senza rischi? Quali sono i riferimenti e i parametri da considerare sulle varie biciclette? Esiste una posizione comune?

Proviamo a chiarire e andiamo a vedere i principali parametri per un set-up corretto, fornendo delle indicazioni di massima e senza mai dimenticare il soggetto del nostro approfondimento: multidisciplinarietà e come gestire le diverse bici quando si tratta di un giusto setting.

Multidisciplinarietà: skills di biomeccanica
WVA, un altro atleta incredibile, forse il meno dotato dei tre in fatto di capacità di guida e di passare da una bici all’altra, da una disciplina ad un’altra, ma probabilmente quello che ha dimostrato maggiormente la facilità di adattamento ai grandi carichi di lavoro che esige l’attività su strada tra i pro. Vedremo Pidcock in futuro.

Altezza sella:

non varia, nel senso che deve comunque rispondere ai corretti angoli di esercizio che consentano la migliore efficacia ed efficienza del gesto atletico. Ovviamente qualora fosse prevista una pedivella più corta in cx e mtb per favorirne l’agilità, la sella deve essere settata alla giusta altezza tenendo conto di questa differenza centimetrica. Giusto sottolineare che: usare una pedivella più corta in ambito off road, ad esempio passando da una da 172,5 mm su strada, ad una 170, non significa abbassare la sella di 2,5 mm. L’angolo di leva deve essere oggetto di un’analisi eseguita dal biomeccanico e talvolta non sono necessari abbassamenti della sella.

Arretramento sella:

in linea generale il discorso sarebbe lo stesso dell’altezza sella. Scriviamo della multidisciplinarietà e della ricerca della soluzione ottimale per chi andrà ad utilizzare più biciclette, per diverse discipline.

Negli ultimi anni si è assistito ad un posizionamento della sella decisamente più avanzato nelle specialità di mtb e cx; questo si è notato rendersi necessario per scaricare il comparto muscolare posteriore (specie nel cx dove si corre a piedi molto spesso), avanzare il baricentro e compattare la posizione permette di amplificare i picchi di potenza più elevata (che si possono sostenere per periodo brevi).

Inoltre, una sella avanzata permette di caricare in modo esponenziale la sezione centrale della bici e l’avantreno, sfruttando così una guida molto aggressiva. (strettamente ed indissolubilmente collegata all’ avanzamento di sella c’è l’arretramento delle tacchette che vedremo dopo)

Distanza sella manubrio:

in mtb e nel cx si ricerca una posizione più eretta ai fini di una performance estremizzata. Per favorire una maggiore compattezza e una distribuzione del peso, per un maggiore equilibrio; si cerca inoltre di favorire un maggiore carico all’anteriore. Anche nel cx si tende a non schiacciare il diaframma verso il basso, perché si è sempre a tutta e la respirazione profonda gioca un ruolo fondamentale nell’economia della performance.

Questa è la Bianchi Zolder che stà utilizzando Wout Van Aert. Da notare l’elevato dislivello tra sella e manubrio, con lo stem a battura sulla tubazione sterzo. Inoltre notiamo anche il seat-post con off-set 0 e la sella abbondantemente in avanti. Il frame è fatto in modo apposito sulle specifiche dettate dal corridore belga.

Dislivello sella-manubrio:

tralasciando le posizioni estreme dei professionisti, in linea di massima il dislivello è maggiore in cx e bdc, rispetto alla mtb (considerando anche le 29er più attuali) per il medesimo discorso fatto sulla distanza sella-manubrio circa baricentro, equilibrio del peso, carico anteriore ecc. Poi, in ottica mtb, è uso comune utilizzare degli stem negativi (di solito 17° di inclinazione) per abbassare ulteriormente la posizione verso la parte frontale.

Tilt sella (inclinazione):

decisamente più marcato in mtb e nel ciclocross per ovvie ragioni, ovvero quelle dettate nell’agevolare lo spostamento del corpo. Medesimo discorso relativo alla distribuzione dei carichi: il posizionamento risulta maggiormente centrato nell’off-road, per favorire picchi di forza maggiori spostandosi in punta di sella. Ecco che uno stradista potrà inclinare verso il basso la punta della sella e scarrellarla in avanti.

Tacchette scarpe:

La biomeccanica più moderna tende ad arretrare il posizionamento delle tacchette. L’obiettivo è quello di tenere in scarico (per quanto possibile), oppure di non sovraccaricare in modo eccessivo il comparto muscolare posteriore (ischiocrurali in primis). Questo fattore, abbinato con un arretramento “corto” della sella, offre una grande reattività del corridore e non sovraccarica in modo esponenziale i distretti muscolari. Ogni valutazione però e setting della bicicletta, dovrebbe essere oggetto di analisi e valutazione biomeccanica. Qui di seguito riprendiamo una recente pubblicazione, in merito al posizionamento delle tacchette in ambito road.

Tacchette bici e prestazione tutto connesso

 

In conclusione

Nell’ottica della ricerca di una buona prestazione e di un setting ottimale in bici, la valutazione biomeccanica non è un dettaglio e sarebbe buona cosa non attuare degli stravolgimenti a prescindere. La multidisciplinarietà è molto divertente, anche per l’amatore stradista che può così sviluppare e modificare alcune skills di guida, attivare quello che ci piace definire il linguaggio del corpo (body language) ed esplorare “nuove” configurazioni della bicicletta. Anche il gravel per esempio. Per andare in bicicletta nel modo più corretto possibile, evitando fastidi ed infortuni dovuti ad un posizionamento scorretto è necessario valutare con attenzione i tanti aspetti della seduta sul mezzo meccanico. Praticare la multidisciplina, pedalare su differenti tipologie di biciclette e farlo in maniera assidua comporta un impegno non sottovalutabile per i nostri comparti muscolari, articolazioni e tendini. Dobbiamo essere in grado di mettere il nostro corpo nella zona comfort.

Multidisciplinarietà: skills di biomeccanica
Il medesimo discorso viene applicato anche in campo femminile, ma le atlete che praticano la multidisciplinarietà sono un numero molto inferiore rispetto alla compagine maschile.

a cura della redazione tecnica, di Alessandro Gallizia, immagini courtesy Photonews MVDP official page, Shimano Cor Vos, Billy LeBelge Specialized page.

a2gperformance@gmail.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.