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Quello che ci distingue ci unisce

di - 05/05/2022

Storie in sella - quello che ci distingue ci unisce - cover

Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio da una persona. Mi ha scritto per dirmi che ci eravamo conosciuti anni prima. Aveva iniziato a seguirmi sulla rivista per cui scrivevo all’epoca, e poi ci eravamo incrociati a un evento in sella alle nostre mountain bike, ma io non mi ricordo di lei. Probabilmente ero perso nei miei pensieri, come a volte mi capita estraniandomi dal mondo circostante.

Mi ha detto che ha iniziato a girare in bici grazie a me. Un qualcosa di destabilizzante. Ma in quel momento, un momento che ho avuto il piacere di vivere una manciata di volte, ho anche provato una rincuorante sensazione di vedere me stesso riflesso in un altro biker.

Anche io mi ricordo la mia prima volta. Ma per me è andata diversamente. Non è stata una sola persona a motivarmi. È stato invece un branco che si muoveva in un treno di chiacchiere grossolane che si snodava come un’onda crespa tra gli alberi. Mi sono aggregato a loro in quella prima occasione e per anni di cavalcate successive, senza stancarmi di sentirli ridere, parlare di bici o di fare discorsi senza pretese intellettuali, avvolti nelle loro tutine attillate.

Per la prima volta, mi trovavo con biker che abbinavano il buon vivere ai lividi. Mi piaceva questo ambiente, considerato che pur praticando sport da anni non avevo mai sentito un desiderio così forte di aggregazione e condivisione, in mezzo a persone che erano come me, e al tempo stesso diverse da me. Per me lo sport è stato sempre individuale, dal nuoto all’atletica leggera, senza tralasciare la parentesi del karate. Ero anche passato sotto le forche caudine del ciclismo su strada, ma solo questa è stata davvero una prima volta. Per il sentirsi una parte del tutto. Non lo sapevo ancora, ma ero un biker. Ero solo un altro biker, fatto di sudore, fango, e di tutto quello che sta in mezzo.

È davvero ironico il fatto che sentirsi un outsider sia una delle esperienze più universali. E condivise. Un’esperienza di un isolamento auto inflitto all’interno di immaginari scompartimenti stagni. In un momento o in un altro, la maggior parte di noi finisce per sentirsi fuori posto, specialmente quando ci sentiamo come se avessimo finalmente trovato la nostra casa. Immagino che sia tutto parte del dispettoso senso dell’umorismo dell’universo, lo stesso malizioso capriccio che assicura che i primi appuntamenti e il disagio gastrointestinale siano come un’accoppiata perfetta su un servizio di dating online.

Storie in sella - quello che ci distingue ci unisce - lifestyle 01
Foto: Bligh Gillies / Red Bull Content Pool

La sensazione di non appartenenza si aggrappa ad alcuni di noi come l’aria densa di afa assassina in una sera d’estate, ma rimane poco più di un debole eco per altri.

A volte non ci accorgiamo nemmeno della sua esistenza fino a quando non ci prepariamo per un’uscita, come abbiamo fatto migliaia di volte prima d’ora, e scorgiamo nello specchio il riflesso di una faccia sconosciuta.

Da una parte c’è solo un altro biker fatto con lo stampino, vestito con shorts macchiati di fango dell’anno scorso, che indossa calze lunghe a metà polpaccio. Eppure, riflesso nello specchio, è un estraneo, qualcuno quasi come gli altri, ma in qualche modo diverso.

Guardarci indietro non ci rende immuni al passare del tempo. Siamo fatti di rughe, cicatrici e ossa che si rompono più facilmente di quando eravamo fatti di gomma e fortuna sfacciata. L’adulto che si guarda indietro ora porta il peso della responsabilità, ed è dannatamente vecchio per chiedersi ancora cosa vuole fare da grande.

Nei momenti più bui, appare un impostore. Un troll mutaforma. Qualcuno che non pedala abbastanza per definirsi un biker. Oppure vediamo un giocoliere sul punto di far cadere tutte le palle, che suda freddo perché lo spettacolo deve continuare. Vediamo qualcuno che cerca di sembrare vivo mentre nasconde la sensazione di terrore dentro di sé. Lo specchio ci mostra una facciata sorridente e sicura, occultando un vero e proprio spettacolo deprimente sotto la maschera. E a volte ci mostra il contrario.

Il problema degli specchi è che sono dei magistrali bugiardi, riflettono sempre quel tanto di verità che basta per rendere credibile l’inganno.

Molto tempo fa, incrociai una persona che aveva seguito il mio stesso percorso attraverso i boschi, le sue orme rientravano nelle mie, facendomi credere erroneamente di essere il solo e unico a percorrere questo sentiero.

Quando disse che avrebbe partecipato alla sua prima gara di discesa, il mio interesse fu stimolato. “Dovresti provare” mi suggerì.

Non era nelle mie corde, all’epoca per me la bici era anche soprattutto pedalare immerso nella natura. Ma ovviamente dovevo farlo. Mentre mi dirigevo con la mia bici verso il gruppo di rider che ascoltavano il briefing pre-gara, mi sentivo fuori posto per tutte le ragioni di cui sopra, e tante altre. Qualche metro più in là, un paio di ragazzi chiacchieravano con la maschera da MTB al collo e i caschi integrali appesi al manubrio. Parlavano di mescole, pressioni e se avrebbero provato il grande road gap.

Non riuscivo a entrare nel loro ordine delle idee.

Le chiacchiere tra il gruppo rivelarono che ero tutt’altro che l’unico a essere nervoso. Avevamo le nostre ragioni. Abbiamo ascoltato insieme mentre i nostri nomi venivano accompagnati dai numeri di gara. In piedi sulla piccola piattaforma di legno che fungeva da cancello di partenza, il mio battito cardiaco è salito di una tacca quando è iniziato il conto alla rovescia.

In un attimo, tutti noi, le nostre storie e vite individuali, convergemmo intorno a un’unica esperienza condivisa. Con un piede a terra e l’altro sul pedale, metà del gruppo aspettava giù mentre l’altra metà attendeva di partire. In quell’esatto momento, lo specchio rivelò la verità.

Nessuno di noi è veramente un cane sciolto. Stiamo solo aspettando di trovare la nostra tribù

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Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.