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Northwave, il punto di vista di un’azienda

di - 31/05/2021

Northwave, il punto di vista di un'azienda

Circa un anno fa, nel bel mezzo del lockdown, abbiamo intervistato Davide Rossetti, General Manager di Northwave. La chiusura totale delle attività in Italia e il dilagare dell’emergenza sanitaria, hanno fatto vivere a noi come individui e alle aziende, un periodo storico che nessuno avrebbe mai immaginato. Dopo circa un anno, la situazione mondiale si è evoluta, ma il maledetto Covid condiziona ancora la sfera lavorativa e di conseguenza il nostro modo di vivere. Siamo tornati da Davide Rossetti, per capire cose è cambiato nelle strategie e nel modo di operare di un global brand come lo è NW.

Davide rossetti northwave
Davide Rossetti di Northwave

Il mondo Northwave non è solo la bicicletta

Il marchio veneto non è presente solo nel ciclismo, perché le sue collezioni toccano anche il mondo dello snowboard, oltre ai capi tecnici dell’abbigliamento da MTB e strada. Grazie alla disponibilità di Davide, l’intervista che segue tocca i vari temi e le problematiche che sono state affrontate in questo ultimo anno.

  • Come ha cambiato il modo di operare Northwave e quali possono essere le visioni per il futuro?
  • La pandemia ha cambiato il modo di fare business?
  • Come ha reagito il personale che lavora nell’azienda e quali sono le prospettive per il futuro? Questi e altri temi che toccheremo in questo approfondimento.
  • Qui di seguito riprendiamo anche l’intervista del 2020.

Abbiamo intervistato Davide Rossetti CEO di Northwave

  • Buongiorno Davide, ci ritroviamo dopo un anno di emergenza. La situazione si è evoluta, ma l’emergenza rimane e questo ci condiziona. Se dovessi identificare due cose che sono cambiate in questi 12 mesi, in positivo ed in negativo. Cosa ti ha colpito in modo particolare?

Tutti abbiamo imparato a convivere con una vera e propria imprevedibilità. L’ambiente che ci circonda, non solo quello lavorativo, muta in modo imprevedibile e noi ci dobbiamo adattare. Prendiamo ad esempio lo smart working. E’ diventato a tutti gli effetti una situazione di home working, anche se a livello di normativa sono due cose diverse. Questo ha portato uno stravolgimento delle abitudine lavorative e della quotidianità, perché ha obbligato a rivedere i programmi delle famiglie e anche delle aziende. Ci siamo adattati, ci siamo strutturati per far fronte alle nuove necessità e l’azienda ha continuato a lavorare, se pur con ritmi differenti rispetto agli standard.

Oggi Northwave è perfettamente operativa, con un’efficienza ottimale, dentro e fuori l’azienda. Valutando e analizzando l’aspetto positivo, questo anno di emergenza sanitaria ha contribuito ad accelerare una sorta di processo di ammodernamento delle modalità lavorative. In molte altre nazioni l’home working è una realtà consolidata. Tornando ai prodotti, ci sono anche degli aspetti negativi. Mi riferisco ad esempio alla reperibilità delle materie prime. Noi abbiamo diversi fornitori, molti dei quali oltre i confini nazionali. In questo anno sono emerse una serie di complicanze e talvolta i tempi di ricevimento delle merci si sono dilatati. Nell’insieme, questi fattori creano delle difficoltà.

  • Le attività all’interno dell’azienda sono riprese a pieno regime, oppure adottate delle limitazioni di un certo peso?

Le attività sono riprese progressivamente e abbiamo adottato un programma di home working che si chiama “embracing the future” e dedicato ai dipendenti. E’ un passo importante per diversi aspetti, perché è un atto di responsabilità da parte dell’azienda, dei dipendenti e che ci pone ad un livello di competitività maggiore all’interno del mercato del lavoro. A distanza di sei mesi e dopo la sua introduzione, garantisce un livello di produttività maggiore.

intervista a davide rossetti

  • Il mondo dello sport, come tutti i settori merceologici, ha subito dei contraccolpi negativi. Quel’è stata, se esiste, la categoria di Northwave che ha dato dei riscontri positivi in termini di ripresa e che ha contenuto la sofferenza?

Partiamo dal presupposto che il mondo dello sport in genere vive in una specie di bolla fortunata, che per certi versi ha sfruttato il Covid come detonatore. Già al momento del lockdown molte persone sono tornate a fare sport, altri si sono approcciati alle attività motorie e la bicicletta è una protagonista. In questo momento le difficoltà principali arrivano dalla gestione dei mercati, dall’andamento delle valute e dall’aumento del costo delle materie prime. A questi fattori dobbiamo aggiungere alcune difficoltà logistiche.

Le collezioni invernali invece hanno subito dei forti contraccolpi, in particolare nel contesto europeo.

  • Siete riusciti a salvaguardare l’intera filiera? Quella che parte da voi e termina nella categoria retail, passando per i distributori?

Si, siamo riusciti a mantenere tutta la filiera e ci confrontiamo tutti i giorni con il progresso del mondo bike. Facendo riferimento alla risposta precedente, proprio il covid ha permesso di accendere la miccia al settore della bicicletta, che non è solo quello fatto di agonismo. Si creano delle opportunità per tutti i protagonisti di questa filiera. Stà a noi capire l’andamento del mercato e cercare di offrire quello che il mercato ci chiede. Nel momento in cui siamo stati obbligati a prendere delle decisioni, come ad esempio gestire la produzione delle nuove collezioni, ci siamo accollati il rischio di non fermarci totalmente, ma di offrire un segnale positivo. Queste scelte ci hanno permesso di farci trovare pronti e il nostro modello di business ha funzionato.

  • Collegandoci alla domanda precedente; come gestisce NW l’ulteriore incremento degli acquisti on-line?

Ci sono in previsione degli investimenti importanti da parte dell’azienda, che puntano a migliorare i livelli di servizio, la logistica e ha capire meglio le differenti necessità a livello globale. E’ un fattore piuttosto complicato, perché ci confrontiamo con alcuni mercati dove l’e-commerce è una realtà consolidata, in altri è visto come il concorrente principale dei negozi. Un altro presupposto fondamentale è quello che si riferisce al nostro focus principale, ovvero la produzione di calzature, un prodotto che deve offrire un’esperienza diretta e di contatto con il consumatore.

  • Tornando all’intervista del 2020. Ci aveva particolarmente colpito la tua considerazione in merito alla revisione e al cambiamento del modello di business, rispetto a quello adottato in epoca pre-Covid. Alcuni effetti di quello che ci avevi accennato si stanno verificando, oppure siamo ancora in un momento di stallo, se così lo possiamo definire?

Siamo testimoni di una crescita esponenziale, non solo in merito ai volumi di vendita, ma anche in termini di investimenti. Ad esempio la ricerca e sviluppo, c’è sempre maggiore attenzione verso la sostenibilità (economica e sociale) e all’ambiente. Abbiamo dato il via ad alcune attività che erano inizialmente previste per il futuro e che hanno preso il via proprio in questo periodo. Non siamo in un momento di stallo e diventa molto importante investire in ottica futura.

  • In chiusura, ci piacerebbe una tua considerazione e un tuo parere. A tuo modo di vedere, in merito allo sport e tutto l’universo che ruota attorno ad esso, come sono state gestite le limitazioni? Era possibile prendere delle decisioni diverse, rispetto a quelle adottate dagli organi predisposti?

Per Northwave è importante fare una distinzione tra settore bike e categoria neve. A parte il lockdown della scorsa primavera, dove comunque le attività home bike hanno prolificato ed hanno contribuito ad aumentare l’interesse verso la bicicletta, lo stesso segmento ha attirato nuovi consumatori. Il mondo bike è tra quelli che ha sofferto meno. La parte neve, invece, è stata bloccata con tutte le conseguenze che immaginiamo e sappiamo. Resto dell’idea che in questo caso specifico si sarebbe potuto fare di più e meglio, la situazione poteva essere regolamentata senza fermare tutto e completamente, valutando caso per caso.

Ci fa particolarmente piacere, chiudere questa intervista con un’immagine di Damiano Caruso, vittorioso al Giro all’Alpe Motta e splendido secondo sul podio finale di Milano. Damiano indossa l’ultima versione delle Extreme di Northwave.

damiano caruso

a cura della redazione tecnica, immagini courtesy Northwave e Giro d’Italia, grazie a Davide Rossetti.

northwave.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.