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Power meter: tornare a pedalare senza i watt

di - 28/12/2020

Anche i più grandi campioni ed esempi del ciclismo moderno, di tanto in tanto abbandonano il power meter per “tornare alle origini”. Sagan, per sua stessa ammissione ha necessità di dimenticare i numeri, i watt e il misuratore di potenza per ascoltare le sue sensazioni e “capire lo sforzo”. Froome, una macchina da guerra in senso sportivo e prestazionale, uno dei simboli del ciclismo moderno fatto di programmi e numeri: anche lui, talvolta abbandona il misuratore di potenza per “pedalate di libertà”, come le ha definite. Ci facciamo alcune domande: un amatore ha davvero necessità di tutta questa tecnologia? Siamo ancora in grado di divertirci senza il power meter? Conosciamo il nostro organismo, il nostro corpo e quello che ci trasmette durante la pedalata? Siamo in grado di uscire in bici per il puro piacere di farlo?

Power meter: tornare a pedalare senza i numeri
Da sempre, siamo sostenitori dei power meter. Il misuratore di potenza è per noi un importante strumento lavoro anche per i test delle biciclette e dei componenti, un aiuto fondamentale per il lavoro. Cerchiamo di usarlo sempre. Eppure è necessario, di tanto in tanto, staccarsi quasi completamente dai numeri, tornando ad ascoltare le sensazioni dell’organismo, il piacere dello sforzo e prendendo come base di lavoro altri fattori. Quelli che ci offrono maggiori garanzie sono VAM e BPM, anche in merito al nostro stato di salute fisica.

I limiti del power meter

Se il power meter è ad oggi uno strumento insostituibile ai fini della ricerca prestazionale, della qualità dell’allenamento e della possibilità che ci offre per analizzare e confrontare i dati, è pur vero che ci mette di fronte ad alcuni limiti. La freddezza dei numeri, una sorta di appiattimento e standardizzazione, ma anche il dimenticarsi di leggere le sensazioni che ci offre il nostro corpo nelle diverse situazioni. Se è vero che la tecnologia non può essere fermata e “una delle più grandi vittorie è renderla disponibile per tutti”, sarebbe opportuno capire che la tecnologia stessa è un aiuto e un supporto; non un obbligo e una costrizione. La tecnologia non deve essere un guinzaglio.

Sarebbe utile riconsiderare il lavoro in bici, finalizzato ad un buon training, utilizzando altri campi disponibili sul nostro device. Un esempio è la VAM, la velocità ascensionale media, che ci offre un’idea molto precisa della nostra performance, perfettamente relazionata al contesto ambientale con il quale ci stiamo confrontando.

Uno status symbol

In effetti abbiamo fatto diventare il power meter un vero e proprio simbolo del ciclismo moderno. Spesso, nei commenti da bar, diamo un’importanza maggiore al misuratore di potenza, all’FTP, ai watt medi e alla potenza normalizzata, dimenticando tutto il resto. Ci scordiamo di divertirci quando pedaliamo, perché siamo troppo impegnati a guardare lo schermo del computerino. Ci domandiamo se quel misuratore fornisce dei dati corretti e non ci diamo pace quando i numeri ci sembrano bassi. Pedaliamo in compagnia e al tempo stesso ci estraniamo dagli altri, dimenticando che la bici è convivialità. Sacrifichiamo le pedalate con gli amici perché siamo “succubi” dei numeri e delle ripetute! E molto altro.

Ma é possibile allenarsi senza power meter?

Ovviamente si, è possibile, anche se non è facile tornare a capire come funziona il proprio corpo dopo lunghi periodi di training con il misuratore di potenza. Re-imparare ad ascoltarsi non è cosa banale: si rischia di andare a tutta, di andare troppo forte e di pedalare in maniera intensa. Ci siamo dimenticati come si respira in modo profondo e non sappiamo quale è la nostra cadenza naturale.

Calorie: quando pedaliamo non è un dettaglio

Oppure si rischia di andare troppo piano, con questa paura di consumarsi in fretta, di finirsi e di “subire” il fatto di non avere riferimenti. Quando usciamo in bici dobbiamo “accontentare il misuratore di potenza” e attraverso i numeri che ci fornisce gratifichiamo noi stessi.

Eppure quando abbiamo cominciato con la bici, nessuno di noi aveva in power meter e chi lo aveva! Non sapeva farlo funzionare! Non è facile uscire ad allenarsi senza i watt, però è possibile.

In mancanza di un misuratore di potenza, un valido aiuto ci arriva anche dal sensore di pedalata. Questo ci permette di capire con quale frequenza (RPM) possiamo pedalare in quel frangente (range ottimale). Non solo: per sostenere alte RPM e fare velocità (KMH) è necessario fare potenza. Con il passare degli anni, abbiamo imparato che: se oltre le 90 RPM (in pianura) il fiatone diventa quasi opprimente, allora siamo stanchi e vale la pena riposarsi per non sovraccaricare il nostro organismo, non generiamo potenza, oppure la generiamo ma non siamo in grado di sostenerla a lungo. Meglio tornare a casa.

Le priorità

La salute, il divertimento e quella sorta di capacità di rimanere bambini che fa parte dell’essere ciclista. Se a questi fattori ci abbiniamo la volontà di allenarsi e una certa metodica, possiamo pensare di usare i watt quando pedaliamo e ci alleniamo indoor, lasciando da parte il power meter durante le uscite all’aperto. Qui possiamo usare i dati forniti dalla VAM, le calorie e la frequenza cardiaca, facendo collimare le RPM. Mettiamo insieme le diverse esigenze con le priorità: divertimento, metodo e quella capacità di “andare a sensazione”, perché, se è vero che questa frase “sa di vecchio” è altresì sacrosanto che noi stessi siamo fatti di sensazioni.

Luca Bianchini coach le sue considerazioni e i suoi consigli

In conclusione

Il power meter è uno strumento che permette di migliorare, di leggersi e di valutarsi, ma è anche un insieme di numeri che prima di tutto ha facilitato la vita degli allenatori! Il misuratore di potenza è uno equipaggiamento fondamentale ai fini del miglioramento, ma deve essere usato nel modo corretto ed è uno strumento che ci rende consapevoli solo nel momento in cui non dimentichiamo di ascoltare anche cosa ci trasmette il “nostro motore”. Per utilizzare i watt nel modo più appropriato è necessario mettere insieme e far collimare tutti dati forniti, in modo che questi ci permettano di creare una base solida sulla quale lavorare, con qualità e sostanza.

a cura della redazione tecnica, immagini redazione tecnica e Matteo Malaspina

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.