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POC e il casco con l’Airbag

di - 13/08/2022

Spinto dalla crescente consapevolezza delle tematiche ambientaliste e dall’emergenza della mobilità assistita, il numero di ciclisti nel mondo sta crescendo rapidamente. Si tratta di una crescita che necessita di un migliore supporto in termini di sicurezza passiva, a cominciare dalla protezione offerta dai caschi, in modo particolare alle maggiori velocità permesse dalle biciclette a pedalata assistita. Le ferite alla testa sono, da sole, la causa di metà degli incidenti mortali in bicicletta. Sebbene l’importanza del casco, come sistema di protezione, sia ormai acclarata, l’ultimo report sulla Sicurezza in Bicicletta, pubblicato dalla società assicuratrice svedese Folksam, evidenzia come l’efficienza dell’assorbimento possa essere notevolmente migliorata. In modo particolare nel caso di collisioni con automobili a velocità superiori a 20 km/h. Ecco dunque l’idea del casco con l’airbag, che ha solleticato i camici bianchi di POC.

Si può fare

POC e Autoliv, leader mondiale nei sistemi di sicurezza automotive, stanno lavorando insieme per valutare la possibilità di abbinare la tecnologia airbag ai caschi. L’idea è quella di affidare all’airbag il compito di assorbire per primo l’energia derivante dall’impatto, lasciando al casco l’intervento successivo. I risultati di un primo studio condotto dai ricercatori di Autoliv, hanno confermato che un casco da bici dotato di airbag aumenterebbe sensibilmente la protezione, riducendo le conseguenze degli impatti. La combinazione delle due tecnologie di assorbimento porterebbe una diminuzione del picco di accelerazione lineare della testa e dei conseguenti rischi di ferite nei test da impatto. Lo stesso studio ha inoltre dimostrato che il miglioramento della protezione non implicherebbe la compromissione del design, del peso e del comfort di un casco che integri la tecnologia airbag.

Riduzione drastica dei rischi

Secondo le prime stime, grazie all’aggiunta di un airbag sulla calotta esterna, il rischio per un ciclista di subire traumi da modesti a fatali, in un impatto alla velocità di 20 km/h, potrebbe ridursi dall’80% al 30%.

Durante le fasi propedeutiche allo studio, Autoliv e POC hanno sviluppato i concetti iniziali grazie a strumenti avanzati di simulazione e crash test fisici correlati. I primi risultati positivi, figli dello studio, stanno portando ora a ulteriori test e affinamenti, con l’obiettivo di sviluppare ulteriormente il concetto ed entrare in una fase progettuale e produttiva che possa concretizzarsi in tempi relativamente brevi.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.