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Sardegna: prove di guerra vicino ai surf spot

di - 19/05/2022

La Nato amplia le esercitazioni militari in Sardegna creando un teatro di guerra che fino al 27 chiuderà 17 tratti di mare in prossimità di alcune spiagge e surf spot tra i più belli dell’isola.

Ad inizio maggio un’ordinanza firmata dallo stato maggiore della Difesa ha dato il via all’esercitazione ‘Mare aperto 2022‘, un’imponente manovra militare che coinvolge circa 4.000 uomini, 65 navi da guerra, caccia e reparti anfibi.
Non è una novità che la Sardegna sia l’epicentro mediterraneo per questo tipo di attività piuttosto discusse, ma da giorni nell’isola si è verificato un’ulteriore incremento dell’attività senza particolari preavvisi, che vede la partecipazione di ben 7 nazioni dell’Alleanza atlantica e crea molta preoccupazione tra il popolo sardo.

L’attività militare che prevede un vero e proprio teatro di guerra si focalizza quasi tutta sullo scacchiere sardo, a parte qualche eccezione con alcune navi distribuite tra Tirreno, Adriatico e canale di Sicilia.

Come si nota dalla mappa le aree marine interdette, che per dovere di cronaca va precisato si trovano al largo e non coinvolgono direttamente la spiaggia, sono quasi tutte nelle aree a sud-est dell’isola.
Ma la domanda sorge spontanea: quali conseguenza possono portare i test di nuovi armamenti con esplosioni, fumi e residui bellici che finiscono in mare? Non bastano già le conseguenze riscontrate nei tre poligoni più grandi d’Europa, i cui 7.200 ettari del Poligono di Teulada, i 12.700 di Quirra e Perdasdefogu e i 1.200 di Capo Frasca hanno causato una maggiore incidenza di malattie tumorali nelle vicine aree abitate?

Un’onda di gran qualità non troppo lontana dal uno dei tre siti più inquinati della Sardegna, quello di capo frasca. Photo: RAKU

Ci chiediamo se in futuro sarà sempre sicuro surfare le bellissime onde davanti ad alcune delle spiagge più incantevoli del Mediterraneo, la cui acqua cristallina e sabbia bianchissima possono nascondere l’invisibile presenza di sostanze inquinanti o ancor peggio cancerogene.

E poi ci sono altre domande che sorgono in modo del tutto spontaneo: perché schierare decine e decine di navi da guerra davanti al Poetto e non davanti alla Laguna di Venezia? Per quale motivo di fronte alle dune di Porto Pino anziché davanti alle spiagge della riviera romagnola? Da chi arrivano certe decisioni?
Di sicuro non è stata la popolazione locale a decidere di scambiare la Sardegna come teatro di guerre simulate, come se fosse terra di nessuno.
Oltretutto senza contare che per quanto riguarda l’Italia la più alta percentuale di servitù militari, con il 61% che corrisponde a un’area di circa 35 mila ettari vincolati alla NATO, è un primato che spetta all’isola.

Chia, un paradiso nel sud della Sardegna con l’incubo delle esercitazioni militari nelle vicinanze. Ph: Francesco Meloni

E così mentre di onde non se ne parlerà ancora per diversi giorni il nostro invito è quello a riflettere e a far girare la voce, perchè nel mare non esiste solo l’inquinamento visibile e sensibilizzato da tutti, quello della plastica. Purtroppo esiste un altro nemico, anche questo creato dall’uomo, che però fa sentire i suoi effetti nel lungo termine rendendo in questo modo difficile scovare i veri colpevoli di certi disastri ambientali.

E mentre riflettiamo su ciò che non abbiamo chiesto e cercando una correlazione con quanto sta accadendo in Ucraina, il teatro di guerra con truppe belliche invasive va avanti ed è recente la notizia di un’operazione di sbarco anfibio svolta a Capo Teulada, che qualcuno ha voluto paragonare allo “Sbarco in Normandia”.

C’è bisogno di fare chiarezza sulla maggiore incidenza di malattie tumorali derivate da presunti scarichi di materiale bellico o addirittura radioattivo, nei territori che fanno da scenario alle esercitazioni belliche della Nato. La politica finora non ha dato risposte chiare, la documentazione ufficiale resta incompleta e l’accusa dei sardi è che la Difesa abbia nascosto le prove della contaminazione di terra, aria e acqua.

Tutto ciò è stato provato negli anni attraverso evidenti danni in termini di salute ai cittadini ed al bestiame che popolano le zone in prossimità dei siti militari, in alcuni casi abbiamo addirittura assistito al quasi totale abbandono di alcune aree abitate.

Domenica 22 maggio è in programma la prossima protesta con una manifestazione contro le basi a Sant’Anna Arresi, tutti noi ci uniamo agli amici sardi per far luce sulla sul tema dando, nel nostro piccolo, eco mediatico al problema, che in modo più o meno marcato tocca tutti noi surfisti.

Fonte:
lanuovasardegna.it
unionesarda.it

Federico Nesti in una destre nei dintorni di Chia. Foto: Gianluca Fortunato