Pubblicità

Prova Giant Defy Advanced Pro 0

di - 18/12/2023

giant advanced defy pro 0 foto in azione in discesa su strada di montagna

Qualche anno fa, se dicevi ai tuoi compagni di avventura che avevi acquistato una bici endurance, rischiavi il risolino sarcastico e la toccata di gomito. Oggi, complice anche il successo delle bici Gravel, molti ciclisti stanno riscoprendo questa idea di bici (quasi) totale.

La bici endurance è morta, viva la bici endurance! Il modo di dire è di sicuro effetto, ma la storia non è andata proprio così. A ben vedere, infatti, a differenza di quanto accadeva con i sovrani francesi e inglesi, alla cui morte era immediatamente eletto il successore, fra la morte della bici endurance e la sua rinascita, qualche stagione è passata. Caduta in disgrazia, o forse mai salita nella scala nobiliare (soprattutto in Italia), questo tipo di bici è stata, per un certo tempo e da un certo pubblico, considerata come la bici da “scaldamozzi”. Quelli che pedalano con la schiena dritta e, magari, pure con le ginocchia larghe.
Le cose sono però mutate. A far cambiare opinione sulle endurance sono stati due fatti: il nuovo modo di vivere il Ciclismo proposto dal Gravel, e l’impegno delle Case. Impegno nel mettere su strada dei mezzi dalle prestazioni paragonabili a quelle delle bici race, sia in termini di peso, sia di efficacia.

Endurance è bello

Quando si dice Endurance, si pensa in primo luogo a comfort e, subito dopo, alle prestazioni. Tradotto in tubi, geometrie e componenti, si tratta di bici che permettono di pedalare veloce a lungo. Sono telai che hanno reach minori e rack maggiori rispetto alle versioni race, carro un po’ più lungo, angoli meno aggressivi e più luce per gli pneumatici, per permettere, appunto, di stare in sella in modo più confortevole e ricavarne piacere di guida anche senza l’abilità e la sensibilità di un professionista.
La Giant Defy è una delle più rinomate rappresentanti di questo segmento e la quinta generazione del progetto incarna perfettamente la filosofia che sottende. Si tratta di una bici profondamente rivista, a partire dai materiali e dalla costruzione del telaio, che hanno permesso ai progettisti di dare una grande limata al peso e incrementare le prestazioni. Nella sua posizione intermedia fra la TCR e la Revolt, è di sicuro più vicina alla prima, come sensazioni di guida, ma riesce a estendere il suo raggio di utilizzo fino a varcare i confini del Gravel, in direzione strade bianche.
La Defy della serie Pro che abbiamo pedalato si colloca sotto la sorella della pregiata serie SL, caratterizzata dall’utilizzo di un composito più raffinato e da un telaio più leggero. È invece uguale per geometria e componenti (a eccezione dell’attacco manubrio) compresi il reggisella e il manubrio, in fibra di carbonio, realizzati con tecnologia D-Fuse. Si tratta, semplificando per la massima chiarezza, di una soluzione che, grazie alla particolare sezione a D e a doti di flessibilità, consente di assorbire parte delle vibrazioni trasmesse dal fondo stradale e aumentare il comfort in sella.

Giant feeling

In sella, chi ha avuto l’occasione di guidare il modello precedente, troverà la posizione leggermente più aggressiva, ma con un feeling immediato, come ci ha ormai abituato Giant. La triangolazione è azzeccata, rilassata ma non troppo così da permettere una guida sempre attiva (anche aggressiva) e far percepire che sotto ai pantaloncini c’è una bici con personalità.
Il peso contenuto della Defy si apprezza, eccome. Quando si punta il manubrio verso l’alto la si sente sempre sotto, risponde presente a ogni colpo di pedale ed è un’ottima scalatrice. Anche le ruote si sono dimostrate all’altezza: leggere, molto scorrevoli e rigide (senza penalizzare il comfort), hanno una generosa larghezza interna di 22,4 mm e profilo da 36 mm, perfetto per un utilizzo versatile e una gestione alla portata di tutti. I cerchi sono in fibra di carbonio, hookless, e allestiti di serie in configurazione tubeless. Soluzione che permette di tenere pressioni più basse per una buona efficacia di rotolamento e un’ottima capacità di filtrare le vibrazioni trasmesse dal terreno.
L’avantreno dà una piacevole sensazione di solidità e precisione e, in abbinata alla coperture da 32 mm, rende le discese un momento di divertimento e soddisfazione. Certo, non ha la sveltezza e la maneggevolezza di un race bike, ma se la cava comunque egregiamente anche fra i tornanti ravvicinati e nelle curve a raggio più ampio permette di mantenere una buona velocità in grande tranquillità.
Abbiamo detto, in apertura, che una bici endurance deve riuscire a mixare prestazioni e comfort. La ricetta offerta dalla Defy è senza dubbio buona perché ruote e D-Fuse conferiscono quella sensazione di comodità che consente di pedalare bene per lungo tempo, ampliando i confini della comfort zone e dunque allontanando il momento in cui si è costretti a calare di intensità, se il fisico non è super allenato.

Conclusioni

La Giant Defy è una bici che consiglierei a un amico che mi chiedesse un parere. Ci puoi fare davvero tutto e anche bene: sale veloce e scattante, scende sicura e precisa, il comfort è molto buono e la possibilità di montare gomme fino a 38 mm ne fa una bicicletta estremamente versatile, al punto di non avere dubbi nel mettere in calendario anche una Nova Eroica. La componentistica e, soprattutto, le prestazioni ripagano con gli interessi l’assegno che bisogna staccare per acquistarla, anche se qualche finitura, come il sistema di instradamento dei cavi nell’attacco manubrio, non è molto raffinata.
La nuova Defy è la traduzione a pedali del detto “function before fashion”, anzi, va oltre perché ha una bella linea, moderna e filante. Peccato però che non ci sia la possibilità di scegliere fra qualche opzione di colorazione in più, così da non essere obbligati a farsi andare bene l’unico in catalogo, un blu scuro un po’ banale. Comunque, la promuoviamo a pieni voti.

Numeri e giudizi

Scheda tecnica
Telaio: Fibra di carbonio Advanced-grade
Forcella: Fibra di carbonio Advanced SL-grade
Gruppo: Shimano Ultegra Di2, 12V, guarnitura 50/34 con powermeter Giant, cassetta 11-34
Cockpit: manubrio Giant Contact SLR D-Fuse XS da 420 mm; attacco Giant Contact SL Aero Light XS da 100 mm
Ruote: Giant SLR 1 36 Carbon, configurazione tubeless, cerchi hookless
Gomme: Giant Gavia Fondo 0, tubeless, 700 x 32c (max. 38 mm)
Peso (rilevato): 7,400 kg
Prezzo: 6.399 euro

Geometria (taglia M/L)
Stack: 577 mm
Reach: 384 mm
Foderi: 420 mm
Interasse: 1.010 mm
BB drop: 70 mm
Angolo sterzo: 72,5°
Angolo sella: 73,5°
Taglie: XS, S, M, M/L, L, XL

CI PIACE

  • Feeling
  • Comfort
  • Efficacia in salita
  • Rapporto prestazioni/prezzo

NON CI PIACE

  • Una sola colorazione
  • Alcune finiture

Foto Martina Folco Zambelli | HLMPHOTO

Per INFO

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.