200 foto, 150 pagine, una storia che si intreccia con quella del surf italiano: sta per uscire il nuovo libro di Alessandro Dini, un atto d’amore tra memoria, immagini e passione
Alessandro Dini, fotografo, scrittore e figura storica del surf italiano, pubblica MY WAVE, un libro che è molto più di una raccolta di immagini: è il racconto di una vita tra le onde, con le persone e i momenti che hanno segnato la nascita e l’evoluzione del surf in Italia. In questa intervista Dini condivide le motivazioni che lo hanno spinto a riaprire il suo archivio fotografico, le difficoltà nel raccontare una storia così delicata e le emozioni legate a un progetto che unisce memoria personale e testimonianza storica.
Con oltre 200 fotografie e documenti, una grafica moderna curata da Tommaso Signorini e un formato pensato per valorizzare le immagini, MY WAVE è un tributo sincero alla comunità surfistica italiana. Il libro sarà disponibile da ottobre su Amazon, in alcuni surf shop selezionati e direttamente dall’autore, che lo spedirà con dedica personale.

Quando e perché hai deciso di scrivere questo libro?
Da circa dieci anni, molti amici mi sollecitavano a pubblicare un libro sulla storia del surf italiano, conoscendo il mio vasto archivio fotografico. Sono sempre stato titubante, ma quando ho avuto modo e tempo per riunire e rivedere tutte le immagini scattate nel corso di quasi mezzo secolo, mi sono reso conto che rappresentano un patrimonio che va condiviso con la comunità surfistica italiana, anche solo in parte.
Cos’è che ti ha trattenuto così a lungo dal farlo?
Dal 1982 ho scritto articoli sul surf per varie riviste. Mi sono reso conto che basta una parola sbagliata o un nome dimenticato per scatenare polemiche, e alla mia età non ho alcuna voglia di affrontarle. Raccontare la storia del surf italiano, da me o da altri, è un’impresa insidiosa. Pensiamo solo alla corsa per “chi ha iniziato prima”.
Come ha detto Francesco Aldo Fiorentino: “Chi sia stato il surfer numero zero in Italia è una sciarada paragonabile al mistero del quadrato del Sator”. Per evitare polemiche, nel libro chiarisco subito che non sono stato il primo, né a Viareggio né in Italia. Poi ci sono i mitomani, con cui è difficile ragionare. E quelli che hanno iniziato prima di tutti, quelli che hanno vinto tutto, quelli che si infastidiscono se qualcuno dice di aver iniziato prima di loro.
Anche con loro si ragiona poco.

Quindi sono state solo le foto a convincerti a scrivere MY WAVE?
Sì, direi che l’80% della motivazione è arrivata dal riesaminare tutte le foto, per anni riposte e sparse tra la mia soffitta e casa di mia madre. Il restante 20% è dovuto alla visione di alcune produzioni video che hanno trattato la storia del surf italiano in modo superficiale, basandosi su stereotipi stucchevoli tipo “Italia: surf, pizza e mandolino”, piuttosto che su un reale sforzo di raccontare le cose come sono andate.
Attenzione però: MY WAVE narra la mia vita, la mia storia, non quella del surf italiano. Ovviamente, essendo stato uno dei primi pionieri e avendo ricoperto ruoli determinanti nella crescita del surf, la mia storia coincide con molti momenti chiave. Spero che chiunque voglia raccontare la storia del surf italiano — soprattutto giornalisti e commentatori televisivi, che spesso dicono grandi castronerie — si affidi anche a questa fonte, che dimostra con immagini e documenti la veridicità storica.

Parlaci del libro: com’è fatto?
Sono davvero soddisfatto del risultato. Il formato è quello di una rivista, A4, che dà spazio alle immagini. È composto da circa 150 pagine e 200 tra foto e documenti. Il tocco in più lo ha dato Tommaso Signorini, noto surfista e grafico viareggino, che ha curato una grafica moderna e pulita, ispirata allo stile dell’attuale Tracks Magazine australiano. Oltre alle immancabili foto d’azione, troverete tante immagini d’ambiente, momenti e personaggi che per me hanno avuto un significato speciale.
Quando parli di immagini e documenti rari, a cosa ti riferisci?
Fin dai miei inizi ho sempre portato la macchina fotografica nelle uscite con i pionieri locali. A casa avevo una camera oscura dove sviluppavo le pellicole e stampavo le foto in bianco e nero. Poi la passione è diventata lavoro, grazie alla collaborazione con varie riviste di surf. Ho iniziato a girare l’Italia e a immortalare altri pionieri. Durante la mia esperienza come marketing/team manager in Quiksilver, ho avuto la possibilità di viaggiare all’estero e far venire in Italia molte leggende del surf internazionale. I documenti — come la partecipazione della squadra italiana ai campionati europei e mondiali, il riconoscimento del CONI e altri momenti storici — sono fondamentali per provare la veridicità del mio racconto. Come si dice: “Verba volant, scripta manent”.
È difficile contestare immagini o documenti, più facile smentire le parole.

Dove si potrà trovare MY WAVE?
Spero di poter consegnare una copia con dedica ai miei lettori, durante le presentazioni che farò in giro per l’Italia a partire da metà ottobre. Ho deciso di non avvalermi di alcun editore: le esperienze passate mi hanno insegnato che spesso non rispettano gli impegni contrattuali.
MY WAVE sarà in vendita su Amazon oppure, cosa che consiglio, richiedendolo direttamente a me. Lo spedirò a domicilio con dedica e spese di spedizione a mio carico. In questo caso, scrivetemi a: alessandro.dini60@gmail.com.
Il libro sarà disponibile anche in alcuni selezionati surf shop.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Sì. Non è stato possibile citare tutti quelli che avrei voluto, e mi scuso con loro. Sono decine, se non centinaia, i pionieri nelle varie regioni. Lo stesso vale per gli atleti: per motivi di spazio ho dovuto limitarmi a quelli più significativi e con cui ho interagito maggiormente. Concludo con una nota nostalgica: un pensiero e un grazie a chi non c’è più.
L’ultimo grande a lasciarci è stato Giorgio Pietrangeli. Aloha Califfo.
Aggiungo: mi è sempre piaciuto incontrare le varie comunità surfistiche italiane. Chi volesse propormi una presentazione di MY WAVE nella propria città, mi contatti!

