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SHARK HOLE-BUOY ATTACK: l’attacco dello squalo-boa

di - 15/04/2013

Il nostro amico Max Monterumisi ci ha mandato questo interessante articolo dove ci descrive la sua sventura, successa in Romagna qualche settimana fa.

Vi racconto questa storia perché credo che sia un’intrecciarsi di coincidenze molto rare, e visto che ci stavo per lasciare le penne, possa aiutare tutti i giovani surfisti ad avere una sempre più chiara idea non solo della bellezza e potenza del mare, ma anche del rispetto e della prudenza con cui dobbiamo approcciare il nostro meraviglioso sport.

Visto che quello che ho vissuto e quello che è accaduto danno sensazioni estremamente diverse, vi racconterò prima uno poi l’altro.

COSA HO VISTO

Lunedì 18 Marzo 2013 verso le 15:00 io ero in mare, io e il mio amico QBoyz, a Misano Brasile a surfare una discreta sciroccata.

Preciso che è solo due anni che surfo, quindi sicuramente non sono un fenomeno.

La corrente, come spesso accade durante le sciroccate, era abbastanza incisiva, tanto che (come mostra la Foto1), entravamo in acqua all’altezza del bar da Mino (altezza scogli sullo sfondo della foto) e dopo circa 10/15 minuti ci ritrovavamo all’altezza del ex hotel Alexander (posto dove è stata scattata la foto).

Ad un certo punto, mentre stavo per decidere che era ora di uscire dall’acqua e rifarmi la passeggiata per ritornare al punto di partenza, cerco di prendere un onda che mi riporti verso riva.

E qui viene “il bello”:

Ero circa all’altezza della seconda secca seduto sulla tavola, quando mi passa un’onda sotto la tavola, e a un certo punto sento una botta sulla coda del mio fish!

Faccio per voltarmi per vedere se fosse stato il mio amico QBoyz a farmi uno scherzo, che non faccio in tempo a girare la testa che “qualche cosa” mi prende per il leash e mi da uno strattone così forte da farmi cadere dalla tavola….

Mentre sono sotto penso “cavolo un tronco”, riemergo per vedere che succede e neanche il tempo di fare un mezzo respiro che “la cosa” mi

tria sottacqua e mi comincia a trascinare via verso il largo.

Cerco con tutta la forza di riemergere e contrastare questa “cosa” ma NULLA DI NULLA, era come essere attaccati a un motoscafo per un piede!!

Questa cosa mi stava trascinando via ed ero completamente sommerso, non vedevo nulla, l’acqua mi passava sulla faccia come un idrante, e mi dava la sensazione di essere trascinato ad una velocità spaventosa…

Inoltre la trazione esercitata sulla mia gamba era talmente forte che non riuscivo neanche a portare la gamba verso di me.

Vi dico francamente che mi sono preso un grosso spavento e il cuore ha cominciato a battere a mille!!!

Grazie a Dio ho ritrovato la lucidità, e sempre completamente sommerso, ho provato a fare l’unica cosa possibile, mi sono piegato verso la mia gamba e ho staccato il leash.

Appena fatto, sono riemerso subito, e senza guardare nulla ho nuotato verso riva modello Phelps!!

Poi una volta sulla riva ho visto la mia tavola che era andata in direzione opposta al mare, oltre la terza secca, e ora galleggiava tranquilla.

L’ho seguita per 10 minuti finché il mare non me l’ha risputata e sia sulla tavola che sul leash non c’era NESSUN segno.

In tutto questo il mio amico QBoyz non si è accorto di nulla, anzi è venuto a riva bello fresco e mi fa: “oh hai visto che onda che ho preso?!??!”

COSA è ACCADUTO REALMENTE

Dopo aver chiesto a QBoyz se aveva visto pinne in acqua, chiamato la guardia costiera, per chiedergli se avevano avvistamenti di “bestie strane in acqua”,interpellato tutta una serie di persone, tra cui il gentilissimo e competente Michele, e dopo alcune mie ricognizioni sul posto, abbiamo ricostruito l’evento.

Come si vede nella Foto2, in quella zona ci sono delle boe per l’uscita in mare dei natanti, quando l’onda mi è passata sotto la tavola, ha spinto sotto e in avanti una delle boe, e quando questa è riemersa ha centrato la tavola e il mio leash si è incastrato in essa.

La boa è tornata verso il suo ancoraggio, io ho sentito la botta e lo strattone e sono caduto in acqua.

E qui viene il bello. Nel nostro mare esistono le “buche”, alcuni manuali marittimi le descrivono così:

La buca è quindi provocata dalla corrente di risacca delle onde che giungono a riva ; l’acqua portata a riva dai frangenti rifluisce via scavando una buca…Nella buca…la corrente porta tendenzialmente verso il largo e la profondità dell’acqua è,alta, talvolta superiore anche ai tre metri.

Una prima indicazione che consegue da questa sommaria descrizione è che il pericolo per chi entra in acqua, sulle nostre spiagge durante le giornate di mare grosso, non è rappresentato dalle onde o dai tratti di mare dove le onde sono ben visibili, ma dalla corrente e dalle buche.

Nella buca, a mare calmo (senza onde) non c’è corrente ( la buca a mare calmo, è solo acqua profonda)…una buca non si forma mai all’improvviso. Le buche tendono anzi ad essere stabili, nello stesso punto per lunghi periodi, anche se una forte mareggiata può spostarle anche di cinquanta metri, e farle aumentare di forma e dimensione.

Una buca è quindi, un tratto di mare, relativamente vicino alla riva.

“Vicino alla riva” significa dove ci attenderemo di trovare ancora acqua “bassa”, cioè un tratto di mare nel quale ancora si tocca. Troveremo invece acqua profonda, dove non si tocca. Se il mare è agitato si forma come un avvallamento nel fondo sabbioso, simile ad un fossato, che va a finire nella buca con la presenza in quel tratto di una fortissima corrente che trascina verso il largo.

La corrente nella buca, fortissima al suo ingresso, va via via scemando tanto più veniamo trascinati verso il largo, questa viene diluita dalla vastità della buca.

Per una persona che sa nuotare cadere,oppure trovarsi dentro una buca, lateralmente, dai confini con la secca, non è eccessivamente pericoloso. Dopo il primo attimo di smarrimento, il bagnante, potrà “salire” di nuovo sulla secca e non subirà “l’effetto panico” come chi, mentre si diverte a farsi trasportare dalle onde e dalla risacca in modo altalenante, finisce nell’ingresso di una buca e viene trascinato al largo in maniera improvvisa e inarrestabile”

Guarda caso a circa 150m da quel punto c’è proprio un cartello che segnala una buca. (Foto3)

Evidentemente quindi caduto dalla tavola, sono finito proprio nel canale della buca.

La corrente quindi mi cercava di portare al largo, ma io avevo la mia gamba agganciata alla tavola, incastrata a sua volta nella boa!!

Quindi sono rimasto sott’acqua attaccato come una bandiera al vento, senza alcuna possibilità di uscirne.

Questo spiega la trazione mostruosa che sentivo sulla gamba, perché non riuscivo a piegare la gamba verso di me né riuscivo a contrastare quella forza, e il perché l’acqua che mi scorreva velocemente sul viso dandomi la sensazione di essere in movimento.

In realtà ero completamente fermo in sott’acqua.

Così appena ho slacciato il leash, sono tornato in superficie “sputato fuori dalla buca”e uscito da quel tratto di mare sono riuscito a guadagnare la riva.

Nel mentre la tavola si è disincagliata, ha seguito la corrente della buca verso il mare poi e ritornata pigramente verso la spiaggia sospinta dalle onde.

La conclusione?

Se vedete uno squalo bianco di 8 tonnellate in Adriatico, potete fargli una foto e restate tranquilli a surfare… ma se vedete una boa scappate come i fulmini!!! Eheheheh

Max Monterumisi – Collaboratore Meteo & Surf

max.monterumisi@gmail.com

Twitter: maxmonterumisi

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf