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Cronometro e bici, divertente e propedeutico

di - 28/09/2021

Bici e cronometro, divertente e propedeutico

Dopo il bis mondiale del nostro Filippo Ganna, le prove contro il tempo sembrano essere la disciplina che tutti i ciclisti vorrebbero fare. Nelle prove contro il tempo c’é una cosa che piace a tutti (o quasi): la velocità. Eppure  “il ciclista normale” non ha un’idea ben precisa di cosa vuol dire misurarsi e combattere contro le lancette. Andare in bici e salire su una bici da cronometro, ma anche su una bici standard dotata di protesi anteriori. Ci sono tante differenze e vari fattori di prendere in considerazione.

Bici e cronometro, divertente e propedeutico
2021 UEC Road European Championships – Day 1 – Men Junior ITT
Photo: Francesco Rachello / Tornanti.cc

Avete mai provato a mettere le protesi sulla bici normale? Cosa cambia e come si va in bici? Quali sensazioni si provano? Vogliamo dare la nostra opinione e i nostri feedback, noi che non siamo cronoman. 

Il cronometro e la bici, due mondi paralleli

L’attività agonistica è scandita dalle lancette, dal cronometro e dal tempo. Si combatte contro gli avversari e contro quei maledetti numeri che sanciscono la nostra forza e il nostro successo (o insuccesso). E’ così nello sport come nella vita quotidiana, tutto è regolato dal maledetto tempo. 

Ma torniamo al nostro approfondimento. Non di rado sentiamo dire che “pedalare con una bici da crono è complicato”. Allungarsi sulle protesi è difficile.

Bici e cronometro, divertente e propedeutico
Wednesday September 08 2021
2021 UEC Road European Championships – Day 1
Photo: Eloise Mavian / Tornanti.cc

Misurarsi contro il tempo è un esercizio

Fare una prova a cronometro è un esercizio diverso (se paragonato alla normale attività sulla bici tradizionale). Nel mondo amatoriale non tutti hanno avuto la possibilità di provare, almeno una volta, a schiacciarsi sul manubrio e inforcare le prolunghe. Entrano in gioco diversi fattori, non solo fisici e di predisposizione a questa tipologia di sforzo. La testa gioca un ruolo fondamentale. Ma non è solo questo, perché bisogna saper soffrire, conoscere il proprio corpo ed essere in grado di sopportare quella sensazione di solitudine che trova nel respiro la giusta cadenza. Noi ci abbiamo provato, sfruttando la Lapierre Aircode DRS, con le “corna” montate al manubrio, in configurazione triathlon. Si è vero, i puristi avranno da ridire su questo confronto, perché usare una bici da crono specifica è cosa ben diversa che usare un mezzo tradizionale con una buona predisposizione al triathlon, però è utile per capire e provare! 

Bici e cronometro, divertente e propedeutico
Il manubrio della Lapierre Aircode DRS che è predisposto per il montaggio delle prolunghe.

Pedalare allungandosi in avanti e cercando di trovare la giusta via di mezzo tra, performances, comfort ed aerodinamica. E non è cosa facile.

Per un amatore è prima di tutto un compromesso e può essere divertente, oltre che propedeutico! Andare veloci è bello e gratifica. Però, non è come usare una bici “normale”.

Bici e cronometro, divertente e propedeutico
2021 UEC Road European Championships – Day 2 – Men Elite Individual Time Trial
Photo: Francesco Rachello / Tornanti.cc

A cosa bisogna prestare attenzione

Supponiamo di utilizzare la bici di tutti giorni e di equipaggiarla con le prolunghe (è più semplice rispetto all’ultilizzo di una crono vera e propria), che useremo quando si presenta l’occasione e che rimuoveremo subito dopo.

  • Prima di tutto è necessario fare attenzione allo svettamento tra la sella e gli appoggi dei gomiti, i due punti dove noi tendiamo a far scaricare le pressioni ed il peso del corpo. Inoltre, la sella ed il manubrio sono fondamentali anche per la guida e per il giusto equilibrio. Con la configurazione da cronometro ci rendiamo conto quanto sono importanti i punti di appoggio sulla bicicletta.

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Non è solo questione di forza, occhio alla respirazione

  • La stessa differenza che intercorre tra la sella e gli appoggi delle protesi influisce sulla respirazione. Più siamo schiacciati verso il basso, minore sarà l’apertura diaframmatica e peggiore sarà la qualità della respirazione quando siamo sotto sforzo. Rimanendo su questo tema, si può fare un confronto con i cronoman di oggi e quelli del passato.
  • Oggi vengono utilizzate delle protesi più alte e spesso curvate verso l’alto. I corridori hanno le braccia rialzate, in modo maggiore rispetto al passato. Talvolta raccolte e con i gomiti più bassi (rispetto ad una linea orizzontale), ma loro sono perfettamente in linea con il terreno. Questo si traduce in un’apia apertura tra il ventre e l’articolazione della gamba, con il muscolo del diaframma che si dilata liberamente.
Bici e cronometro, divertente e propedeutico
Wednesday September 08 2021
2021 UEC Road European Championships – Day 1
Photo: Eloise Mavian / Tornanti.cc
  • Utilizzando la bici standard, difficilmente cambieremo la sella e le misure di altezza e arretramento. Aspettiamoci di pedalare molto sulla punta e di avere qualche fastidio nella zona perianale, piccoli bruciori che possono sorgere per due motivi principali. Il primo perché non siamo abituati alla posizione bassa e/o perché quando usiamo la bici in “modo normale” sfruttiamo l’appoggio delle ossa ischiatiche nella sezione più larga della sella. Il secondo perché non usiamo una sella con il buco. Una buona imbottitura della salopette, possibilmente scaricata nella parte centrale, può essere un valido aiuto.
  • Dal punto di vista dell’utilizzo vero e proprio, è “obbligatorio” darsi delle tempistiche di assestamento e di presa di confidenza con la posizione. Bisogna capire come appoggiare cosa e come, dove scaricare il peso del proprio corpo quando si è in curva, quando tira vento, o più semplicemente quando la strada dissestata ci porta fuori traiettoria. Dobbiamo essere in grado di anticipare eventuali pericoli, considerando (ad esempio) che le leve del freno sono distanti da dove appoggiamo le mani.
  • E’ necessario rimanere fermi (il più possibile) sulla sella, cercando di limitare scivolamenti e slittamenti.
  • Per fare na prova a cronometro dobbiamo imparare ad utilizzare tutto il corpo, ma è fondamentale stare fermi con la schiena e le spalle. E’ una sorta di body language al quale non siamo abituati. Non di rado non conosciamo il nostro corpo e le risposte che ci fornisce quando è sollecitato a questa maniera.
Bici e cronometro, divertente e propedeutico
Thursday September 09 2021
2021 UEC Road European Championships – Day 2
Photo: Eloise Mavian / Tornanti.cc

Un esercizio a tratti estenuante, ma parecchio utile

Quando si fa una cronometro non bisognerebbe mai partire a tutta (in gara e quando ci alleniamo), è una frase che viene ripetuta anche in ambito professionale. Il motore, deve prendere i giri man mano che passano i minuti ed è importante scaldarsi in modo adeguato. Le prime volte che affrontiamo queste tipologie di sforzo, bruciano i polmoni e si sente la cassa toracica che si apre: dà l’impressione di volersi allargare. A questi si aggiunge il muscolo del diaframma, che ci fa tornare indietro una sorta di sensazione di gonfiore, questo perché molti di noi non lo utilizzano (o poco) per le diverse fasi della respirazione. Percepiamo queste sensazioni anche quando abbiamo un buon allenamento di base.

Passano le ore e si fa pratica, si ha l’idea del nostro “fondo medio” e di quella Z3 (oppure Z4) che molti identificano come il limite della zona comfort per un training corretto e utile per progredire. Si imparano a gestire le rpm, alte o basse. Impariamo a capire se, a seconda delle situazioni, abbiamo margine per dare qualcosa in più, oppure no. Impariamo a conoscere meglio il nostro corpo e come funziona.

Bici e cronometro, divertente e propedeutico

A cosa potremmo associare un training con la bici da cronometro?

Al ciclocross? Si, ma solo in alcune fasi, perché il cx prevede un numero infinito di cambi di ritmo, mentre una cronometro, se pur esigente, è più lineare in termini di erogazione della prestazione fisica. In un certo senso e a nostro parere, è più facile accostare una prova contro il tempo alla pratica con la mtb, xcm ma ancora di più al cross country tradizionale. Difficilmente si scende ad un livello medio di performance fisica, si impara a lavorare con l’acido lattico nelle gambe. Alziamo i battiti del cuore e cerchiamo di spingere sui pedali producendo watt.

Ci rendiamo conto della velocità e del ruolo dell’aerodinamica

Dopo qualche uscita iniziamo a renderci conto della velocità. A parità di condizione e di percorso avremo una media oraria più alta e iniziamo a tocchiamo con mano l’importanza di una corretta posizione sulla bicicletta. E poi c’è l’efficienza aerodinamica e quella capacità di fendere l’aria. Solo in quei casi e in quelle situazioni ci rendiamo conto che “non sono solo numeri e marketing”.

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In conclusione

Andare in bici con le prolunghe è un’esercizio molto particolare, ti mette alla prova e al tempo stesso ti dà degli ottimi feedback, “ti misura la febbre”, per utilizzare una frase celebre del ciclismo. “Ti fa imparare a combattere contro il tempo e a gestire quest’ultimo, ti insegna ad avere pazienza”. 

Allenarsi e prova una cronometro, probabilmente non emette delle sentenze del tipo “sei un corridore oppure no”, “avresti potuti fare il pro di buon livello, oppure il giocatore di dama”, però ti mette alla prova e ti offre delle importanti indicazioni sui numeri che ti appartengono. Afferrare le prolunghe di una bici da crono è un gesto che prevede armonia del corpo, equilibrio e fluidità e solo in quell’occasione ci rendiamo conto che per pedalare, non ci vogliono “solo” le gambe.

a cura della redazione tecnica, immagini di Matteo Malaspina, redazione tecnica e Tornanti.cc

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Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.