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Power meter, il test dei pedali Garmin Rally

di - 26/05/2021

Power meter, il test dei pedali Garmin Rally

Presentato poco più di un mese fa, il nuovo power meter Garmin è uno strumento che basa la sua rilevazione sul pedale. O meglio, sfrutta il pedale come piattaforma, perché il misuratore è perfettamente integrato nel perno. Dal punto di vista del design e per quanto concerne la tecnologia, è uno strumento nuovo e non accostabile alle versioni che l’hanno preceduto. Il test e alcune considerazioni in merito al Garmin Rally RS200.

Power meter, il test dei pedali Garmin Rally

Pedale e power meter tutto in uno

Avere un misuratore di potenza all’interno del pedale, per un amatore può essere un vantaggio. Ci riferiamo alla possibilità, per esempio, di spostare lo strumento dalla bici da gara al muletto e vice versa. Dalla bici vecchia a quella nuova. Oppure, come nel caso del power meter Rally di Garmin, portare lo stesso power meter integrato nel perno del pedale, anche sul pedale off-road (purché faccia parte della stessa famiglia Rally). Non vogliamo dilungarci in modo eccessivo in merito a questo punto e riprendiamo la pubblicazione effettuata al momento del suo lancio.

Garmin Rally power meters, c’é anche per off road

La chiave a brugola solo per regolare la tensione

Se osserviamo il pedale da vicino, la prima cosa che balza all’occhio è l’assenza dell’asola per la chiave a brugola. Il perno è pieno e in quel punto compare una sorta di schermo che si illumina quando il power meter si attiva. Per ingaggiarlo alle pedivelle, avvitandolo al filetto, serve una chiave inglese da 15. Noi abbiamo provato la versione RS200, con doppio sensore di rilevazione e piattaforma di appoggio Shimano. Rimando in “ambito pedali”, potremmo paragonarlo al modello Ultegra. Il misuratore funziona grazie ad una batteria (una per ogni pedale) LR44), alloggiata sul lato esterno.

Power meter, il test dei pedali Garmin Rally

Il nostro test parte dalla ripetibilità dei dati

Alcuni power meter (integrati nei pedali) del passato avevano mostrato alcuni problemi in termini di affidabilità nel lungo periodo e nella ripetibilità dei dati del training. A questi fattori aggiungiamo anche un’elevata sensibilità (per via dei picchi di rilevazione), talvolta difficile da leggere nel post training.

Per un amatore è difficile identificare la precisione di un rilevatore di potenza, perché è complicato fare dai raffronti con gli altri strumenti del mercato ed analizzare in contemporanea tutte le variabili. Quindi, poter ripetere e sovrapporre i diversi allenamenti, dovrebbe essere il soggetto principale, insieme all’affidabilità e al costo dello strumento. Il power meter Garmin Rally 200 offre una rilevazione che è ripetibile nel tempo e lo è a prescindere dalla temperatura esterna. Ottimo. La calibrazione prima di partire per l’uscita? Sempre necessaria, come per tutti i power meter.

Grazie alla app Garmin si analizzano tanti fattori

Il misuratore trasmette con protocollo Ant+ tradizionale e questo gli permette di essere associato ai device che supportano questa tipologia di trasmissione, non solo Garmin. Grazie all’ultimo aggiornamento della app Garmin però, è possibile analizzare una serie di dati e dinamiche della pedalata. Ecco di seguito alcuni screenshot della combinazione tra il power meter Rally 200 e la app.

  • Bilanciamento e fasi di pedalata seduto/in piedi.
  • Power phase, ovvero in che punto si esprime maggiore potenza.
  • Non in ultimo il punto del pedale sul quale viene prodotta la maggiore pressione. Questo permette di correggere eventuali anomalie di montaggio della tacchetta stessa.

Lo abbiamo messo a confronto con un power meter posizionato sulle pedivelle

Per noi era d’obbligo questo passaggio, una sorta di confronto ed ecco il nostro feedback:

  • a tratti non sembra neppure di avere un power meter integrato nel pedale. Mostra un rilevazione fluida, equilibrata e costante, molto filtrata nei picchi, come ad esempio nelle fasi di rilancio più violente. Ne beneficiano tutti i dati medi di fine allenamento, il ché è molto importante per valutare anche le fasi di recupero più adeguate.
  • Difficilmente va a zero, perché un minimo di pressione sul punto di appoggio del pedale viene fatta in qualsiasi momento.
  • Il Garmin Rally power meter è robusto e si mostra parecchio sostanzioso, ben curato, ma è comunque un pedale e per questo soggetto a qualche colpo proibito. Ma del resto lo sono anche le pedivelle.
In conclusione

Finalmente un bel prodotto, un pedale power meter molto affidabile che è perfettamente integrato nel pedale. Lo stesso pedale non è un compromesso, ma è un componente che assolve alla sua funzione in maniera ottimale. E’ sempre bene considerare che il pedale è il primo punto di contatto con il mezzo meccanico, punto dove noi andiamo a sfogare la nostra forza e il nostro impeto.

Nel mezzo non ci sono dei punti che fungono da filtro, quindi una differenza, se pur minima, tra un power meter ai pedali e uno integrato nelle pedivelle, si può verificare. Un grosso vantaggio è dato dalla capacità di essere su qualsiasi bicicletta e di spostare il perno da una piattaforma ad un’altra, della stessa famiglia Rally. Il rapporto tra la qualità ed il prezzo? Molto buono in relazione alla categoria. 1099,99 euro di listino per il prodotto in test con doppio sensore per la rilevazione.

garmin rally 200 rs
Il codice numerico di associazione al device.

a cura della redazione tecnica, immagini della redazione tecnica.

garmin.com

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.