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Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test

di - 09/09/2021

Ci piace aprire questa pagina con una considerazione che ha un significato particolare e che tocca i vari aspetti del test: “che gran bella bicicletta”. La Lapierre Aircode DRS 8.0 rappresenta al meglio il connubio tra l’efficienza aerodinamica e la possibilità di sfruttare il mezzo meccanico in diverse situazioni. Per certi versi la Aircode DRS è una bici “all in one” e le prolunghe da integrare alla piega manubrio non sono “solo” una semplice aggiunta. Entriamo nel dettaglio del test.

Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
L’abbiamo usata in gara in differenti situazioni, anche in un paio di contesti granfondistici. Alla Granfondo Perini e alla Granfondo di Casteggio.

Lapierre Aircode DRS 8.0

Prima di tutto è necessario scrivere che esistono due versioni del frame, come evidenziato in precedenza, al momento della presentazione ufficiale della Lapierre Aircode DRS. Le differenze sono legate al modulo di carbonio del telaio e della forcella. Questa 8.0 concettualmente, è una sorta di top level tra le biciclette disponibili con montaggio completo (carbonio UD SL), mentre la versione che adotta il suffisso Ultimate ( quella utilizzata dai pro), più leggera, è disponibile nella sola configurazione frame-kit.

Lapierre e la nuova Aircode DRS aero e oltre

Il pacchetto 8.0 prevede

  • Telaio e forcella in carbonio monoscocca. La fibra composita è denominata SuperLight Carbon (UD SL). Il reggisella full carbon è specifico per la Lapierre Aircode ed ha off-set 0.
  • Lo stem è Lapierre in alluminio e permette il passaggio interno di cavi e guaine. Il punto dove l’attacco manubrio si innesta allo stelo in carbonio è munito di una guida in alluminio, che ha l’obiettivo di preservare il carbonio e agevolare le operazioni di serraggio delle viti: perfetto.
  • La piega manubrio è completamente in carbonio che ha 4 asole (2 per lato) che ingaggiano le protesi. Queste sono comprese e sono in carbonio, facilmente montabili e adattabili.
  • La trasmissione è Shimano Ultegra Di2 11v (52/36 e 11/28). Anche l’impianto frenante è Sgimano Ultegra, con dischi dal diametro differenziato tra anteriore (160 mm) e posteriore (140 mm).
  • La sella in dotazione è la Prologo Dimension TiRox. Per il test della bici abbiamo utilizzato la Selle San Marco Shortfit.
  • Le ruote sono le DT Swiss ARC 1100 Dicut (mozzo 180) con profilo da 50 millimetri e tubeless ready. Gli pneumatici in dotazione sono i Conty GP5000TL, che noi abbiamo sfruttato proprio nella configurazione tubeless.
  • Lo spostamento verso il basso delle masse. In questo caso è ben rappresentato dall’alloggio della batteria Di2 tra l’obliquo e la scatola BB.
  • Il prezzo di listino è di 7299 euro. Per la prova abbiamo utilizzato una taglia M.
Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
La vite che è posta sotto il profilato obliquo è il punto di ancoraggio della guida che sorregge la batteria Shimano.

Una bicicletta compatta

Quello che si vede ad occhio e che può condizionare il primo giudizio in fatto di estetica, influisce anche in alcuni aspetti tecnici: la Lapierre Aircode DRS è una bici compatta e con un passo contenuto. I valori di Stack e reach sono nella media della categoria aero performance, ma è l’insieme dei valori a fare la differenza. Il design slooping non è eccessivo e aiuta a mantenere una certa armonia del progetto.

Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
La tabella ufficiale delle geometrie della Lapierre Aircode DRS.
A poi ci sono quelle soluzioni che piacciono

Prima di tutto i foderi obliqui che sono “staccati” dal piantone e che al tempo stesso diventano il naturale proseguimento del profilato orizzontale. Questa soluzione tecnica è una sorta di marchio di fabbrica di Lapierre, utilizzata per buona parte delle bici, non solo road. I forcellini anteriori e quelli posteriori, dove alloggia il perno passante, sono SpeedRelease: ecco, noi avremmo preferito anche il perno con questo concept, per sfruttare a pieno il comparto (vengono utilizzati i perni tradizionali 100×12 mm anteriore e 142×12 mm posteriore).

Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
Un’asimmetria marcata degli stays posteriori.

Gli spessori tra lo stem e la battuta della serie sterzo sono belli e fatti bene, facili di asportare e da rimontare. Permettono alle guaine idrauliche di scorrere al proprio interno, senza strozzature e senza essere troppo vicine allo stelo della forcella. Qualche problema si può verificare quando si carica la bici su auto piccole e/o con bagagliaio poco capiente, perché lo sterzo si blocca e il manubrio non gira a 360.

Come accennato in precedenza ci sono anche le protesi (o prolunghe) facili da avvitare alla piega manubrio, ampiamente regolabili e in carbonio (molto leggere ed ergonomiche). Sono utili per i triathleti e per chi vuole allenarsi con una configurazione crono.

Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
Con le prolunghe al manubrio

Come va questa Lapierre

Se in pianura e in velocità offre quello che ci si aspetta da una bici aero così moderna, è in salita ed in discesa che sorprende in positivo e ben oltre le aspettative.

  • La Aircode DRS è una bici veloce e offre un valido supporto quando la stessa velocità deve essere mantenuta alta. Le ruote aiutano, certo, ma la fluidità e la scorrevolezza del mezzo sono un vantaggio percepibile e tangibile. Inoltre, pur essendo compatta non ha una geometria che obbliga a fare sacrifici in termini di schiacciamento verso l’avantreno e verso il basso: molto bene.
  • E’ una bici tosta, in particolar modo sul comparto anteriore. Sostiene ed invita a caricare con forza in avanti, ma quando si tratta di portarla al limite in discesa e alle alte velocità è un “compasso” (l’abbiamo definita così), paragone che a nostro parere rende bene in merito alla sua precisione. Nelle fasi di impostazione e piega in cornering è davvero precisa e aiuta a spingere ben prima dell’uscita da una curva (occhio a buttare i pedali sull’asfalto). Il retrotreno invece, in proporzione è progressivo e meno brioso dell’anteriore, rigido si, ma anche capace di non sacrificare il comfort.
  • Eccellente a nostro parere la posizione in sella, ben caricata sul piantone e mai troppo protesa in avanti, anche quando si spinge a fondo nei tratti vallonati. Il vantaggio qual’é: si va in punta di sella quando lo si vuole veramente ed è facile uscire di sella in diverse situazioni. Il muscolo del diaframma non è mai sacrificato e schiacciato. Ne beneficiano anche gli avambracci, mai troppo tesi.
Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test
In gara durante una granfondo

In conclusione

Se il lato estetico é sempre condizionato dai tanti aspetti soggettivi, è pur vero che osserviamo una bici aero che non è ingombrante e troppo muscolosa. E’ filante, a tratti elegante e fa collimare le linee marcate e curvature sinuose. Il suo design e lo shape delle sue tubazioni non sono banali e nel complesso guardiamo una bicicletta che è difficilmente accostabile ad altre piattaforme che offre il mercato. E’ una bici da corridore, lo è al 100%, ma questo non deve far pensare ad un mezzo scomodo e cattivo, tutt’altro. La Lapierre Aircode DRS 8.0 ci lascia un ottimo ricordo, proprio per questa sua capacità di abbinare forza (non prepotenza) e piacere della guida, anche all’interno di contesti ambientali che potrebbero non appartenergli. Ad esempio i tratti stradali appenninici, salite e discese. Se avesse qualche grammo in meno, potrebbe fare concorrenza a molte “bici da salita” e più leggere.

Lapierre Aircode DRS 8.0, il nostro test

a cura della redazione tecnica, immagini di Sara Carena

lapierrebikes.com

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.