foto Martina Folco Zambelli \ HLMPHOTO
Attività realizzata con il contributo di Regione Lombardia
Quando ti propongono di partecipare a una uscita che nel nome contiene la parola “Inferno”, solo se sei molto ingenuo non lasci che almeno un piccolo dubbio si insinui nello spazio fra le orecchie. Beh, siccome non sono ingenuo, di dubbi nella testa se ne sono insinuati molti (e non piccoli), anche se qualcuno ha cercato di depistarmi, provando a farmi credere che l’Inferno fosse quello, dolcissimo, del vino e non quello, amarissimo, del sommo poeta…
Però, ormai l’impegno era stato preso e così, caricata la bici sul furgone, abbiamo diretto il cofano verso la Valtellina. Dopo aver pedalato con la Bergamont Grandurance nella Sfida delle Sasselle, alla fine di luglio, per esplorare il territorio a est di Sondrio abbiamo scelto la Canyon Grail CF SLX.
Gravel di fondovalle
Siamo a fine agosto e anche il termometro sembra volerci lanciare qualche segnale, con il mercurio che sembra incollato alla lineetta dei 30 gradi.
La partenza è inusuale. Il luogo di ritrovo è in pieno centro di Sondrio, all’interno di un palazzo storico. Bastano poche centinaia di metri per abbandonare la città e immettersi sul Sentiero Valtellina, la bellissima ciclopedonale di 114 km che unisce Colico a Bormio, i due estremi di fondovalle. Pedaliamo un po’ di chilometri pianeggianti con vista sull’Adda, ideali per scaldare la gamba, ignorando con fatica un bellissimo Ape-chiosco di panini, piazzato strategicamente fra una inaspettata punk track e uno spot di pesca alla mosca. Dal fiume arriva un po’ di frescura, ma non ci basta, quindi con grande metodicità facciamo sosta rinfrescante a quasi ogni fontana in cui ci imbattiamo, per fortuna tante e tutte molto pittoresche. I chilometri passano e, caldo a parte, di infernale questa sfida non ci ha ancora riservato nulla. La riflessione arriva dunque scontata: o davvero il suo nome era solo un gioco di parole oppure la sorpresa sarà grossa e arriverà quando meno ce la aspettiamo.
Valtellina, un territorio da scoprire
Percorrere la Valtellina in bici, senza tabelle di marcia, è una scoperta continua. E più che la natura, che ben si conosce, a sorprendere è il lavoro dell’uomo, quello bello, di cui ti accorgi solo se ci ci passi davanti. Ponti e case di pietra, stradine lastricate, fontane, palazzi sfarzosi, orti, chiesette, cattedrali, mulini, terrazzamenti, muretti a secco, frutteti, centrali idroelettriche, lavatoi, portoni di legno…
Pedaliamo ancora sulla ciclabile, verso est, finché il tracciato smette di seguire il corso dell’Adda e si infila fra i meleti prima di tagliare la statale e tagliare verso l’altro versante della valle, quello esposto a sud, terra promessa dei vignaioli e dei viticoltori.
Qui assaggiamo l’antipasto del banchetto che ci sarà apparecchiato più tardi, con un susseguirsi di strappi, corti ma brucianti, e discese fra le strade che attraversano vigne e frutteti a differenti livelli, fra Chiuro, Ponte e Tresivio. Un misto di asfalto, cemento e sterrato che si fa sentire nelle gambe. Uno stretto sentiero in discesa, fra rovi e vigne ci porta ad aggirare un grande sperone di roccia sul retro del quale ci appare una scritta bianca, che campeggia fra i vigneti: “INFERNO”.
I due volti dell’Inferno
Per un chilometro crediamo che siano state quelle lettere a ispirare i creatori della nostra sfida. In parte è così, in parte c’è anche dell’altro e ce ne accorgiamo quando, superato il torrente Rogna (non può essere un caso…), la traccia gpx ci dice di svoltare a destra e imboccare una strada asfaltata che punta verso l’alto e che un cartello svela come “via Inferno”. Ci siamo. È una bella salita con pendenza a due cifre, costante, che si affaccia sulla valle inondata dalla luce arancione del sole che ci tramonta in faccia. Dopo tre tornanti e un lungo rettilineo che taglia la costa, lasciamo l’asfalto per l’atto conclusivo della sfida. Duecento metri di sentiero acciottolato, ripidissimo, che percorriamo quasi tutti senza mettere il piede a terra, aiutati forse dalla Madonna del Carmine dell’ennesima chiesetta abbarbicata su un costone, davanti a noi. Alla fine della sfida nella sfida, ci attendono la casetta bianca con le finestre rosse della cantina Negri e il suo Inferno, quello dolce che ci fa riappacificare con il mondo e le sue salite.
Canyon Grail CF SLX 8 AXS
E la bici… È stata una fidata compagna per affrontare la “Sfida dell’Inferno”? Per essere sinceri, visto il suo pedigree (una vittoria alla Unbound), è stata la prima scelta quando abbiamo fatto il “casting” per la gravel da portare con noi sui sentieri della Valtellina. A farci propendere per la Grail è stata la sua versatilità, con una particolare predisposizione per quei tracciati più scorrevoli, con fondo non troppo tecnico, su cui fare velocità. L’identikit del percorso che avremmo incontrato…
Il suo telaio unisce infatti doti di grande reattività e comfort e lo confermano i tanti attacchi su triangolo e forcella, che la rendono una opzione molto interessante anche per i viaggiatori. Canyon ha addirittura predisposto un kit di borse dedicate (top tube bag e frame bag, quest’ultima con attacco magnetico FidLock), Inoltre, il manubrio integrato, altro particolare di derivazione racing, ha un sistema che permette di fissare le appendici aero o i supporti per smartphone e computer. È un componente pregiato, in fibra di carbonio, che unisce precisione e controllo ma che non permette regolazioni per adattarlo alla propria impostazione in sella, quindi “prendere o lasciare”.
La posizione di guida è piuttosto aggressiva ma, come già anticipato, non affaticante, anche dopo diverse ore di guida, e non penalizzante quando si chiede alla Grail di farci divertire su trail tecnici e impegnativi. Nella configurazione CF SLX 8 AXS della nostra prova, è una bici reattiva, che mantiene bene la velocità, molto stabile e pronta a rispondere alle accelerazioni. Monta gomme da 40 mm (42 mm è la misura massima consentita dal telaio), che sono un buon compromesso fra scorrevolezza e comfort. Chiudiamo con un accenno alla qualità costruttiva, che insieme agli assemblaggi è sempre di buon livello. Anche sulla Grail, Canyon propone una delle soluzioni furbe a cui ci ha abituato: si tratta del vano di stoccaggio, ormai presente su modelli di molte case, ma qui interpretato in modo assai curato e completo di pompa e minitool.
SCHEDA TECNICA
- Telaio: Grail CF SLX, fibra di carbonio, sistema di stoccaggio integrato del tubo obliquo LOAD (incluso Canyon FIX Minitool 6+1) e compatibilità con framebag senza cinghie
- Forcella: Canyon FK0117 CF Disc, compatibile con il sistema LOAD Fork Sleeve Quickloader
- Gruppo: SRAM Force XPLR AXS, 12V, guarnitura 40, cassetta 10-44
- Cockpit: Canyon Cockpit CP0039, integrato, monoscocca in fibra di carbonio con interfaccia Gear Groove per il montaggio di accessori; flare di 16° nella parte bassa e di 5° in posizione alta
- Ruote: Zipp 303 Firecrest, fibra di carbonio, hookless, canale da 25 mm, tubeless
- Gomme: Pirelli Cinturato Gravel RC, 700 x 40 mm (max. 42 mm)
- Peso (rilevato): 8,520 kg
- Prezzo: 5.299 euro
GEOMETRIA (taglia L)
- Stack: 692 mm
- Reach: 472 mm
- Foderi: 425 mm
- Avancorsa: 588 mm
- Interasse: 1.080 mm BB drop: 75 mm
- Angolo sterzo: 71,5°
- Angolo sella: 73,5°
- Taglie: XXS, XS, S, M, L, XL, XXL
Cos’è Gravellina by Crédit Agricole
La prima edizione del nuovo evento cicloturistico, non competitivo, della provincia di Sondrio è in calendario sabato 21 e domenica 22 settembre 2024. Un giro in gravel tra i vigneti terrazzati e sulle strade rurali di Valtellina. Gravellina è una pedalata spensierata, con qualche salita che – in realtà – qualche pensiero dà. Il fondo è un bel mix divertente: sterrato, lastricato, un po’ di singletrack e qualche tratto su asfalto. Gravellina è una grande festa di fine estate, con musica dal vivo e la possibilità di gustare tutte le delizie dell’enogastronomia valtellinese.
E i nomi dei tre tour richiamano le misure del tradizionale bricco valtellinese utilizzato in passato per assaporare il vino in compagnia:
1/2 Gravellina – Est
Sono 75 chilometri (e 1.900 metri di dislivello) sui vigneti terrazzati che da Sondrio raggiungono Teglio e il tiranese.
1/2 Gravellina – Ovest
Misura 55 km e 1.300 metri di dislivello. Si va in direzione opposta, da Sondrio verso il Lago di Como, attraversando un tratto di Valtellina più selvaggia: boschi, radure, paesi e le strade di campagna del fondovalle con tratti sull’argine del fiume Adda e sul Sentiero Valtellina.
1/4 Gravellina
È il tour corto, ovvero meno chilometri (35), meno dislivello (800 metri), ma uguale spirito, bellezza e gusto. Anche qui si attraversano super-spot come la Santa Casa di Tresivio, che è la chiesa più grande della Valtellina e il ponte sulle Cassandre sospeso a quasi 100 metri sopra il torrente Mallero. Un bellissimo itinerario anche per chi ha meno allenamento nelle gambe.