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Trek Émonda SLR, Trek-Segafredo Team Issue

di - 26/01/2018

LE NOSTRE IMPRESSIONI

In questo caso, ci sembra un valore oggettivo, ci troviamo al cospetto di una bicicletta bella nel design, tanto elegante e raffinata ma capace di trasmettere performance al tempo stesso. Al di la di quello che è il suo valore alla bilancia, la prestazione su strada impressiona anche i cuori più duri e quel ciclista che, vuole trovare un argomento di discussione a tutti i costi. I salita è un proiettile, gratificante nella pedalata da seduti, esplosiva nei rilanci e mai troppo scomoda, anche se la geometria H1 obbliga a qualche sacrificio. La bici è compatta e lo sterzo da 12 cm è ridotto e tanto rigido. Nonostante questo, Émonda si dimostra briosa, velocissima negli inserimenti in curva e nei tornati, nei continui cambi di direzione ma, mai instabile.

Ovvio, non è una bici per tutti, Trek Émonda è un mezzo per gli agonisti: va guidata, in parte assecondata, va adattata e in parte ci si deve adattare. Questa è una bici da corridore vero, la sua chiave di lettura è anche questa, una bicicletta esigente. Utilizzata e “maltrattata” (quando la si porta in gara) è un equipaggiamento che porta ad un guadagno in fatto di performance. Non è una aero concept, come la Madone per intenderci ma è ampiamente sfruttabile anche nei tratti pianeggianti e sul passo. Le imperfezioni dell’asfalto vengono smorzate solo in parte, dettaglio quest’ultimo che fa pensare ad una buona preparazione atletica dell’utilizzatore finale ma anche di gestione dei suoi componenti (pneumatici e la loro pressione, solo per fare un esempio). La sella, modello Montrose SE è un pò dura nella parte centrale. Le ruote sono due rasoi, filanti e reattive, stabili e franano bene, senza saltellare. Shimano Dura-Ace Di2 serie R9000 è una garanzia: l’abbiamo usato anche in configurazione Full-Syncro-Shifting.

Per il test abbiamo utilizzato:

Casco Abus GameChanger, occhiali Briko Superleggero

Abbigliamento Craft Shield

Scarpe Gaerne G.Stilo+

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.