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Tre domande a Fabrizio Scalzotto CEO Bianchi

di - 05/06/2020

fabrizio salzotto ceo bianchi

Un marchio di bici moderno

A dispetto della sua età, della sua storia e del peso storico che ha nel mondo della bicicletta, oggi la Bianchi di Treviglio è probabilmente l’azienda italiana più moderna. Non ci riferiamo “solo” al progetto bici, non solo al mezzo su cui possiamo pedalare, ma ad una veduta rivolta al futuro che porta Bianchi in un’altra dimensione. Creare una piattaforma e-bike è stato il primo passo e un messaggio davvero importante.

bianchi

Tre Domande a Fabrizio Scalzotto CEO Bianchi

  • immaginiamo che le trattative per dare vita a questa, che ci piace definire partnership tra due colossi dello sport italiano, sia partita tempo a dietro. Questo momento storico e l’emergenza che stiamo vivendo ha in qualche modo assecondato la scelta di essere partner anche di una parte del mondo virtuale?

È evidente che sul piano economico il momento è delicato. Alcuni brand italiani sono stati ceduti a fondi esteri e, in generale, la situazione è di grande incertezza. Per questo motivo, in quanto azienda italiana con 135 anni di storia, abbiamo voluto mandare un segnale forte sostenendo il Giro d’Italia. La corsa rosa è un vero e proprio patrimonio culturale del nostro paese e un evento italiano dal forte respiro internazionale. Su questi presupposti, insieme agli amici di RCS Sport, abbiamo dato vita alla prima edizione del Giro d’Italia Virtual, creando un modello esclusivo e in edizione limitata per celebrare la nascita di questo evento: Aria-Bianco Italia.

bianchi aria e-road giro d'italia

  •  Questo accordo è un messaggio molto forte che arriva da Bianchi, per quello trasmette in fatto di valori ma anche in ottica futura. Non ci riferiamo “solo” alla parte racing del marchio, ma anche per tutto quello che abbraccia il nuovo concetto di mobilità. Secondo lei, il mondo virtual cycling, può essere realmente un’ulteriore canale di comunicazione che la bici può sfruttare a suo favore?

Sì, l’indoor cycling è un nuovo e potente canale di comunicazione in cui vogliamo essere presenti. Il concetto di connettività è per noi fondamentale e l’indoor cycling va in questa direzione. Già lo scorso anno abbiamo introdotto il nuovo brand Bianchi Lif-E, comunicando la scelta per noi strategica di mettere al centro del progetto la persona, per fornire la migliore esperienza di mobilità elettrica intelligente. Crediamo fortemente nello sviluppo della smart mobility e Lif-E è la nostra piattaforma per sviluppare questo progetto, basandoci su capisaldi come sostenibilità, benessere e innovazione. Il risultato di questa visione e di questo approccio innovativo sono le e-bikes che presentiamo nel mercato.

  •  Bianchi è in un certo senso la prima azienda italiana di ciclismo che fa pace con la tecnologia, con ampie vedute verso il futuro e con la volontà di sfruttare le potenzialità della tecnologia stessa. Si rivede e rivede l’azienda Bianchi di oggi in questa affermazione?

Certamente, Bianchi opera in omnichannel. I sistemi IT e l’utilizzo di software innovativi fanno parte di un nuovo percorso di intelligence che mira a capire il cliente e ad accompagnarlo nelle sue esperienze e nella fase decisionale. Crediamo fortemente nella validità di un’offerta mista di strumenti e canali per essere sempre più customer oriented.

a cura della redazione tecnica, grazie a Fabrizio Scalzotto e allo staff Bianchi, immagini courtesy Bianchi.

bianchi.com

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.