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Grinduro Italia, l’evento gravel fuori dal coro

di - 24/10/2023

Grinduro, ossia Gravel più Enduro… Come si fa a non lasciarsi affascinare da un evento che predica il Gravel nella forma che più ci piace, contaminandolo niente meno che con l’Enduro? Ecco perché, quando Shimano, partner dell’evento insieme a Wilier, ci ha proposto di prendere parte alla prima volta di Grinduro Italia, non ci abbiamo pensato più di tre secondi prima di accettare. Inoltre, a rendere ancora più goloso il piatto ci aveva messo anche la prova sul campo della trasmissione GRX a 12 velocità, appena presentata al mercato.

Déjà vu…

A onor del vero, poiché bisogna sempre dare a Cesare quel che è di Cesare, una formula molto simile l’avevamo già sperimentata, proprio a Punta Ala, nel 2016. Si trattava di uno dei primi eventi gravel organizzati in Italia e nella stanza dei bottoni siedeva un certo Franco Monchiero, che ebbe l’intuizione di trasporre il format delle gare di Enduro nel Gravel e di inserire il risultato in un clima di divertimento e gratificazione per tutti i sensi, con un occhio di riguardo nei confronti del gusto… Come spesso accade ai visionari, però, anche Franco si mosse con troppo anticipo: i tempi non erano maturi e il Gravel non aveva ancora trovato la sua identità, così la formula non attecchì e dopo poche altre tappe, le Italian Gravel Series caddero nell’oblio.

La prima volta

Ecco, Grinduro Italia è un’araba fenice, nata dalle ceneri di quell’evento e crediamo sia destinata a miglior fortuna, visto che oggi il Gravel è diventato grande e ha trovato la sua strada, o meglio, le sue strade. Una di queste strade è senza dubbio quella che si accompagna alla lancetta del cronometro e che Grinduro gratifica con le quattro prove speciali a tempo che, nel contesto dell’evento, contribuiscono a stilare delle classifiche e, quindi, altrettanti vincitori. Fra una prova speciale e l’altra, ci sono dei trasferimenti da percorrere al ritmo scandito dalle chiacchiere, che ala fine durano quasi cento chilometri (o sessanta per chi è meno loquace). Non manca ovviamente la componente gastronomica, che si è consumata nell’aia della tenuta delle cantine Morisfarms, fra calici di vino, panini con la porchetta e pappa al pomodoro…

A rendere differente Grinduro dagli altri eventi gravel è anche l’idea di dare vita a una sorta di Grinduro city. Ci abitano per tre giorni e due notti i partecipanti, ruota intorno ai paddock con le aziende partner e si anima dall’alba al tramonto come un qualsiasi villaggio con tanto di parrucchiere, tatuatore, deejay, live music, gelataio e ristorante. Nel caso di Grinduro Italia  tutto è stato reso più facile dal fatto di avere eletto come base il Punta Ala Camp & Resort che, oltre a essere di per sé un paesino, ha il privilegio di affacciarsi su una delle più belle spiagge (e acque) della Toscana.

Trail da sogno

Per noi giornalisti la giornata di venerdì è stata dedicata alla prova del nuovo Shimano GRX 12v e delle Wilier Adlar, su un tracciato di circa venti chilometri ricavato fra i boschi sulle colline a Nord del camping. Un concentrato di tutto ciò che il percorso lungo del giorno seguente avrebbe riservato, con un’alta concentrazione di terreni e passaggi tecnici. Se per noi questa è l’essenza del Gravel, per molti può rappresentare una visione un po’ estrema, ma che è racchiusa nel nome stesso dell’evento – Grinduro -, quindi non è concesso lamentarsi e dire che non si sapeva…

Naturalmente ci sono anche strade bianche, asfalti poco trafficati e sterrati scorrevoli, ma ciò che più resta nella memoria sono i single track, le discese da guidare, i fondi sconnessi e qualche passaggio che mi ha ricordato i tempi in cui si andava per monti con la MTB rigida.

Se il venerdì si è concluso con una sorta di prologo in sella fra i vialetti sterrati che attraversano il camping, fra due ali di pubblico stupito, il sabato del Grinduro e Grindurito ha regalato ampi orizzonti, portandoci a scoprire l’entroterra della Maremma. La formula che abbina trasferimenti e prove speciali è indubbiamente interessante, perché porta a socializzare durante i primi e a concentrarsi sulla prestazione durante le seconde (in modo proporzionale alla dose di spirito agonistico che ci pervade). Il risultato è stato quello di una intensa giornata di polvere e sudore, catarsi preventiva per vivere senza sensi di colpa il bagno in mare, la birra, la serata e la musica dal vivo con cui si è poi conclusa.

Buona la prima

A questo punto tiriamo le somme e diciamo che il bilancio della prima edizione di Grinduro Italia, in realtà una edizione zero, è positivo. Il rapporto “Party to Race“, che tanto piace agli organizzatori è rispettato, i percorsi sono divertenti e differenti dal solito e il senso di comunità riesce a farsi percepire. Certo, non manca qualche spigolo da smussare (sono aspetti più che altro organizzativi) e mi sarebbe piaciuto un po’ più di coinvolgimento nei confronti dei partecipanti. Il vero argomento da valutare per costruire il successo di Grinduro Italia è quello relativo ai costi di partecipazione elevati, che a fine stagione e dopo le vacanze estive possono diventare una barriera all’entrata piuttosto alta. Dopo il rodaggio di quest’anno crediamo quindi che l’edizione della verità sarà quella del 2024 e noi non vediamo l’ora di contribuire alla sua fortuna.

⌈Guarda il video del nostro Gravel Test⌋

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.