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The Big Sea: il prezzo del neoprene sulla salute umana

di - 26/02/2023

The Big Sea è un documentario ideato dai surfisti e giornalisti Lewis Arnold e Chris Nelson, le cui riprese sono state realizzate negli ultimi tre anni tra Louisiana, California, Regno Unito, Irlanda, Francia, Spagna e Australia. Si tratta un progetto indipendente e autofinanziato che esplora la natura tossica delle mute e del reale costo umano nella produzione di neoprene, che rappresenta l’anello di congiunzione tra il surf e il cancro.
Per completare il documentario c’è bisogno del nostro sostegno partecipando a questa piccola campagna di raccolta fondi su kickstarter o semplicemente diffondendo la notizia, sensibilizzando su questo tema reale ma per gran parte ignorato dalla comunità surfistica.

C’è un tratto di terra nello stato della Louisiana in cui sono concentrati, per una lunghezza di 130 km, circa 200 impianti di produzione petrolchimica e raffinerie, che rappresentano il 25% della produzione chimica negli Stati Uniti d’America.
Il nome di quest’area compresa tra Baton Rouge e New Orleans è soprannominata Cancer Alley.
Il motivo del nome non è difficile da intuire: in questa zona c’è il più alto rischio di cancro degli Stati Uniti, che risulta 50 volte superiore alla media nazionale.

La stragrande maggioranza delle mute presenti oggi sul mercato è realizzata in una gomma sintetica chiamata neoprene. Il neoprene altro non è che il nome commerciale per la gomma cloroprene, risultato di un processo chimico tossico e cancerogeno che viene attuato in uno di quei 200 impianti.

L’impianto di produzione di gomma cloroprene negli Stati Uniti è di proprietà della società chimica giapponese Denka e si trova nella città abitata prevalentemente da afroamericani a basso reddito, nella Louisiana.
Il cuore della Cancer Alley è dunque nero, lo stesso colore del neoprene e dell’ombra gettata su questo tipo di attività, i cui prodotti finiscono indossati da tutti noi prima di entrare in mare.

I produttori di The Big Sea, Lewis Arnold e Chris Nelson. Foto: Adriana Lozano

Nella Cencer Alley non esiste casa attorno alla comunità vicina all’impianto che non sia stata toccata dal cancro. Qui il rischio di prendersi la malattia è 50 volte la media nazionale degli Stati Uniti e l’EPA riconosce che l’elevato rischio di cancro è dovuto alle emissioni di cloroprene dall’impianto Denka.

Come surfisti e possessori di numerose mute dobbiamo tutti sentirci presi in causa. Quando i registi di “The Big Sea”, Lewis Arnold e Chris Nelson, hanno compreso il devastante impatto che la produzione di cloroprene ha avuto su questa comunità, si sono subito sentiti complici di tale disastro.

E’ forse questa una storia popolare da raccontare? 
No.

Ma è stato ciò che si sono sentiti costretti a fare gli ideatori di The Big Sea?
Assolutamente si.

Questo film parla del potere che noi, come individui e come surfisti, possediamo entrando a far parte del cambiamento.
Le mute di neoprene sono parte integrante dello stile di vita del surf, concedendo l’accesso in mari e latitudini in cui prima non era possibile e creano una maggiore connessione con l’ambiente oceanico. Di fronte a questi fatti scioccanti e con un’alternativa più verde disponibile, ci chiediamo quando l’industria delle mute, che fattura circa 2.820 milioni di dollari ogni anno, porrà fine alla relazione tossica con il neoprene, che di certo non ci identifica come surfisti.

The Big Sea sfida il surf, uno stile di vita che è orgoglioso del suo ethos ambientale, chiedendo ai marchi e ai surfisti se sono pronti ad allontanarsi da una sostanza chimica così fortemente legata all’inquinamento tossico e alle accuse di razzismo ambientale.

Sono pochi i marchi di surf che hanno saputo reagire a tale sfida, ma è sempre incredibile vedere come Patagonia sia stata la prima a creare una reale alternativa ecologica alle mute, brevettando 10 anni fa lo Yulex.
Ed anche in questo caso Patagonia è la prima azienda a sostenere progetti di tutela e sensibilizzazione ambientale come The Big Sea, che per certi aspetti può nuocere all’ideale di capitalismo economico della surf industry.
Ma questo poco importa ad un’azienda che fa dell’etica ambientale il suo cavallo di battaglia.

Per partecipare alla campagna di crowdfunding:

kickstarter.com/projects/thebigseafilm/the-big-sea

Per scoprire di più sul progetto The Big Sea:

thebigsea.org

Tutte le immagini sono di Lewis Arnold, ad eccezione delle foto del filmmaker (Credit: Adriana Lozano/ LS/FF)

DENKA: The Denka chemical factory in Louisiana produces chloroprene rubber AKA Neoprene. It has risen from the site of a former slave plantation on the banks of the Mississippi. A school and community sits on the fence line of this chemical plant. The cancer risk to this community is the highest in the USA – 50 times the national average – due to the toxic nature of chloroprene rubber production, a fact confirmed by the US Environmental Protection Agency.

ROBERT TAYLOR: Robert Taylor is a Louisiana activist who has been campaigning against the Denka chloroprene rubber emissions that have laid ruin to his community and family.

SURFERS: All surfers featured in The Big Sea are wearing natural rubber proving that it is simple for surfers to #saynotoneoprene and still get barrelled. With a cleaner, greener alternative readily available, when will the $2820 million wetsuit industry clean up its act and end its toxic relationship with Neoprene?

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf