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Emozioni da prima griglia

di - 13/07/2022

Tutto ha avuto inizio un lunedì sera di metà marzo, quando uscendo dall’ufficio ho letto il messaggio del mio amico Stefano: “Chiamami, devo farti una proposta alla quale non puoi dirmi di no”. In men che non si dica mi sono trovato iscritto a una delle più prestigiose e impegnative granfondo europee, la Nove Colli, grazie a un inaspettato invito di Selle Italia. Gareggio in bici dall’età di dodici anni, e ne sto per compiere quaranta. La passione per il ciclismo a livello agonistico mi spinge ad allenarmi con costanza, sfruttando al massimo tutti i ritagli di tempo.

Agitazione e tensione

Sono consapevole che per preparare una gara come la Nove Colli ci vuole tempo, e io non ne ho molto: le settimane passano e il 22 maggio si avvicina. Riorganizzo i programmi di allenamento, allungo le distanze nei fine settimana per “mettere fieno in cascina”, partecipo alle brevi ma tiratissime gare a circuito per mantenere alti ritmo e intensità e chiudo il cerchio con la partecipazione a una granfondo a Cattolica il weekend precedente, la Squali. Ci siamo, è la settimana della gara, i giochi sono fatti. La tensione inizia a farsi sentire, leggo e rileggo le informazioni sul sito ufficiale, studio a memoria il percorso e le descrizioni delle salite, mi stampo il grafico con chilometri e altimetria per metterlo sul manubrio della bici. Preparo con largo anticipo la borsa con l’attrezzatura, compreso un ampio ventaglio di divise da primavera-estate e un numero sconsiderato di barrette e gel, manco dovessi affrontare una ultramarathon… Poche uscite brevi e a passeggio per non affaticare troppo le gambe ed è già venerdì. Auto carica e via, si parte direzione Cesenatico.

Direzione Cesenatico

Sulla strada che porta verso il centro città è già allestito l’arco di partenza, ovunque si vedono ciclisti con le divise ufficiali della Nove Colli delle varie edizioni. Sul lungomare il Nove Colli Village è già operativo, musica a tutto volume e stand tirati a specchio, si respira un clima di festa. Giusto il tempo di una passeggiata veloce per lustrarsi gli occhi con le ultime novità in campo bici e componenti, poi subito a cena e in hotel a riposare. La mattina di sabato mi sveglio all’alba, passo allo stand Selle Italia dove mi consegnano una scintillante Novus Boost Evo (che proverò non in gara…) e mi indirizzano al desk iscrizioni per il ritiro del pacco gara. Pettorale 962 in griglia rossa, la prima dopo la griglia ranking dedicata agli ospiti. La miglior posizione da cui partire! Motivato a far bene, mi avvio per una sgambata di ricognizione sul percorso fino a provare la prima salita, dove con buona probabilità ci sarà la vera selezione del gruppo. Incontro due ragazzi che come me sono a passeggio sul percorso, si chiacchiera, ci si racconta gli aneddoti di anni e anni di gare, si beve un caffè insieme, sembra di conoscersi da sempre. La bicicletta per me è anche e soprattutto questo, una esperienza da vivere in compagnia.

Riti scaramantici

Rientro a Cattolica, allestisco la bici con numero e chip per il cronometraggio, preparo la divisa e fisso il pettorale sulla maglia, controllo e ricontrollo per l’ennesima volta la carica delle batterie del cambio. Riti ai confini della scaramanzia. Sul comodino preparo fette biscottate e Nutella: l’hotel aprirà le colazioni alle 4.30 del mattino ma secondo i miei calcoli sarà già tardi per entrare in griglia e aggiudicarsi la prima fila. Decido di fare colazione in camera e prendere solo un caffè prima di uscire. Alle 22 sono a letto, anche se riuscire ad addormentarsi a quell’ora è una missione impossibile; non ho alternativa se voglio dormire almeno cinque ore.

Sveglia alle 3:30, da pazzi…

Nemmeno il tempo di addormentarmi ed ecco che suona la sveglia, sono le 3.30. In un giorno qualunque avrei fatto veramente fatica ad alzarmi, ma la tensione per la gara ha fatto sì che in un batter d’occhio fossi già operativo. In men che non si dica sono in strada, direzione griglia rossa. Fuori è notte, la città dorme e le strade sono deserte, vedo solo pochi ciclisti comparire nel buio, insieme agli organizzatori con i giubbini catarifrangenti a indicare gli ingressi alle diverse griglie. Quando arrivo stanno allestendo le transenne, sono le 4:45, siamo veramente in pochi: la prima fila è assicurata!

Minuto dopo minuto iniziano ad arrivare folti gruppi di ciclisti e in pochissimo tempo le griglie si affollano. Sull’arco della partenza il countdown indica cinquanta minuti allo start; nell’attesa si chiacchiera cercando di stemperare la pressione, si fanno selfie e foto dell’alba, ci si tiene la bici a vicenda per gestire i bisogni fisiologici che dopo più di un’ora fermi in due metri quadrati di spazio diventano prioritari. Inizia a popolarsi anche la griglia ranking: vedo entrare ciclisti che hanno fatto la storia di questo sport, come Mario Cipollini e Davide Cassani, oltre a diversi professionisti in attività.

Velocità folle, non si fiata

Ci siamo, via le bindelle che separano le griglie, il gruppo si compatta, manca un minuto alla partenza. Cala il silenzio, ci si concentra su come affrontare le prime concitate fasi di gara. Tre, due, uno, “Partiti!” grida lo speaker. Si pedala a tutta, oltre i quarantacinque chilometri orari, la testa del gruppo è molto allungata, pochi riescono a stare al vento a quella velocità. Cerco di stare coperto nelle prime posizioni risparmiando per quanto possibile la gamba, la gara è lunga e sicuramente il ritmo si alzerà non appena inizieranno le salite. Mi trovo a pedalare a fianco di Cipollini, un vero privilegio e una grande emozione che mi fa sentire già pienamente appagato. A una velocità media di oltre quarantasette chilometri orari, che non si raggiunge nemmeno nelle più tirate gare a circuito, si vola letteralmente fino alla prima salita, quella per Bertinoro. Il ritmo resta alto, provo a tenere la posizione per i primi chilometri ma l’andatura è oltre le mie possibilità, devo cedere il passo e salire regolare. Si forma un gruppetto ben assortito, il livello è apparentemente simile, si collabora mantenendo una andatura sostenuta ma regolare. Affrontiamo la salita di Pieve di Rivoschio, poi quella di Ciola, con un crescendo di pendenze medie che, unite alla distanza già percorsa e al caldo che inizia a farsi sentire, fanno crescere ulteriormente il livello di difficoltà. Il percorso lascia pochi spazi per tirare il fiato, le discese si fanno a tutta e i tratti di avvicinamento alle salite sono vallonati, impossibile recuperare.

Finale doloroso

Sento le gambe affaticate, i crampi a fior di pelle, cerco di conservare più energie possibili con l’obiettivo di tenere il gruppo sulla salita del Barbotto, la più impegnativa, consapevole che poi fino all’arrivo non ci sarebbero state altre difficoltà. Sembra andare tutto secondo i piani fino a quando, negli ultimi chilometri di salita, le pendenze proibitive con picchi del 18% fanno tuonare i crampi su entrambe le gambe con una intensità tale da dovermi quasi fermare. Perdo il gruppo, resto solo dopo lo scollino, mi volto e non vedo nessuno. Percorro diversi chilometri in solitaria cercando di non diminuire troppo l’andatura, continuo a voltarmi nella speranza che arrivi qualcuno con cui collaborare fino all’arrivo. Finalmente intravvedo un gruppo che sopraggiunge ad andatura sostenuta, saranno una dozzina di ciclisti, numero perfetto. Mi aggrego, tiro poco perché le gambe sono finite, tengo duro sugli ultimi “mangia e bevi” prima del tratto in pianura verso Cesenatico. Continuo a guardare i chilometri sul computer, procedo per inerzia, le energie sono finite. Imbocchiamo il rettilineo dell’arrivo, si intravvede lo striscione, alcuni si lanciano in volata, io mi limito a seguire fino alla linea del traguardo. Chiudo poco sotto le quattro ore, novantanovesimo assoluto e ventiduesimo di categoria. La stanchezza scompare, sovrastata dalla soddisfazione di aver fatto la gara al meglio delle mie possibilità.

Nemmeno il tempo di arrivare in hotel e ricevo un SMS dall’organizzazione: “Complimenti Fabio hai terminato la GF Nove Colli in 03h56’40” nel percorso corto. Ti aspettiamo il 21 maggio 2023”. Invito accettato, non mancherò!

di Fabio Banfi