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URBNSURF: prima recensione del Wavegarden Cove

di - 25/02/2020

A cura di @fedpani | Foto: Federico Pani & Courtesy URBNSURF

Cos’è URBNSURF?
E’ una wavepool creata a Melbourne da imprenditori australiani, utilizzando la tecnologia Wavegarden Cove. Al contrario della capostipite in funzione nei Paesi Baschi (chiusa al pubblico) ed in UK (Snowdonia, pubblica), che utilizza un’ala che viaggia sotto la superficie dell’acqua, attaccata ad una sorta di treno che corre al centro vasca (zio Kelly ha chiaramente copiato), qua la creazione delle onde è nascosta ed è segreto industriale. La vasca ha forma romboidale, con un pier al centro che nasconde la macchina delle onde e le divide in destre e sinistre (identica come forma a The Wave Bristol, ma più grande).

Veduta aerea dell’identica ma un poco più piccola The Wave di Bristol

Cosa trovo una volta varcati i cancelli?
Spogliatoi, bagni, docce, lockers, divani, tavoli, panchine, spazi verdi, spa, scuola di surf, noleggio ed acquisto attrezzatura, servizio fotografico/video, bagnini, camioncini per rifocillarsi e presto anche un vero e proprio bar ristorante (alcune cose sono ancora in allestimento, ma l’esperienza è già ottima), clima rilassato e surfisti gasati.

Che onde ci sono a disposizione?
Dal sito è possibile prenotare sessioni per beginner, intermediate e advanced. I beginner stanno vicino riva, se così si può dire, gli intermediate e advanced si alternano durante il giorno e surfano le onde partendo dal picco più lontano.

Quanta gente c’è in acqua?
Ogni lato accoglie un massimo di 18 surfisti per ogni sessione. Oltre ai beginner che fanno lezione vicino riva.

Come si svolgono le sessioni?
Dieci minuti prima dello scadere di ogni ora suona una sirena che avvisa i surfisti in acqua che è tempo di prendere un’ultima onda ed uscire. Contemporaneamente il nuovo gruppo viene radunato al centro, vicino al pier, per scannare il braccialetto elettronico e per una breve introduzione.
Dopodiché si entra in acqua ed inizia la giostra. Fino alla prossima sirena.

Cosa succede in acqua?
Le onde generano una corrente significativa che gira in senso orario nella parte delle onde destre, e antiorario dalla parte opposta. Quando si entra in acqua accanto al pier basta sdraiarsi sulla tavola e si viene portati agevolmente verso il picco in fondo alla piscina, dove il muro esterno ed il pier centrale convergono, creando un angolo d’acqua che risulta essere la take-off zone.
Se si cade la cosa migliore è farsi trasportare dalla schiuma dell’onda successiva verso riva, per poi attraversare la piscina verso il pier sfruttando la corrente, e tornare al picco remando il meno possibile. Qualsiasi altra scelta, oltre ad essere di intralcio e in qualche modo pericolosa per gli altri surfisti, risulta in una lotta impari contro un potente fiume d’acqua che si farà sentire sulle vostre spalle a fine giornata.

Le onde vengono sparate circa ogni sei secondi ed in set di circa dieci alla volta. Dopodiché c’è una pausa di uno o due minuti prima del nuovo set. Inizialmente la pausa è una delusione e la prima reazione è: ecco la fregatura! In realtà, come accennato, questa macchina spara onde vere ogni pochi secondi in uno spazio che non è poi così grande come sembra. Dopo poco la corrente è fortissima, c’è chi cade e non si toglie di mezzo, chi viene trascinato sino al parcheggio, chi lotta di traverso ed invano contro il fiume…Non so se ci siano ragioni tecniche, ma la pausa risulta essere necessaria per la sicurezza di tutti, per ristabilire ordine e ridare fiato ai partecipanti.

Si, avete letto bene: ridare fiato. Non proprio in senso letterale ma l’esercizio qua avviene ad una intensità molto più alta che in mare. Nella mia prima ora all’URBNSURF ho contato 14 onde e presto mi sono avviato per la cinquantina! E mentre in mare/oceano il surfista sceglie quando e come e cosa fare, qua è come avere il personal trainer che ti conta i secondi di riposo tra un push-up ed uno squat.

Are you ready?

Come detto le onde vengono sparate in set di circa 10 alla volta. Ciò significa che se la sessione è completamente piena (ed al momento all’URBNSURF stanno vendendo tutti i posti disponibili, sempre, tutti i giorni, dall’alba alle dieci di notte), i 18 surfisti in acqua prendono le onde necessariamente in due set diversi, con una pausa nel mezzo. Dunque non c’è bisogno di affrettarsi a fare il giro, perché non prenderete mai due onde dello stesso set. Una volta capito questo, farete con più calma, risparmierete energie, e penserete con più serenità alla prossima bella onda che vi aspetta tra qualche minuto.

Stare in fila nello strano line-up è la parte più fastidiosa, a mio avviso. Durante la pausa non c’è problema, ma quando si inizia, si galleggia accanto al pier centrale mentre le onde vi fan fare le montagne russe, risucchiandovi in avanti ed in dietro a ciclo continuo, mentre dovete gestire la posizione insieme ai vostri vicini. Se andate col longboard come il sottoscritto, mettete in conto il fatto che i vostri vicini (90% shortboard, sembra essere la media) sbatteranno contro la vostra tavola con una certa regolarità!

Il take-off è l’esperienza più strana che possiate avere. Siete in fila, uno ad uno gli altri partono con regolarità da metronomo, ed in punto in bianco avete 6 secondi per mettervi in posizione e prendere un’onda che non c’è, non avete visto, non avete scelto, non avete valutato. Ma basta il tempo di spostarvi al centro, girare la tavola e dare uno sguardo alle spalle per vedere l’acqua della piscina salire decisamente in alto e risucchiarvi indietro. Tocca a voi. O siete pronti o cadrete senza appello.
Inizialmente il processo può confondere i vostri automatismi e risultare alieno. È molto probabile che fallirete il vostro primo take-off, per il semplice motivo che in realtà non sapete cosa state facendo. Ma dopo poco aggiusterete il tiro ed a quel punto inizia il divertimento.

Seconda o terza manovra ardita del tipo a destra mentre molti rimangono nascosti dietro alle onde in attesa del loro turno.

Ma insomma, come sono queste benedette onde?
Vediamo, come posso descriverle in poche parole.. Ah ecco: una figata!
Qua devo specificare di aver surfato, col longboard, solo l’intermediate, perché il tubo a disposizione per gli advanced è fuori dalla mia portata. Ho anche una certa età e somiglio più ad un bradipo che ad un gatto. Tuttavia, dalla mia parte c’è il fatto che normalmente surfo in Gold Coast e conosco le famose onde della zona.
Questo per dire che l’intermediate offre un’onda tipo point, che spinge quanto basta, con una bella parete aperta per le vostre manovre ed un picco che si srotola e vi travolge esattamente come in oceano. L’oceano regala certamente onde migliori e di varietà, ma anche peggiori e per periodi indefiniti. Ed è praticamente impossibile prenderne così tante di questa qualità nell’arco di poche ore. Questo posto è praticamente una palestra per il surf.

Ma la parte migliore è che durante la session cambiano i settings, aumentando gradualmente l’altezza e la potenza dell’onda. Si parte ad altezza bacino e si finisce ad altezza testa. Il take-off diventa un poco più critico e la parete a disposizione più alta e consistente. L’ultimo setting mi ha ricordato l’onda di National Park a Noosa, in buone giornate: sufficientemente alta, di bella forma e veloce per godere come un riccio.
La durata è di circa 12 secondi. L’onda di URBNSURF vi da abbastanza tempo per spararci 3 o 4 manovre in scioltezza.

Ma son proprio tutte uguali?
No. Le correnti interne, la rifrazione ed il vento fan si che ogni onda sia unica, pur restando maledettamente, incredibilmente simile alle altre.

E la advance?
Per quanto visto, la session advance riprende da dove aveva finito l’intermediate: onda alta e muro aperto, per poi diventare via via più cattiva. L’onda si trasforma ed il tubo viene formato con una sorta di picco tipo The Wedge in California, per capirci. A quel punto si tratta di fare take-off, bottom turn, uno spray in cima, e poi via dentro il tubo, che dura un paio di secondi. In questo caso, al contrario dei tubi infiniti che vedo in Gold Coast, qua il tubo sembra essere breve (sembra perché non so cosa si provi a farlo) e comporta anche la fine dell’onda.
Certamente è abbastanza difficile dato che ho visto cadere di continuo tantissime persone.

Il tubo dell’onda Advance durante una session serale con illuminazione artificiale, un po’ come a Varazze nei giorni migliori

Ma ne vale la pena? Non è troppo caro?
L’intermediate all’URBNSURF costa 69$ (42 euro al momento di scrivere) in giorni lavorativi e 79$ il weekend. Se vivete in Australia e credete sia caro, avete qualche problema da risolvere prima di andare a surfare.
La quantità combinata con la consistenza delle onde che prendete in piscina supera una normale session tra i pesci.

Ma scusa, ed il contatto con la natura, la lotta contro gli elementi, i regali di Nettuno, la ricerca dell’onda perfetta, il karma, l’illuminazione, le visioni di San Pietro sopra la traversa come Fantozzi e le foto facendo yoga in controluce al tramonto…dove le mettiamo?
Mi spiace che voi abbiate questi problemi. Ma non sono uno psicologo. Per tutti quelli che invece pensano che surfare sia divertimento, l’URBNSURF, ed in generale la tecnologia Wavegarden Cove, è certamente il parco giochi che fa per voi.

Consigli?
Fare minimo due sessioni. Con la seconda tutte le incognite son passate e rimane solo il godimento. Approfittatene per provare pinne e tavole diverse: in due ore risolvete i dubbi amletici che vi attanagliano da anni.
Arrivate in forma.
Divertitevi!

Federico è surfista della domenica che pratica longboard in Queensland.
Seguilo su https://serendipitysurf.blogspot.com/
IG: @fedpani,

 

 

Sotto: alcuni scatti dall’onda di Melbourne, ben surfabile con qualsiasi tipo di tavola

 

   

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf