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Campagnolo Movement12, la via è tracciata

di - 17/04/2018

I sistemi frenanti

I freni a disco hanno delle pinze disegnate e strutturate per integrarsi con tutti i disc frame del mercato, reparto concepito per essere compatto e rigido, versatile e di facile manutenzione. Le pinze adottano pastiglie con design e mescole specifiche, con una sorta di inserto magnetico a supporto proprio delle pastiglie; possiamo considerare questa piattaforma come l’evoluzione dell’impianto a dischi idraulico H11, presentato nel corso del 2017.

I dischi sono completamente in acciaio forgiato, materiale forse non nobile come le leghe d’alluminio, ma sicuramente più resistente alle temperature elevate, quasi indeformabile. L’impianto funziona con olio minerale. Facciamo per un attimo un passo indietro: la regolazione della corsa della leva del freno e della distanza tra le pastiglie e il disco, sono dettagli che fanno la differenza, in positivo, per una prestazione dell’impianto che trasmette efficacia e feeling al tempo stesso.

Passiamo aI freni tradizionali, disponibili nelle versioni caliper ad attacco singolo al telaio, oppure direct mount, entrambi ridisegnati, più rigidi e leggeri rispetto ai modelli più anziani. Le due immagini qui sotto, mettono a confronto i caliper tradizionali con i direct mount (nell’ordine).

Soffermiamoci un attimo di più sui caliper direct mount; questi hanno i bracci indipendenti che distribuiscono la loro azione frenante direttamente sulla ruota, senza agire sui foderi (orizzontali, obliqui e sulla forcella), aspetto che azzera i rischi di dilatazione delle tubazioni.

Le prime impressioni

La trasmissione ha un feeling immediato, efficiente e quello che colpisce da subito è l’ingaggio immediato del cambio, anteriore, posteriore, nella due fasi di salita e discesa della catena. La trasmissione meccanica “si sente”, è sostanziosa e ha quel “rumore” che permette di sentire che il cambio di rapporto è stato effettuato, senza spostare la testa, senza che lo sguardo si distolga dalla strada. La leva del cambio, quella posta dietro alla leva del freno, rispetto al passato, si raggiunge meglio anche e soprattutto in posizione bassa al manubrio. Non abbiamo notato una grossa differenza, per quanto concerne i calipers (abbiamo provato la versione con bullone singolo), rispetto alla versione precedente Skeleton: forse più fluidi ed equilibrati nella corsa (avremmo necessità di avere a disposizione più ore per un utilizzo intenso). Discorso differente invece per l’impianto idraulico con i dischi. Questa piattaforma è tanto efficace, molto modulabile e personalizzabile, sostanziosa. Anche in questo caso sarebbero necessarie più ore di utilizzo ma le prime impressioni sono di un sistema votato a performances massimizzate. Il disco in acciaio non fa rumore, non fischia (le condizioni meteo in cui abbiamo effettuato il test, sono state di caldo e asciutto) e sembra non perdere di efficenza anche dopo una lunga discesa, con tanti cambi di direzione.

ph credits: Campagnolo e redazione tecnica

campagnolo.com

 

 

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.