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Specialized S-Works Tarmac, un gran bel pedalare

di - 03/08/2018

Specialized S-Works Tarmac è uno dei simboli (simboli inteso come biciclette) con chiaro indirizzo agonistico, una bicicletta che fin dalle prime versioni ha stimolato le fantasie degli appassionati, ha emozionato per il suo design, ha anche cambiato l’approccio delle bici race concept, rendendo questo segmento di prodotti accessibile a tutti. Versione dopo versione, “il Tarmac” (tutti la chiamano così) ha sempre proposto qualcosa di nuovo, una sorta di step by step che però non ha mai stravolto il progetto originale. Quest’ultima relaise però, è differente: diversa nel design, diversa nella tecnica e nelle performances, diversa in quella che possiamo considerare la visione futura e ulteriore sviluppo della piattaforma Tarmac S-Works, che ricordiamo, è la parte race di Specialized. Ecco il nostro approfondimento.

Una premessa: dove nasce la volontà di proporre un articolo come questo? Questo approfondimento nasce dalle tante curiosità e domande che ci sono state poste in gara e durante le uscite con gli amici, questioni che avevamo come soggetto principale le differenze di prestazione tra il modello di bici in questione e la versione precedente del progetto Tarmac, quest’ultimo ancora tanto utilizzato e visibile nel mondo amatoriale. Perché non costruire un approfondimento ad hoc? Eccolo qui.

Il design parla da solo, una bicicletta che è stata pensate per essere rigida, reattivà, con un rapporto tra peso/rigidità molto elevato ma che prende in considerazione anche tantissimi aspetti legati alla migliore penetrazione dello spazio. Cose già dette e viste? Si, forse sulla carta ma non sul campo. Spieghiamo meglio questa affermazione. Questa versione della Specialized Tarmac è utilizzata allo stesso modo (magari con allestimenti diversi) dagli scalatori, dai passisti e anche dagli sprinter, cosa non usuale nel ciclismo moderno, dove i corridori pro hanno a disposizione 3/4 modelli di bici (se non di più). Qui si apre la parentesi Venge ViAs, utilizzata solo dagli sprinter (non tutti), nelle corse “veramente piatte” e nella sola versione con i freni a disco. Il nuovo progetto Venge è un’altra cosa. Specialized Tarmac S-Works si conferma un modello di bici realmente trasversale, in termini d’impiego e di resa su strada, no solo, gratificante e in grado di adattarsi a differenti equipaggiamenti, diverse esigenze del rider e stili di guida diametralmente diversi tra loro.

Un missile, Specialized S-Works Venge 2019

Rispetto al progetto Tarmac più anziano, questa S-Works è più cattiva ma anche più comoda e molto più precisa. A prescindere dal profilo delle ruote, la versione Tarmac 2018 sembra essere più cattiva sull’anteriore, cattiveria che ci piace associare a stabilità e una precisione di guida che pochi mezzi di questa categoria sanno mettere in campo (anche con le ruotone). Un rasoio, ci è piaciuta definirla, una bicicletta che si sposta e cambia direzione al minimo spostamento della testa, oppure delle spalle e che si controlla con il mignolo della mano. E la frenata? Pinzate tranquilli anche quando siete all’interno di un tornate, la forca rimane dritta come un fuso! Le ruote Roval full carbon hanno un’azione leggermente lunga, nella media delle ruote completamente in carbonio ma con una scorrevolezza e stabilità da primato.

Una bici superleggera e veloce, per essere una bicicletta leggera, è anche veloce (vero che molto dipende dalle ruote), si pedala bene da seduti (nettamente migliore rispetto alla versione precedente) e invita a spingere. Carro posteriore ribassato, porzione centrale rigida ma non estrema, seat-post che asseconda il gesto e aiuta a smorzare le vibrazioni, geometrie e proporzioni dei tubi azzeccate/i, taglie ben concepite che non obbligano a sacrifici quando ci si mette in sella, tutti aspetti che nel loro insieme permettono al pilota di prendere tutto quello che c’é di buono nel progetto. Sicuramente il modello Tarmac “vecchio”, non era (non è) così veloce.

Vincere facile quando si rilancia, forse l’aspetto della performance che ci ha colpito maggiormente, fin dalle prime pedalate. Specialized Tarmac S-Works si rilancia con una facilità da “sorriso sulle labbra”, alle basse e alle velocità più elevate, leggera e vellutata sul retrotreno, con un valido aiuto in fase di spinta che arriva anche dall’avantreno. Abituati a spingere sulla parte centrale del telaio, per nostra caratteristica e stile di conduzione del mezzo, ci siamo sentiti un pò velocisti, quasi gratificati e contenti di “maltrattare” la bicicletta dal manubrio verso il basso. Tutto questo implica anche una notevole tenuta e stabilità della tubazione obliqua, dettaglio di importanza primaria, non così comune e scontato per frame al di sotto dei 900 grammi.

Uno sguardo al futuro: si, lo diciamo non a caso, in particolare in un momento storico dove i freni a disco stanno per entrare di prepotenza nell’immaginario amatoriale, ormai se ne parla in modo sempre più insistente. La bici con i freni tradizionali non sparirà da un giorno all’altro, probabilmente non sparirà mai, in particolare per quelle generazioni di appassionati che sono cresciuti con i freni a pattino. Una bici come questa Tarmac è moderna, avanzata. E’ proposta con le ruote Roval, con un canale interno da 21 mm, abbondante. Gli pneumatici che porta in dote hanno una sezione di 26 mm, belli cicci, con la possibilità di montare coperture fino a 30c. Ci viene quasi da pensare che, prima è stato sviluppato il progetto Tarmac Disc e da questo è nata la versione rima brakes che vedete nelle foto. Questo lo pensiamo e lo scriviamo ma in un’ottica di sviluppo dell’intero progetto Specialzied Tarmac, potrebbe avere senso!

In conclusione, pedalare su una bici come questa è piuttosto godurioso, con questo equipaggiamento lo ancora di più, perché se è vero che “pedalare è sempre fatica”, è altresì vero che, quando il mezzo meccanico ti aiuta e asseconda, tante cose vengono più facili. Moderna nel design, nella tecnica, in una prestazione che vuole abbinare tre pilastri fondamentali, velocità/rigidità/comfort, moderna anche nell’impiego degli accessori (trasmissione, ruote, freni, cockpit, power meter, freni). Questa è una bici che, secondo noi, nasce con l’obiettivo di fornire un mezzo performante ovunque; come dire, una sorta di tuttofare adatta agli ingarrelati agonsiti, che diventa gestibile anche per le sgambate a 20 all’ora.

specialized.com

foto di Matteo Malaspina

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.