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Sulle orme di Darwin…Surf in Galapagos

di - 24/04/2020

Famose in tutto il mondo per il suo ruolo chiave nello sviluppo della teoria dell’evoluzione della specie di Charles Darwin, le Isole Galapagos paradossalmente sono una zona quasi quasi sconosciuta al grande pubblico, distanti dalle classiche mete turistiche. Un santuario unico di flora e fauna, perso nel mezzo dell’Oceano Pacifico, che non manca certo di fascino e interesse per il viaggiatore.
Per questi motivi Alexis Deniel e suo cognato Gaspard Larsonneur hanno deciso di intraprendere questa avventura, un viaggio totalmente atipico che ha portato alla luce un potenziale surf enorme e ancora molto sottovalutato.

Da 4surf magazine #72 il report di viaggio indimenticabile nell’arcipelago delle Isole Galapagos, famoso per la natura incontaminata e che offre onde di qualità semi-deserte.
Testo e photo: L. Nevarez | Traduzione: Marta Ruocco

Abbiamo camminato attraverso una fitta boscaglia per almeno 3 o 4 km, seguendo uno stretto sentiero che correva lungo la costa arida dell’isola sud-occidentale. I nostri occhi erano fissi sull’oceano, difficilmente in grado di frenare il nostro entusiasmo dato che scorgevamo invitanti linee accarezzate da una leggera brezza off-shore. Abbiamo resistito al centro dell’isola per meno di due ore, poi questa magia ci ha trascinato sotto il suo incantesimo.

Durante il lungo volo che ci ha portati nel continente Sudamericano, osservando l’infinita distesa blu attraverso il piccolo oblò dell’aereo, sono rimasto colpito da quanto sia isolato sulla mappa questo agglomerato di 48 punti vulcanici, dispersi come ghiaia nel profondo dell’oceano, a più di 1000 km dalla costa continentale.
Sto pensando a quei primi esploratori spagnoli e naturalmente al famoso naturalista britannico, Charles Darwin, il quale approdò qui nel 1835 col suo altrettanto famoso HMS Beagle.

Per noi è stata un’avventura molto più semplice e una volta terminate le formalità di immigrazione abbiamo rapidamente ammassato le nostre borse nel taxi/pick-up del nostro contatto e guida locale, Danny.
Danny ci ha subito fornito un resoconto veloce del piano: “Lo swell è sceso un po’, ma ci sono ancora molte onde buone da surfare oggi, se avete l’energia. Possiamo parcheggiare le valigie sul vostro alloggio e poi andare a controllare alcuni spot, se vi va!”. E così, dopo 36 ore di viaggio e 4 voli diversi, ci siamo ritrovati in una lunga marcia attraverso la costa, con borse alle spalle e tavole sotto le braccia.

Ci fermiamo alla fine di fronte a un piccolo break ripido e ventoso su sabbia, dal quale possiamo vedere altri 3-4 spot dall’aspetto abbastanza simile che rompono sulla barriera corallina.
Il primo sembra un po’ azzardato, ma 300 metri più avanti c’è una bella sinistra di 5-6 piedi senza un’anima in acqua, liscia come la seta. Partiamo di corsa lungo il sentiero, poi Danny, Gaspard e Alexis in un lampo si trovano ad attraversare le rocce nere per finire in acqua verso la line-up.
Libero da qualsiasi traccia di attività umana e con l’infinito blu intenso come unico riferimento, si ha subito l’impressione di trovarsi ai confini del mondo, quello conosciuto. Questo paradiso naturale trasuda serenità e tutti noi gradualmente cediamo al suo fascino.

Alexis e Gaspard pensavano di essere gli unici sull’onda insieme a Danny, ma la sorpresa arriva quando si accorgono di condividere il break con alcuni grandi compagni, i leoni marini. Anch’essi giocano con le onde nuotando al loro fianco, per poi di nuovo tornare in line-up.
Come se non bastasse la seconda sorpresa immediata è rappresentata dalle tartarughe giganti, che si rilassano nel tratto di spiaggia in prossimità del bagnasciuga. Il promemoria per le Galapagos è che qui la natura fa veramente da padrona. Ed è giusto così.

Danny scoppia a ridere, e ci avvisa: “scusate, ho dimenticato di avvertirti che non saremmo soli. Ma a parte scherzi, fate attenzione alle tartarughe, potreste far loro del male, ma anche loro potrebbero far scomparire in poco tempo le vostre pinne”.
Entrambi i surfisti francesi prendono nota, esplorano lo spot e trovano eccellenti sinistre, perfette e con alcune lunghe sezioni fino a riva. Cosa c’è di meglio per sbarazzarsi del jet lag?
Dopo qualche ora la stanchezza si scatena, così lasciamo lo spot e torniamo al villaggio prima che faccia buio, percorrendo per 40 minuti a piedi il sentiero lungo fitta vegetazione arida.

Bonaccia….
Dopo una breve session all’alba del giorno seguente, sulla costa meridionale, come previsto la misura delle onde scende rapidamente, e nei due giorni successivi il l’oceano “Pacifico” non è mai stato all’altezza del suo nome.
Il piccolo assaggio ci ha motivati ad aspettare con ansia lo swell successivo, ma per il momento si coglie l’opportunità per esplorare l’isola e prepararci per quella che, apparentemente, sarebbe stata una mareggiata promettente secondo Danny.

Il cielo si presenta limpido nel nostro terzo giorno sull’isola, e dopo aver controllato le condizioni del mare dai nostri alloggi, disperatamente piatte, organizziamo un’escursione per esplorare la costa orientale a piedi, ma caricando lo stesso tavole sul cassone del taxi/pick-up.

Lungo la strada ci fermiamo sul pendio di un vulcano dormiente che domina la valle e offre una spettacolare vista panoramica dell’intero sud dell’isola, permettendo di vedere la grande differenza tra le due coste. Una volta raggiunta la cima rimaniamo stupiti nel trovare un’immensa laguna, lunga centinaia di metri, che si è creata nel tempo all’interno del cratere. Diverse specie di uccelli volano nel cratere, sfruttandolo come piscina naturale, la stessa risulta essere anche la più grande riserva d’acqua non salata nell’intera catena dell’isola. Un’esperienza davvero emozionante.

Proseguiamo verso est raggiungendo un’area in cui molte tartarughe giganti riposano indisturbate. Queste creature endemiche sembrano essere uscite direttamente dal periodo Giurassico, sono impressionanti quanto pacifiche. Nonostante il peso massiccio dei loro gusci ingombranti e delle loro zampe pesanti e squamose, la loro camminata lenta è molto curiosa e piena di grazia, davvero difficile da spiegare.
Siamo stupiti nel sentire che questi rettili hanno una resistenza estrema: possono superare un anno o più senza mangiare o bere e riescono a vivere fino a 200 anni.
Durante la sua visita nel diciannovesimo secolo, Darwin ne portò un esemplare in Gran Bretagna, dove sopravvisse fino al 2006, quando scomparve all’età di 175 anni!

Osservare queste creature intriganti e curiose è un vero e proprio viaggio nel tempo, l’incarnazione stessa delle teorie dell’evoluzione della specie in condizioni di totale isolamento.
Non a caso le tartarughe giganti sono tra i simboli principali delle isole Galapagos e gli esseri viventi per i quali gli abitanti locali ne vanno orgogliosi.

Dopo aver camminato con loro per circa un’ora ci allontaniamo per proseguire il nostro viaggio verso est, dove ad attenderci c’è una magnifica baia. Un breve giro attraverso la macchia e ci troviamo di fronte una lunga spiaggia di sabbia bianca, protetta da affioramenti rocciosi alle due estremità. Siamo sbalorditi dalla bellezza di questo paradiso terrestre, che semplicemente non immagineresti esistesse qui.

Siamo completamente soli mentre camminiamo in rispettoso silenzio lungo la spiaggia, passando vicino a un gruppo di una ventina di otarie, che godono della magia del luogo tanto quanto noi.
Mentre alcune di loro sono felici di oziare pigramente sulla sabbia, altre si fanno strada con le loro pinne sgraziate verso l’acqua, sembra stiano nuotando per puro divertimento. I leoni marini sembrano totalmente indifferenti alla nostra presenza, mentre si godono la vita in un’armonia apparentemente perfetta con il loro ambiente naturale.

L’ulteriore conferma arriva quando vediamo un grande maschio allungato a prendere il sole sul un grande tavolo da picnic realizzato con lastre di roccia.
Qui, forse più che in qualsiasi parte dell’isola, la natura la fa da padrona e ovunque ti guardi non ci sono gli animali con la loro innata paura del genere umano, che sono chiaramente i dominatori di questo luogo. È uno spettacolo accattivante e inquietante, che arricchisce e ci riempie di umiltà. Nonostante i tanti viaggi in giro per il mondo non ci siamo mai sentiti più semplici ospiti invitati come su quest’isola.

Ritorno agli affari
Il tanto atteso swell ha fatto suo gradito ritorno, a giudicare dalla schiuma che spazza le rocce lontane visibili dalla nostra finestra non sembra male come misura. Mostrando una direzione orientata più a nord-ovest rispetto ai giorni precedenti decidiamo di andare a vedere uno spot diverso che dovrebbe lavorare bene.

Alexis e Gaspard prendono velocemente il loro quiver e ci fiondiamo verso l’eterno ottimista, Danny. Camminiamo lungo una strada sterrata proprio di fronte alla casa, il sole illumina il cielo del pomeriggio e un vento costante solletica il nostro collo. Oltrepassiamo alcuni “locals curiosi”, intrigati dalle tavole sotto le braccia e dalle borse sulle spalle, poi arriviamo in un vicolo cieco su un piccolo sentiero quasi nascosto, che conduce fuori dallo stesso, e avanziamo attraverso la fitta vegetazione.

Con gli occhi spalancati per la meraviglia e con il rumore delle onde che infrangono sempre più forte ad ogni passo, intravediamo, tra alcuni cespugli, una distesa di sabbia beige che ci affrettiamo a percorrere. Una splendida spiaggia a mezzaluna appare in lontananza e più in la, al largo della costa, possiamo vedere alcune piccole destre pulite e luccicanti, che riflettono il verde smeraldo alla luce del sole.

Le serie entranti sono abbastanza piccole, 3-4 piedi al massimo, ma i ragazzi sono comunque impazienti di uscire e surfare dopo 2 giorni di pausa forzata, privati di qualsiasi onda.
Seguendo Danny lungo la spiaggia fino all’ingresso dello spot, entrambi i surfers francesi possono ammirare seducenti serie di destre che srotolano indisturbate, passando vicino a un gruppo di otarie per poi concludere la corsa sulla spiaggia di fronte a un’imponente iguana, sdraiato al sole sulle rocce vulcaniche, immobile, come se fosse morto.

Darwin scrisse, nelle sue memorie su questi rettili, le “disgustose lucertole sgraziate” e “goblin degli abissi“. Le loro creste distinte, la camminata strisciante e la somiglianza ad un mini-dinosauro, le rendono affascinanti e impressionanti in egual misura, soprattutto dato l’enorme numero di queste presenti su tutte le rocce vicine.
Aspettando sulla line-up, con il sole che affonda lentamente verso il lontano orizzonte, si osserva una luce speciale sulla collina alberata dietro la baia. L’attesa del set è di tanto in tanto un po’ lunga, ma ne vale la pena visto che Alexis, Gaspard e Danny sfruttano appieno le piccole e perfette destre, lavorandole benissimo in front-side.

L’entusiasmo di Alexis e Gaspard per il nuovo spot aumenta con la semplicità dell’onda, che permette ampie carvate e una grande varietà di trick su ogni sezione. Sebbene non sia stata la session più memorabile di sempre, è comunque un’ottima promessa per i giorni a seguire, visto che lo swell, previsto in crescita, dovrebbe iniziare a far sul serio.

Secondo Round
La sveglia è suonata forte il mattino dopo, e sebbene alle 5:30 il sole non fosse ancora sorto Alexis e Gaspard avevano già finito il caffè e si stavano precipitando a piedi verso lo stesso spot del giorno precedente, per sfruttare la marea migliore ed evitare i venti forti previsti in ingresso. Sebbene le serie fossero molto distanti, lo swell è decisamente aumentato e sul reef rompono bombe pulite intorno a 6-8 piedi.

I cognati sono in piena azione e testano a pieno il potenziale dello spot. Caricano su muri d’acqua e tengono una linea alta per mantenere la velocità elevata e provare alcuni tubi nella sezione interna. Danny e il suo amico bodyboarder, Jericho, raggiungono presto i 2 francesi là fuori, pieni di gioia per condividere lo spot e le sue onde eccellenti con il loro nuovo amico.

Dopo 3 ore fantastiche il cambio marea segna la fine session del mattino, breve pausa per riprendersi e si decide di andare a mangiare nel villaggio. Il lungomare sembra bello, camminiamo superando gruppi di otarie accovacciati sulla spiaggia, sdraiati sulle panchine sotto l’ombra degli alberi, e lentamente attraversiamo le terrazze dei bar…
Questi leoni marini mi ricordano i cani randagi che vedi ovunque in Marocco, sembrano rilassati quanto i cani in compagnia dell’uomo, totalmente integrati nella vita locale. Indimenticabile la scena, una delle immagini più intense dell’intero viaggio.

Ci facciamo strada attraverso alcune vie secondarie, poi su una strada principale piena di bancarelle e negozietti di ogni tipo. L’intero posto sembra calmo e accogliente, quindi lo esploriamo un po’. Più avanti andiamo in un ristorante che il papà di Danny ci ha raccomandato caldamente.
Il kitsch deco è in totale sintonia con la cucina locale ed offre il miglior “ceviche” dell’isola. Siamo grandi fan di questa zuppa sudamericana fatta di pesce crudo marinato nel succo di limone, quindi non c’è bisogno di dire che ce la godiamo fino all’ultima goccia, e possiamo confermare che la sua reputazione è totalmente meritata.

Sciacquati con una birra locale, “Club” o “Endemica”, e una manciata di banana chips, siamo rigenerati con il carburante di cui abbiamo bisogno per affrontare il resto della giornata.
È perfetto, perché avevamo programmato di andare dall’altra parte della baia per controllare uno spot e continuare a goderci il grande swell, col vento proveniente ancora da terra.

Dopo 20 minuti di camminata che ci aiuta a digerire il pranzo, nonostante la marea fosse abbastanza alta quando arriviamo, alcuni grossi set di 3-4 sinistre rompono sul reef esterno, aprendosi fino a raggiungere un inside ripido che porta alla fine del rocky point. Mentre osserviamo una manciata di otarie che cavalcano con grazia le onde col loro stile inimitabile, Alexis e Gaspard si sentono chiaramente motivati ​​ad unirsi a loro, aspettando il momento giusto per lanciarsi da una sporgenza rocciosa.

Entrambi raggiungono il picco rapidamente, quindi partono su diverse sinistre mentre 5 o 6 surfisti locali si uniscono a loro in lineup. L’atmosfera è amichevole e, con un po’ di pazienza e rispetto, Alexis e Gaspard trovano altre sinistre perfette per lunghe corse in backside fino a riva, che attraversano la piccola baia offrendo una surfata di circa 300 metri.
Mentre stanno risalendo verso il picco, gridano per incoraggiare i locals nelle discese sulle loro onde. Tutti si stanno divertendo molto e stanno ottenendo il massimo da queste fantastiche condizioni di swell.

Boat trip
I giorni seguenti sono ottimali con condizioni simili e grande qualità dello swell che, secondo Danny, non è così frequente nelle Galapagos: “sei venuto appositamente per questo big swell o è solo stata fortuna?” – ci ha chiesto quando siamo arrivati, dopo aver controllato le previsioni. Evidentemente la stella della fortuna brillava sul nostro viaggio e non potevamo fare a meno di goderci ogni minuto sull’isola.

Le session sono proseguite in diverse zone della baia, spot diversi a seconda delle maree, giornate intense che ci portavano ad addormentarci subito la sera, dopo 10 km di camminate e 5-6 ore tra le onde.
Dopo l’ennesima giornata di surf, Danny è venuto a casa per chiederci se ci piacesse unirci a lui il giorno seguente per raggiungere un secret spot accessibile solo via mare. La previsione è ancora ottimale e ci diamo appuntamento l’indomani, all’alba al molo, per salire sulla sua barca.

Con tutto l’equipaggiamento a bordo lasciamo la baia osservando la costa occidentale dell’isola da una prospettiva completamente differente, quella dell’oceano. Danny ci indica tutti i siti interessanti lungo la via per mare, prima di fermarci di fronte a una piccola isola straordinariamente bella e con una lunga lingua di sabbia bianca e acqua cristallina. “Qui è un paradiso per i leoni marini e gli altri animali selvatici” spiega, mentre è attento alla guida del suo bimotore.

Il viaggio continua, attraversiamo infinite distese di costa selvaggia e vergine, per poi entrare in un’altra grande baia tranquilla ai piedi di una collina. L’acqua è di un sorprendente color verde rispetto a prima e più in alto, dietro la fascia di vegetazione, possiamo distinguere alcuni ampi crateri, che ci ricordano le origini vulcaniche dell’isola.

Col motore al minimo la barca avanza lentamente all’interno della baia, poi Danny ci indica un’onda che sta rompendo sulla barriera corallina: “Vedi quell’onda? questa è la zona del take-off, sarà molto divertente!“- Qui non c’è altra traccia umana nel giro di diverse miglia…e in un attimo Alexis e Gaspard saltano in mare remando verso il picco, raggiunti 5 minuti più tardi dal loro amico.

Sebbene l’onda non fosse così perfetta come in altri spot che abbiamo surfato, queste lunghe pareti da 5-6 piedi che srotolano indisturbate davanti a questo paesaggio surreale hanno comunque offerto molto divertimento. I set sono abbastanza frequenti e regolari, permettono di surfare un sacco di onde e offrono barre per provare una grande varietà di manovre, dai nuovi trick fino a spingere i propri limiti negli air. Questa giornata ha spiccato tra tutte per la sua originalità, è stato tutto così diverso…soprattutto quel fondale di crateri che ci ha dato l’impressione di surfare da soli sulla luna.

The end of the road
Il tempo passa velocemente sulle isole. Troppo velocemente. La nostra visita sta arrivando al suo epilogo ed ora è il momento di surfare onde diverse, quelle della nostalgia. Negli ultimi giorni Alexis e Gaspard hanno preso l’abitudine di surfare nello stesso spot, 40 minuti di escursione lungo un sentiero, ed ogni pomeriggio facevano una breve session quando la marea raggiungeva un livello ormai collaudato.

L’onda è in realtà un po’ variabile, ma include sempre una sezione molto hollow sulla destra, che va superata al massimo. Dopo molta pratica Alexis e Gaspard hanno preso bene le misure con questo spot in mezzo al nulla, riuscendo ad apprezzare ogni singolo aspetto della secca.

Arriva il momento dell’ultima session prima di lasciare l’isola e tutti vogliono chiuderla con una surfata opportunamente sublime. Lo swell è leggermente diminuito rispetto ai giorni precedenti, ma il reef aiuta a concentrare l’energia in un piccolo punto, creando una bowl piuttosto potente.
Mentre attraversiamo la spiaggia i due surfers osservano dei set solidi intorno a 6 piedi che arrivano direttamente sul reef. La marea sta salendo velocemente, così si affrettano ad entrare in acqua e remare verso il picco. In un batter d’occhio entrambi pronti a remare il primo set, parte Alexis. Dopo un late take-off sulla grande onda rapidamente si trova davanti la sezione tubante e accovacciandosi sotto al lip e scompare…lo rivediamo fuori dal barrel 50 metri più avanti.

Gaspard parte sulla seconda onda del set subito dopo suo cognato e segue una linea simile, con un nuovo tubo molto lungo e profondo. Questa session non poteva iniziare meglio ed è continuata con la stessa intensità, alternando partenze al limite, potenti rail to rail e un ampio repertorio di manovre aeree.

Soli e in totale tranquillità, osservati dai leoni marini e dalle tartarughe giganti, entrambi i surfers francesi non cedono al tramonto, salutando tristemente la line-up solo al crepuscolo.
Aiutati dalla luce della luna lungo il sentiero verso casa, riviviamo tutti i magici momenti indimenticabili di questo viaggio, che non riusciamo a paragonare a nessun altro surf trip fatto finora.
Come successo per Charles Darwin, le Galapagos sono state davvero sorprendenti e ci hanno impressionati sotto molteplici ragioni.
Inutile dire che questo luogo incredibile resterà inciso per sempre nelle nostre anime.