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Zoncolan Challenge, metafora di vita

di - 31/08/2022

L’appuntamento per la Zoncolan Challenge for Small-House è fissato a Ovaro sabato 10 settembre alle ore 16.00. Protagonista dell’impresa – 24 ore di scalate da ripetersi a intervalli di tre ore – è Valter Franz, papà di Joseph, un bimbo di sette anni affetto da una grave forma di autismo. Valter non è nuovo a queste imprese: nel 2020 fece il Giro d’Italia in solitaria, un viaggio verso la conoscenza e la comprensione di un mondo ancora troppo distante dalle necessità di chi lo affronta quotidianamente.

Salita metafora della vita

La Zoncolan Challenge for Small-House non è una gara e non ci sono classifiche: è un evento ciclistico e podistico benefico realizzato da Valter, con la collaborazione di Biotex, della Fondazione Marco Pantani Onlus e di tanti amici, per raccogliere fondi in favore del progetto Small-house.

Un progetto lungimirante, che pone l’accento su ogni aspetto delle difficoltà dell’autismo e che rappresenta la vera speranza per il presente e per il “Dopo di noi (legge in vigore dal 2016, che tutela i diritti dei disabili gravi rimasti privi del sostegno familiare).

Tutti possono iscriversi

Valter si mette in gioco di nuovo, dopo il Giro d’Italia del 2020 e chiunque lo desiderasse, potrà unirsi a lui, prenotando l’ora di ascesa pedalando o camminando al suo fianco.

Lo Zoncolan è una salita dura, ma non quanto la vita quotidiana di queste famiglie. L’ascesa rappresenta il percorso in salita che le persone autistiche e le loro famiglie affrontano quotidianamente. Una scalata che non finisce mai, costellata di difficoltà in ogni aspetto, in cui l’unica certezza è sapere che non ci si può mai arrendere.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.