Pubblicità

Selle Italia: il test della nuova Novus Boost Evo

di - 20/11/2020

Dopo il lancio ufficiale, ecco il nostro test dell’ultima sella di Selle Italia. Corta e con forma waved (non è una sella piatta), comoda e leggera, con due rails ampiamente sfruttabili nella loro lunghezza (allungati di 10 mm rispetto al modello precedente). Ma quanto è comoda la Novus Boost Evo!

test selle italia novus boost evo
Un’immagine che fa notare, ad esempio, anche la differenza che esiste tra l’imbottitura della Novus Boost, rispetto a quella utilizzata per la SLR Boost. In questo caso è “maggiorata” e avvolge in modo sostanzioso il canale centrale.

Il nuovo corso di Selle Italia

Nelle ultime stagioni, abbiamo assistito ad un cambio radicale dell’intera categoria e le protagoniste sono state e sono le selle corte. Selle Italia è stata tra le primissime a promuovere questo segmento di prodotti e il “vecchio” modello Novus ne è la conferma. Di seguito riprendiamo la prova di quel modello.

Selle Italia Novus Boost, la sella corta e comoda

Completa la gamma delle corte di Selle Italia

Da quel momento, fino ad arrivare ad oggi, molto è cambiato. Le selle corte sono una realtà consolidata e la Novus Boost Evo è la sella che conferma il trend positivo della categoria e completa la gamma delle selle corte: Flite Boost, SLR Boost e la SP-01 Boost, naturalmente la Novus Boost Evo. Ognuna di queste ha l’biettivo di soddisfare ed assecondare un precisa fascia di utenti. Di seguito le nostre impressioni, ma prima vi facciamo una panoramica del significato e a chi si rivolgono le selle corte. Ogni modello riprende inoltre il link del test effettuato.

  • Partendo dalla Flite Boost, questa è una sella piatta studiata per chi può sfruttare una rotazione pelvica anteriore e non ha difficoltà a piegarsi in avanti sul manubrio.
  • SLR Boost e SP-01 Boost sono selle concettualmente neutre, che si adattano a differenti richieste e posture, ma al tempo stesso hanno un marcato indirizzo race oriented.
  • Infine la Novus Boost Evo, con la sua forma waved. Si presenta con un leggero incavo nella sezione centrale ed è leggermente rialzata nella parte più larga, adatta a chi ha una rotazione pelvica posteriore, con una elasticità limitata della sezione lombare. E’ disponibile nella taglia idmatch L3, con canale Superflow e larga 145 millimetri.
Selle Italia: il test della nuova Novus Boost Evo
Nell’ordine, da sinistra verso destra: Flite Boost, SLR Boost e la Novus Boost Evo.

Le nostre impressioni della versione Kit Carbonio Superflow

Come successo in precedenza, quando abbiamo testato la Flite Boost, il primo sguardo ci mette di fronte un prodotto che non sembra essere una sella corta a tutti gli effetti. Certo, ha qualcosa di differente se paragonata alle selle standard, ma solo in un secondo momento si percepisce a pieno che ha una lunghezza ridotta a 245 mm. Bella da vedere e ben rifinita, con una forma sinuosa, non eccessivamente aggressiva e con un’imbottitura capace di trasmettere un senso di comfort. La comodità si riflette a pieno nel momento in cui viene utilizzata.

Mai così stabili

Come scritto in precedenza, la Novus Boost Evo non è una sella piatta. La sua depressione leggera, nella parte centrale, collima con il canale Superflow, con il naso ben imbottito e con il design delle due “ali”, che a loro volta presentano una sorta di piccoli “buchi” per l’appoggio delle ossa ischiatiche. Nell’insieme abbiamo una sella che offre grande stabilità e agevola un’impostazione centrale sulla sella, posizione che viene mantenuta nelle differenti situazioni, quando si pedala.

  • Salita: quando si spinge a fondo e magari con le mani alte sul manubrio. Ampiamente sfruttabile nella parte più larga. Lo shape degli appoggi non blocca la pedalata, anzi agevola la ricerca del punto più consono ad una spinta profondo ed efficiente.
  • Discesa: quando il contesto ci porta ad abbassarci sul manubrio. Il naso “non è troppo tosto” e quindi non ci sono pressioni che arrivano dalla sella.
  • In pianura, a “menare” con le mani sui manettini. Non ci si sposta (a meno che non lo so voglia) e non si scivola sulla sella. Il design permette di sfruttare la posizione per lunghe trenate e lunghi periodi, senza continui spostamenti del corpo.
  • Per completezza d’informazione, abbiamo rilevato un peso di 163 grammi (165 dichiarati) e il prezzo di listino della sella è di 269,90 euro.
novus boost evo
La Novus Boost Evo Kit Carbonio vista dal basso. I due rails in carbonio si innestano e si uniscono in una sorta di whisbone anteriore. Le sella, nel complesso è ben salda ed elastica al tempo stesso, ma non si muove sul suo telaio, un altro dettaglio favorevole alle performances delle selle corte in genere.

In conclusione

A prescindere dalle forme e dal concetto di versatilità che porta con se, la Novus Boost Evo fa evolvere e massimizza, a nostro parere, anche tutto quello che concerne il bikefitting più moderno. Specificità, assolutamente si, ma anche la possibilità di sfruttare a pieno il potenziale del prodotto. Scriviamo di un “fattore comodità” che collima con approccio agonistico, combinando il tutto con una sella corta che gratifica a pieno una volta che la si guarda montata sul seat-post. Non solo, perché la Novus Boost può essere sfruttata (in fatto di ergonomia e design) a pieno anche dal pedalatore che non fa gare, ma è un gran macinatore di km. Un sella a favore di una pratica endurance? Assolutamente si.

selle italia novus boost evo il test
Chiudiamo con una foto che ci mostra la Novus Boost, vista dal retrotreno. Si vede la sua forma “round” che bene si adatta a differenti necessità, in fatto di impiego, ma anche per quello che riguarda la tipologia di utenza.

a cura della redazione tecnica, foto della redazione tecnica.

selleitalia.com

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.