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La Granfondo Dolci Terre di Novi vissuta da noi

di - 15/04/2019

La Granfondo Dolci Terre di Novi, a Novi Ligure ha compiuto 18 anni, ha raggiunto la maggiore età. Diciotto anni, diciotto edizioni non le fai “così per caso”, una granfondo con 18 edizioni si può fare se c’é un supporto concreto al movimento, se esiste organizzazione, 18 edizioni di una manifestazione sportiva si possono svolgere prima di tutto grazie alle persone (sono sempre quelle che contano più di ogni altra cosa) che sono veri appassionati della bici e dello sport in genere. Chi scrive questo breve articolo conosce bene una parte dello staff organizzatore della Granfondo Dolci Terre di Novi, la granfondo dei Campionissimi e dobbiamo dire grazie a persone come loro se esistono le “gare di bici”: questa gente va in bici e sà cosa significa pedalare. Questi, molti di loro non sono più dei giovanotti di primo pelo, prova i percorsi, piazza i cartelli della segnaletica, si sbatte per organizzare i ristori, per piazzare le transenne, queste persone impazziscono per compilare i permessi e quella marea di carte bollate che oggi sono necessarie per organizzare un evento: sapete quando si dice, ” ci metto la faccia”, ecco qui è così, nel bene e nel male. A volte un granfondista termina la prova stanco, sfinito, vuoto come una zucchina e si trova (anche a sua insaputa) quelle stesse persone al ristoro finale, intenti nella distribuzione di dolci e un the caldo ristoratore. Qui, in particolare in una giornata come quella di ieri, qualcosa da bere, una briosche, un piatto di pasta non viene negato a nessuno e il talloncino del pasta party sembra solo un pro-forma. Pazienza se la doccia è fredda, invece di buttarsi sono il getto di acqua, questa volta potrebbe essere sufficiente lavarsi la faccia: la doccia calda la si fa a casa dopo aver tolto la bici dal bagagliaio dell’auto e vuotato il borsone! Dai cavolo, siamo ciclisti!  Teniamoci strette queste persone a cui piace veder pedalare, che organizzano le gare in bici.

La zona di arrivo, come sempre vicina al Museo dei Campionissimi.

Come spesso è capitato nel corso degli anni, anche in questo 2019 la Granfondo Dolci Terre di Novi è stata la prova di apertura del Challenge della Coppa Piemonte. Concomitanze importanti in questo gelido fine settimana di Aprile dal sapore invernale, una su tutte la Granfondo De Rosa di Firenze che si è svolta regolarmente e la lombarda Don Guanella, quest’ultima annullata in anticipo per via delle previsioni meteo poco favorevoli. Anche a Novi Ligure le previsioni, in fatto di meteo e pioggia, non erano ottimiste, con una finestra che lasciava qualche piccolo margine di speranza nel corso della mattina: così è stato (per fortuna).

La zona della partenza, diversa dalle edizioni precedenti.

Qualche raggio di sole accende i sorrisi sui volti dei partecipanti e come spesso succede da la motivazione giusta per togliere quella parte di abbigliamento invernale che potrebbe tornare scomodo ai fini di una performance atletica: via i gambali, il giubbotto pesante, qualcun azzarda un kit estivo con i soli manicotti ma con i copriscarpe antiacqua! Si perché all’orizzonte ci sono dei cumuli scuri, nuvole minacciose cariche di pioggia! Eppure buona parte della granfondo si svolge con le strade asciutte, vento teso e gelido ma senza temporali: meno male, è andata bene! La pioggia arriva solo nell’ultima parte di gara per i granfondisti ma anche chi ha affrontato il percorso medio.

Una bella immagine scattata su uno dei numerosi saliscendi che contraddistinguono questa granfondo.

Una delle novità di questa edizione 2018 è la partenza della gara, non più al cospetto del Museo dei Campionissimi ma vicina al centro cittadino, quasi a omaggiare la cittadina e la cittadinanza che da tanti anni asseconda la granfondo. Non solo: qui vicino, a Cassano Spinola, il 5 Luglio prossimo, ci sarà la partenza della crono del Giro Rosa, con arrivo a Castellania. Questo territorio conferma, tra mille difficoltà, la vocazione verso la promozione dello sport, che sia esso amatoriale o professionistico. Ancora grazie a tutti quelli che si muovono per tenere vivo tutto questo.

Una delle fasi finali della mediofondo, quando ormai la pioggia è battente

Il percorso è come sempre esigente, che sia il medio oppure il lungo. Non ci sono grandi salite, lunghe ed estenuanti ma la pianura, quella vera, si vede solo nei kilometri finali, perché nel mezzo è un continuo salire e scendere. Colline dolci? Si, per chi le vede da fuori, quando ci devi pedalare dentro, talvolta sono delle stilettate nei muscoli, con strappi che non di rado superano il 10% di pendenza. Il vento freddo fa il resto e mette a dura prova condizione atletica ma anche la tenuta mentale (si stava bene a ruota)! Molti sono partiti con le gambe di legno; qualcuno ha avuto la fortuna di scaldarsi  e carburare con il passare del tempo, altri hanno subito la gara.

Nonostante il freddo, in particolare nella prima parte del tracciato, la gente sulle strade è stata numerosa.

Le strade non sono un biliardo, punti di manto stradale nuovo, si alternano ad altri dove inverno e poca manutenzione hanno lasciato il segno. Tutto però è ben segnalato, i punti dissestati, gli incroci, le rotonde e la segnaletica di percorso: tutto ben fatto. A volte i limiti diventano quelli del ciclista, quelli del partecipante poco attento, oppure troppo invasato, o che è “troppo a tutta” e perde la cognizione. Ci piace l’idea di ringraziare i tanti addetti e volontari che si sono prestati per presidiare i ristori: perché i ristori? Posti al culmine delle salite, in particolare quello della salita di Roccaforte (la salita più impegnativa del percorso lungo, li fa freddo anche a Luglio), erano battuti da correnti d’aria polare. Siamo convinti che molti di loro hanno pregato per trovare a casa il riscaldamento a palla, oppure il camino acceso.

Uno dei cartelli sul percorso

A tutti resta una bella giornata di sport e di ciclismo, resta una granfondo che è parte integrante del panorama granfondistico amatoriale da tanti anni, uno dei classici appuntamenti di primavera. Ai partecipanti attivi, ai ciclisti, resta il piacere di aver fatto una gara in bici, dura, in barba ai quelli che hanno gufato contro e alle previsioni meteorologiche. Ai volontari e all’organizzazione resta l’opportunità offerta a chi ha voluto pedalare, restano i racconti e le facce stravolte dei partecipanti, rimane il piacere di aver confezionato un bell’evento per tutti, anche per i bimbi che hanno pedalato il sabato al cospetto del museo. Mancano solo due anni per raggiungere le 20 edizioni, che bello sarebbe! E per chi scrive questo, potrebbe essere l’occasione giusta per chiudere definitivamente la carriera da granfondista! Perché no.

Un altro dei punti suggestivi, il passaggio della galleria nei pressi di Gavi Ligure, tunnel di recente costruzione, in salita, con pendenza al 10%.

a cura della redazione tecnica, foto di Sara Carena

circuitocoppapiemonte.it

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.