Pubblicità

Look 785 Huez, born to climb

di - 13/11/2024

Foto Martina Folco Zambelli – HLMPHOTO

Sembrano così lontani quei giorni in cui si vedevano gli atleti cambiare bici a seconda della tappa o della corsa che avrebbero affrontato. Bici aero per i giorni di pianura e bici da salita per i giorni di montagne. Oggi, la maggior parte delle Case ha sviluppato modelli che riescono a unire il meglio dei due mondi in modo così efficiente da far sì che i benefici superino le rinunce. Semplificando – ma nemmeno troppo – si tratta di telai in cui il mix fra aerodinamica, peso e guidabilità si traduce nella massima efficienza in termini di prestazioni.
Ecco perché, oggi, quasi tutti i pro corrono con una sola bici, modificando solo ruote e rapporti in base alle caratteristiche del percorso.
Per restare in casa Look, questo modello è la 795 Blade RS, utilizzata dagli atleti del team Cofidis.
Tornando invece alla nostra Huez, è un nome storico per il marchio francese e, da solo, racconta già tutto di questa bici. L’omaggio a una delle scalate più famose del Tour de France non è infatti casuale, perché la 785 Huez è una bici nata per le salite e, sebbene profondamente rinnovata in questa evoluzione, mantiene intatto il suo DNA.

Nuovo telaio

Se il nome rimane, cambiano invece il vestito e la sostanza. A prima vista si nota il disegno dei telaio, caratterizzato da tubi di forma tondeggiante e diametri contenuti. Una impostazione condivisa, per fare un esempio immediato, con la Specialized Aethos, della quale la Huez riprende anche il concetto di leggerezza estrema. 
Con buona pace del nuovo mantra dei progettisti “Aero to Weight”, qui si è tornato infatti a concentrarsi sul classico “Stiffness to Weight”, rapporto che ha determinato sia le forme del telaio sia la composizione dei materiali con cui è realizzato.
Look, che ha un rapporto con la fibra di carbonio paragonabile solo a Giant, spiega che grazie all’impiego di fibre ad alto modulo e tubi “nano” ha potuto ridurre gli spessori e il peso, senza però perdere nulla in termini di robustezza e rigidezza nelle aree più critiche, come i nodi dello sterzo e del movimento centrale e i foderi orizzontali.
Tornando per un momento al vestito, vale la pena di notare l’utilizzo di un reggisella tondo da 27,2 mm e il ritorno a un movimento centrale filettato T47, invece del press-fit del precedente telaio, scelte che privilegiano la praticità in termini sia di eventuali modifiche sia di manutenzione.
L’attenzione all’utente finale si nota anche dall’impiego di un cockpit tradizionale, con attacco manubrio e manubrio separati (il passaggio interno dei cavi in quest’ultimo era però auspicabile, in considerazione anche del prezzo finale). Anche la possibilità di montare coperture fino a 32 mm di sezione è una scelta che va nella direzione della praticità e della versatilità.

Feeling immediato

Uno dei grossi pregi della Huez è infatti quello di mettere chi la pedala in una comfort zone che permette di concentrarsi solo sulla guida e di godersi la strada. Poiché il suo terreno di caccia sono le salite, è lì che l’abbiamo portata. È una di quelle bici che ti senti sempre “sotto”, senza ritardi o indecisioni, per merito sia della geometria, sia delle qualità del telaio. È rigida nella scatola del movimento centrale e reattiva al posteriore, che con la sua misurata elasticità aiuta a trasformare in avanzamento sulla strada ogni spinta che si imprime sui pedali. Il peso, considerando che l’allestimento è con Shimano 105 Di2, reggisella e cockpit in lega, è buono. La Huez risponde molto bene ed è reattiva, ma non nervosa, cosa che si apprezza soprattutto quando, dopo aver scollinato, si punta il manubrio verso il basso. Non bisogna dimenticare che un bici da salita deve per forza essere anche una bici da discesa…
Anche le ruote (marchiate Look ma di sapore Corima…) sono di buon livello, con cerchio da 38 mm in fibra di carbonio e venti raggi, che privilegiano il comfort rispetto alla rigidezza, ma hanno comunque una buona reattività.
In discesa abbiamo già anticipato che si comporta come si deve – merito anche delle quote dell’avantreno – e infonde sicurezza, grazie alla prevedibilità del comportamento e della capacità di mantenere la traiettorie e rispondere alle correzioni. Sul piano, la Huez è una bici che va tenuta viva e per mantenere la velocità bisogna spingere sui pedali, soprattutto quando ci si trova a tirare faccia all’aria, ma essere aerodinamica non è il suo obiettivo.
Al termine della nostra lunga giornata, lo possiamo confermare: la 785 Huez è la bici ideale per tutti coloro che nel cassetto hanno una cartina con un circoletto rosso sulle salite da scalare prima che passi la voglia. Beh, è il momento di tirarla fuori, soffiare via la polvere e cominciare a pedalare…

Scheda tecnica

  • Telaio: 785 Huez, fibra di carbonio
  • Forcella: 785 Huez, fibra di carbonio
  • Gruppo: Shimano 105 Di2, 2x12V, guarnitura 50×34, cassetta 11-34
  • Cockpit: attacco manubrio Look LS3, lega, 110 mm; manubrio Look LS3 Aero, lega, 420 mm
  • Ruote: Look R 38 D, fibra di carbonio, profilo 38 mm
  • Gomme: Hutchinson Fusion 5 Performance, tubeless ready, 700×25 mm (max. 32 mm)
  • Peso (rilevato): 8,250 kg
  • Prezzo: 5.490 euro (2.490 euro kit telaio)

Geometria (taglia L)


  • Stack: 591,3 mm
  • Reach: 395,5 mm
  • Foderi: 410 mm
  • Front-center: 603,9 mm

  • BB drop: 70,5 mm
  • Angolo sella: 74,5°
  • Angolo sterzo: 73°
  • Offset forcella: 43 mm
  • Taglie: XS, S, M, L, XL

Scheda abbigliamento

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.