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Specialized Diverge STR, la gravel che divide

di - 25/10/2022

Con la sospensione Future Shock all’anteriore e al posteriore, la nuova Diverge STR offre comfort senza compromessi. Sospendendo il ciclista, invece della bici, la tecnologia Future Shock aumenta il controllo e l’efficienza riducendo l’affaticamento, così pedalerai sui terreni più accidentati, più lontano e più veloce di quanto pensassi fosse possibile. E la Diverge STR lo fa senza il peso, il ritardo nella pedalata e l’inefficienza di altri sistemi di sospensione.

Prima di giudicare questa bici con conclusioni affrettate, è doveroso e intellettualmente onesto partire da qui. Dalle parole con cui Specialized racconta la genesi del progetto della nuova Diverge. La scelta dei camici bianchi di Morgan Hill si rifà a un’idea che non è per nulla nuova e che Specialized sperimentò già nel 2014: la leggenda vuole che Chris D’Aluisio, uno degli ingegneri della factory, durante una discesa dell’Eureka Canyon in sella alla sua bici da corsa (8 km tecnici e veloci nei dintorni del reparto R&D), si rese conto che, bilanciandosi nel modo corretto riusciva ad avere il controllo totale del suo mezzo. Realizzò che il suo corpo poteva essere una sospensione perfetta e da questa riflessione comincio a lavorare sull’idea di sospendere il rider, anziché le ruote.

Specialized aveva ottime nozioni sulle sospensioni tradizionali, grazie ai decenni di sviluppo nel campo delle MTB, ma ritenne che quei sistemi non erano la soluzione migliore per la strada o il Gravel, perché troppo pesanti e impattanti sul trasferimento di potenza. Inoltre, le sezioni minori delle gomme di queste bici avrebbero necessitato di un’escursione molto ampia per evitare la sensazione del fine corsa. La soluzione considerata più efficace fu dunque sospendere il ciclista e mantenere l’accelerazione e la maneggevolezza di un telaio rigido, per sprigionare potenza in modo efficiente, restando seduto in sella.

Cos’è e come funziona


La tecnologia Future Shock è stata creata per sviluppare bici da corsa capaci di vincere le Classiche sul pavé, ma trova la sua più pura espressione nel Gravel. All’anteriore offre 20 mm di escursione, regolabile, che migliorano il controllo, proteggendo mani, braccia e spalle dagli urti. La cartuccia idraulica smorza in modo efficiente le asperità del terreno senza “effetto rimbalzo” e, grazie alla regolazione sull’attacco manubrio, può essere anche bloccata.

Al posteriore, la sospensione Future Shock – anche in questo caso controllata da una cartuccia idraulica e regolabile nello smorzamento – offre 30 mm di escursione e garantisce che gli impatti più accentuati non facciano  rimbalzare sulla sella, senza compromettere la posizione e l’efficienza della pedalata e aumentando il controllo e le prestazioni. Ecco come funziona il sistema:

  1. Quando la ruota posteriore prende un colpo, innesca un movimento verso l’alto
  2. Il framepost lavora come una balestra, spostandosi all’indietro
  3. La direzione della sua corsa è uguale e opposta alla traiettoria della ruota
  4. La cartuccia idraulica controlla il movimento del framepost
  5. Il rider mantiene la posizione sulla sella e la pedalata resta fluida

Peso e geometrie

Il telaio in della nuova Diverge STR – costruito in fibra di carbonio Fact 11r – è, a detta di Specialized, il più confortevole di qualsiasi altra bici da strada mai uscita dai cancelli della factory e pesa solo 100 grammi in più, rispetto al telaio della precedente Diverge. Le geometrie della Diverga STR sono sostanzialmente identiche a quelle delle altre Diverge, fatti salvi i necessari aggiustamenti per mantenere uguale la posizione di guida.
Lo stack ed il reach sono gli stessi degli altri modelli e le taglie sono coerenti. Ci sono tre piccole modifiche, che differenziano i modelli STR dagli altri: il BB drop è stato aumentato da 80 a 85 mm. La lunghezza del carro è cresciuta da 425 mm a 429 mm. Infine, l’angolo del tubo sella è di circa 0,5° gradi più verticale per compensare il sag del sistema STR nella posizione statica.

Altro elemento di continuità è la presenza, nel tubo obliquo, del vano SWAT, che permette di portarsi appresso tutto ciò di cui hai bisogno, caricando la bici in una posizione che poco inficia la distribuzione dei pesi, senza appesantire le tasche.

Un’ultima annotazione riguarda il passaggio ruota: sulla Diverge STR si possono montare ruote da 700c con pneumatici fino a 47 mm e ruote da 650b con pneumatici fino a 2,1”, a testimoniarne la grande ecletticità.

Top o Flop?

In attesa del nostro giudizio, che daremo solo dopo averla provata (cosa che avverrà a breve), è stato interessante ascoltare i commenti a caldo sulla nuova Diverge STR. I più comuni riguardano, ovviamente, il sistema di sospensione. Tralasciando chi, a priori, non ammette che una bici gravel sia ammortizzata, i dubbi riguardano la bontà della filosofia di base, ossia sospendere il biker invece della bici, in ottica di ottimizzare in primis il comfort di chi sta in sella e, di conseguenza, l’efficacia della pedalata.

Ritengo che questo fermento sia il bello del Gravel, una disciplina così trasversale e sfaccettata, che porta con sé tanta sperimentazione ed evoluzione sia a livello di approccio sia di materiali. Mi sembra, per certi aspetti, di tornare agli albori del Mountain Biking, quando ancora non si capiva che direzione avrebbe preso (e poi ne ha prese mille differenti…). Quella di Specialized è una scelta ben precisa e circostanziata, che può essere valutata solo a posteriori, dopo aver messo il sedere sulla sella e aver pedalato per un po’ di chilometri, in tutte le situazioni tipiche del Gravel.

Un altro argomento che ha fatto (molto) discutere è la questione prezzi, che mai come in questo momento è diventata spinosa. Si tratta di una situazione generalmente diffusa, che interessa per lo più tutti i top brand, un argomento che ci riserviamo di approfondire in un articolo dedicato. La nuova Diverge STR in allestimento Expert costa 7.500 euro, che diventano 9.500 euro per la versione Pro e raddoppiano a 15.000 euro per la S-Works.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.