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ASHAA RR, il manubrio che non c’era

di - 03/02/2024

Stampato in 3D in acciaio, è il primo manubrio brevettato a garantire una posizione migliorativa dal punto di vista aerodinamico senza compromettere il controllo e la sicurezza. Il progetto nasce nel 2019 da un’idea di Romolo Stanco sviluppata insieme a Facundo Lezica ed è stato brevettato nel 2021 dopo un anno di test in galleria del vento e su pista.

La versione in fibra di carbonio – progettata e realizzata per un uso trasversale road – porta il miglioramento aerodinamico a ogni appassionato che cerca prestazione senza rinunciare al comfort su ogni percorso.
Una geometria esclusiva consente di risparmiare watt in pianura senza compromettere respirazione e spinta in salita e precisione di guida in discesa.

Leggi l’intervista “Romolo Stanco: oltre le regole del mercato

Il perché di un brevetto

ASHAA è stato pensato per le prestazioni e la sicurezza del ciclista, già quattro anni fa, e oggi rispetta le controverse nuove regole UCI sull’inclinazione delle leve.
Il brevetto è stato un passo naturale e dovuto visti i tanti contenuti innovativi presenti in ASHAA.
Non si tratta infatti della scelta del materiale, della specialità o di una misura particolare: stiamo parlando di ASHAA strada in acciaio 316L stampato 3D, la versione pista – in fibra di carbonio  – è ben nota  e in uso sulle bici di tanti campioni di livello mondiale e nulla vieta di usare materiali o misure diverse a seconda delle esigenze. ASHAA esiste anche in versione monoscocca in titanio, per esempio, e può essere customizzato anche per il Gravel.

La vera innovazione risiede nel modo in cui il manubrio si muove nello spazio per consentire allo stesso tempo di moltiplicare le prese possibili, aumentare il comfort, aumentare la profondità della presa sia quando si sta sui comandi sia in presa bassa.
La stampa 3D associata a un pool di eccellenze nel mondo della progettazione consente anche di fare un passo oltre, ovvero customizzare ciascun manubrio in funzione delle esigenze del singolo ciclista, con tempi contenuti e costi decisamente competitivi.

Il team di lavoro

A fianco di Romolo Stanco e Facundo Lezica, passato da tester a progettista, c’è un team che arriva dall’Università di Pavia e coinvolge il CompMech Lab e il 3DProtoLab guidati da Ferdinando Auricchio.
Il design parametrico sviluppato da TOOT engineering per ASHAA è stato ingegnerizzato dall’ing. Gianluca Alaimo di CompMech Group Unipv con l’obiettivo di calibrare la forma del manubrio alle prestazioni ricercate dall’atleta ottimizzando al tempo stesso anche le caratteristiche proprie del manubrio, sia in termini di forme e dimensioni sia di rigidezza strutturale e risposta alle sollecitazioni.

Facundo Lezica ha ottimizzato il design e i modelli 3D e testato diversi prototipi su pista e su strada: “Sia in presa bassa sia alta, la posizione è stabile e confortevole con una perfetta guidabilità – spiega l’atleta. Dai dati rilevati con il sistema pitot Velocomp Aeropod V5 – che rileva in tempo reale il CdA – la mia efficienza aerodinamica complessiva migliora di più del 4%. Questo significa che se con un manubrio normale di 40 cm a 320 W sono a 45 km/h, con la posizione che questo manubrio mi permette di assumere (sia sui comandi sia sulla piega) si viaggia a 47 km/h mantenendo le leve perfettamente allineate all’impugnatura. E ricordate che più la velocità aumenta più è ampio il divario tra i due valori.

Questi dati partono già da una posizione aerodinamicamente ottimizzata per ottenere il minimo drag possibile. Confrontando con lo stesso sistema una posizione più tradizionale (CdA 0.245) e la posizione che il design di Ashaa RR permette di ottenere (CdA 0.220) la riduzione del CdA arriva a superare il 10%.

La versione “van Schip” 

ASHAA è già sulle bici di tanti professionisti, sia su pista sia su strada; uno di questi è il Campione del Mondo Jan-Willem van Schip che insieme a TOOT Engineering ha sviluppato il suo manubrio ASHAA RR custom, per ottimizzare la sua posizione nel rispetto delle regole UCI. Dopo diversi test con prototipi stampati in 3D in polimero, dai suoi feedback è stato ottimizzato il design definitivo e stampato in 3D (acciaio 316L) con una rigidezza più che doppia rispetto ai migliori manubri in composito, un reach maggiore e un drop minore rispetto alla versione standard OPDS® (guarda il video).

Prestazioni e sicurezza

La ricerca della migliore prestazione possibile si affianca a un continuo controllo della sicurezza e della stabilità in bici, e a questo si rifanno anche le recenti normative UCI: i ciclisti cercano di stare nel modo più aerodinamico possibile e sono arrivati a inclinare le leve senza tenere conto che i manubri tradizionali non consentono di farlo in sicurezza perché non sono stati progettati e testati per quello.

Leggi l’articolo “Posizione in sella: come guidano i professionisti

Il lavoro fatto per ASHAA si muove proprio nella direzione di consentire una presa migliore e più profonda in tutta sicurezza, a cui si affianca la possibilità di molteplici posizioni sul manubrio a seconda del momento di gara/prestazione che l’atleta o l’appassionato affrontano.
Nato dalle esperienze su pista e in gara, risponde alle esigenze di atleti professionisti e appassionati “performance addicted” ma grazie alla possibilità di personalizzazione è possibile ottimizzare ASHAA anche per un utilizzo più trasversale su strada, Gravel o Triathlon. 
Non deve spaventare la ridotta larghezza assoluta del manubrio. Lo studio dinamico e posturale permette di assumere una posizione anche più confortevole di una tradizionale piega larga, sfruttando il reach più profondo che porta a un naturale allungamento dell’appoggio delle mani sui comandi. Questo accorgimento permetterà di assumere una posizione tale da ridurre il drag mediamente del 10% mantenendo una zona di comfort anche su lunghe percorrenze

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.