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Selle Italia Flite Boost la nostra prova

di - 19/05/2020

Selle Italia Flite Boost Kit Carbonio L1, il test della nuova sella corta proposta dall’azienda veneta. L’abbiamo presentata ufficialmente lo scorso Marzo, una presentazione avvenuta in pieno lockdown. In realtà la nuova Flite Boost si è già laureata campione del mondo di ciclocross con MVDP, atleta che ha contribuito in modo fondamentale al suo sviluppo.

test selle italia flite boost L1

Oltre la sella corta

Anche se la categoria delle selle corte è giovane, molti potenziali utenti devono ancora approfondire l’argomento e capire realmente come sfruttare il prodotto, lo sviluppo in termini di ergonomia è già in uno stato molto avanzato. Selle Italia Flite Boost lo dimostra, prima di tutto sfruttando a pieno il concept che porta con se dalla sua storia, ovvero quello di “sella comoda prima di tutto”. A prescindere dalla scelta e preferenza soggettiva, che verta su una Superflow, oppure verso un modello senza canale di scarico centrale, con protocollo idmatch S, oppure L, la nuova Flite ha una forma a T, ampiamente sfruttabile e gratificante.

test selle italia flite boost L1

Doppio obiettivo raggiunto

Il suo design permette di sfruttare tanto la parte frontale e mediana, quanto quella posteriore, a prescindere da come il ciclista scarica il peso sulla sella e ruota il bacino quando pedala. Questo è un fattore non comune alle selle corte. Molte di queste pur essendo comode, portano il ciclista a sbilanciarsi in avanti, anche nei momenti di relax. Proprio il suo shape e la sua forma tutta, hanno permesso di tenere arretrato il BRP della Flite Boost. Cosa significa: una volta montata sul seat-post la sella ha un impatto visivo gradevole e permette di utilizzare in modo adeguato tutto il rail per l’arretramento.

test selle italia flite boost L1

Le nostre impressioni

Quando pensi di aver capito tutto, o quasi, in merito alle selle corte, ecco che arriva uno strumento come la Flite Boost. L’abbiamo accostata alla SLR (qui riprendiamo il test della SLR Boost) con il medesimo protocollo IDMatch L1, ovvero 248 mm di lunghezza per 145 mm di larghezza e senza Superflow. In realtà le due selle sono molto differenti tra loro, capaci di offrire performances diverse. Concentrandosi sulla nuova nata, questa è maggiormente trasversale, con particolare riferimento all’utenza.

Ti tiene fermo ma la usi tutta

E’ una sella sfruttabile lungo tutta la sua superficie, dal fronte al retro, con uno spessore maggiorato dell’imbottitura (rispetto ad SLR). Questo particolare, abbinato ad uno shape piatto, permettono all’utilizzatore di adeguare la sua posizione senza grossi problemi e in base alla situazione e di mantenerla per lungo tempo. Si scorre verso il retro quando si pedala con tranquillità, oppure in salita, verso la punta quando si pedala “a tutta” in pianura. La Flite Boost non ingombra mai e sostiene sempre nel modo corretto. Inoltre il suo punto anatomico, spostato verso il posteriore, permette di avere una sella ben centrata sulla bici, anche quando l’arretramento assume numeri importanti. Sempre bella da vedere.

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Anche senza Superflow scarica bene

E’ un aspetto soggettivo che talvolta mette in luce delle criticità. Non in questo caso, perché la depressione centrale dell’imbottitura scarica bene e in modo equilibrato lungo tutto il suo percorso. Da aggiungere anche la densità unica dell’imbottitura, che ai lati della svasatura offre un buon sostegno e non fa sprofondare il ciclista, a favore del comfort anche dopo tante ore consecutive di attività.

test selle italia flite boost L1

La versione

Selle Italia Flite Boost Kit Carbonio IDMatch L1 (248×145 mm)

Peso rilevato: 181 grammi

Prezzo di listino: 284,90 euro

a cura della redazione tecnica, foto della redazione tecnica

selleitalia.it

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.