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Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere

di - 29/04/2021

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere

Gli amatori e il ciclismo amatoriale una razza strana, fatta di tante teste e si sà, ogni testa è un mondo. Svolgere un’attività amatoriale dovrebbe essere prima di tutto un piacere, un motivo di divertimento e lo sfogo di una passione. Lo dovrebbe essere a prescindere da tutto, dai modi con i quali viene vissuto lo sport e l’agonismo.

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere
Immagini come questa faranno parte del bagaglio del ciclista amatore per molto tempo.

Il mondo degli amatori e le regole

Fare l’amatore non è un lavoro, non è (per lo meno non dovrebbe esserlo) il fulcro della nostra esistenza ed è anche una questione di educazione e buon senso. E’ pur vero che calibrare la passione con l’agonismo, farlo oggi durante il periodo Covid, non è cosa semplice. Ma con questa situazione ci dobbiamo confrontare, perché questo momento lo stiamo vivendo e in qualche modo lo subiamo (tutti e nei modi più disparati). Mai come ora, fare l’amatore agonista comporta dei doveri e degli obblighi, più che in passato. L’universo degli amatori non è una zona franca e tutti i protagonisti sono soggetti al rispetto delle regole, vecchie e nuove, proprio come accade nel mondo al di fuori dello sport!

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere

Un ciclista amatore è come un cliente

Gli amatori sono a tutti gli effetti dei clienti, che pagano la loro quota per partecipare ad un una gara, una manifestazione e per dare sfogo alla passione. Pagare il biglietto però, non dà il diritto di essere maleducati e supponenti, arroganti e irrispettosi. Il cliente ha sempre ragione? No, il cliente va educato e rispettato, ma pure lui ha degli obblighi e dei doveri ai quali dare merito. Il disservizio (se esiste, quando esiste) va fatto notare, perché esso stesso può diventare oggetto di miglioramento per il futuro. Una critica costruttiva è sinonimo di appartenenza alla categoria.

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere
Se è vero che le organizzazioni degli eventi sportivi devo ricalibrare, rispetto al passato, i vari servizi offerti, anche gli utenti e chi usufruisce del servizio, deve adeguarsi alle nuove regole, modi e modalità.

Il momento non aiuta

Qui non si tratta di bacchettare una categoria, piuttosto che un’altra, di dare la ragione ad una compagine e torto a quell’altra. Qui si parla e si scrive di senso civico, perché in un periodo come questo in particolare, non abbiamo idea di chi troviamo di fronte a noi. Chi più e chi meno, tutti siamo segnati da questa pandemia che condiziona le nostre vite, la quotidianità e il modo di vivere, il nostro e quello famigliare. Chi è rimasto emotivamente colpito da un lutto, oppure ha affrontato la malattia con le sue conseguenze (etc.). Questo vale per i “clienti” e vale per “chi eroga il servizio”. Siamo fatti anche di emozioni, corretto?

Le persone soffrono per lo stravolgimento di quelle che erano le abitudini, la normalità e la zona comfort. Capire e cercare di farlo, assecondare, interpretare e talvolta immedesimarsi. Chi dice e pensa “io non voglio capire, non mi interessa” è semplicemente “un ignorante ed inetto” e scusate se lo scriviamo in modo così esplicito, perché purtroppo/per fortuna, il mondo è un luogo condiviso. Non ti va di rispettare le nuove regole? Stai a casa, oppure vai a farti dei giri in bici, lascia perdere le autocertificazioni, le file per il ritiro del chip e le attese in griglia con la mascherina! Ingarellati con te stesso.

Il partecipante è un ingranaggio del sistema

Ma gli amatori (organizzatori, volontari e operatori in genere) sono anche degli ingranaggi, l’uno collegato al prossimo. In qualche modo, il comportamento di qualcuno  può condizionare l’attività di tutti. Abbiamo vissuto epoche di agio, rimaniamo nell’ambito del ciclismo. Si andava ad una gara, si ritirava il numero, il pettorale e il pacco gara, spesso abbiamo delegato amici e mogli in questa operazione. Facevamo i “corridori veri” per qualche ora e poi si tornava ad essere persone normali. Partecipare ad una granfondo significava (e significa) programmazione nel medio e lungo termine, ma una volta fatta l’iscrizione, la “rottura burocratica”, in un certo senso terminava. Andare a fare una gara a circuito; si decideva qualche ora prima, ma quali pre-iscrizioni e fogli da compilare! Non esistevano mail di conferma (se non in rarissimi casi). Andare in bici e non preoccuparsi di null’altro, quasi come se fare quella gara fosse la normalità, un vero e proprio obiettivo e quel contesto organizzativo fosse li per noi; e noi soltanto.

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere
Una nuova cartellonistica, solo un esempio di come cambiano le manifestazioni. Zone transennate e con colori specifici. Zone di “bolla” e maggiori controlli. Non è facile per nessuno.

Ma tutto è stato stravolto

Ora è necessario fare le pre-iscrizioni on-line, ma prima bisogna aver scaricato l’autocertificazione Covid-free. Le gare adottano una sorta di numero chiuso e non di rado questo stesso numero è raggiunto nel giro di qualche ora. Il rischio di rimanere esclusi è reale. Bisogna recarsi sul luogo di partenza con largo anticipo e i motivi sono diversi. Ci sono le zone transennate da rispettare, si fanno lunghe file per accedere alla zona delle iscrizioni: controllo dei moduli e misurazione della temperatura corporea. Attenzione a non essere appiccicati l’uno all’altro.

Dalla parte dei C.O. la cosa non è diversa, anzi, si è ulteriormente amplificata rispetto al passato. Non dobbiamo dimenticare un altro fattore, ovvero il ridotto numero di gare amatoriali un po’ ovunque, aspetto che in alcuni casi, ove possibile, ha fatto aumentare il numero medio dei partecipanti. Cambiano anche i nostri doveri e nostri obblighi, in qualità di amatori, clienti, partecipanti e utenti del settore.

granfondo valtidone

Gli sportivi sono dei privilegiati

Si lo siamo. Siamo fortunati, perché anche nel momento in cui le scuole sono state completamente chiuse, gli ospedali esplodevano con i posti letto pieni, e viviamo grazie agli ammortizzatori sociali, ci è stato permesso di andare in bici e fare qualche garetta qua e là. Fare gli amatori oggi è più difficile che in passato. Organizzare una gara oggi è molto, ma molto più complicato e costoso rispetto al recente passato. Perché non arrivare a capire questo facile meccanismo e provare ad essere anche dall’altra parte della barricata di tanto in tanto? Le granfondo e le kermesse a circuito non sono il Tour de France e non sono al pari del Giro d’Italia e non ci sono in ballo interessi milionari. Il Campione del Mondo in carica è Alaphilippe e quello italiano è Nizzolo, che il corridore lo fanno di mestiere.

Amatori e bicicletta, il piacere e il dovere

Nessuno è escluso

Tutti siamo coinvolti in un modo di pensare che deve cambiare per cause di forza maggiore, nessuno è escluso. Chi usufruisce, chi opera per confezionare l’evento, ma anche gli organi preposti a rilasciare permessi, nulla osta etc. Gli stessi enti di promozione sportiva sono in prima linea e anche per loro questa è una buona occasione per evolvere, rinnovarsi (dove è necessario farlo) e far collimare una volta per tutte le necessità dei tesserati con quelle dei C.O., che a loro volta devono rendere conto all’ente. Si dice che le difficoltà, portano anche opportunità!

a cura della redazione tecnica, immagini di Andrea Cogotti.

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Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.