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Il Team Trek Segafredo Pro Cycling vestirà Santini per la stagione 2018

di - 06/11/2017

Presentata ufficialmente la partnership tra Santini Cycling Wear e il team World Tour Trek-Segafredo. L’azienda italiana di abbigliamento tecnico vestirà gli atleti della squadra per la stagione agonistica 2018.

Per la stagione prossima, il roster dello squadrone Trek-Segafredo (treksegafredo.com) sarà composto da 28 atleti di 18 nazionalità diverse, tra cui spiccano lo sprinter tedesco John Degenkolb e l’italiano Fabio Felline.

“Siamo orgogliosi che una squadra di altissimo livello come il team Trek-Segafredo ci abbia scelto – dichiara Paola Santini, marketing manager di Santini Cycling Wear – apprezzando la tecnicità e qualità dei nostri capi capaci di soddisfare le esigenze dei corridori sia in allenamento che durante le competizioni”.

Luca Guercilena, General Manager di Trek-Segafredo: «Con oltre 50 anni di esperienza, Santini ha sviluppato un patrimonio di conoscenze e know-how che la rendono un punto di riferimento internazionale nell’abbigliamento tecnico per il ciclismo. La parte tecnica è però sono un aspetto di questa partnership, infatti è il supporto fornito ad essere cruciale per noi. Santini sa bene cosa significhi essere partner tecnico di una squadra World Tour e gareggiare in ogni luogo del mondo con qualsiasi condizione atmosferica. Sin dal nostro primo incontro, abbiamo capito che Santini sarebbe stato in grado di anticipare le nostre esigenze, individuare cosa per noi è importante e consegnare rapidamente i capi richiesti. Sono infatti sicuro che questa partnership sarà di grande successo».

La partnership si declinerà nella fornitura di tutti capi, sia tecnici che casual, disegnati appositamente per gli atleti della team: «Non si tratta di un impegno nuovo per noi: la nostra azienda, infatti, ha una lunga storia in fatto di supporto alle squadre professionistiche, commenta Monica Santini, amministratore delegato di Santini Cycling Wear, con la flessibilità che caratterizza la nostra linea di produzione a Bergamo, sia in termini di tempistiche sia di personalizzazione del capo sul singolo atleta, saremo in grado di soddisfare al meglio le esigenze del team Trek-Segafredo».

I nuovi capi forniti da Santini al team Trek-Segafredo saranno presentati a dicembre 2017 e saranno disponibili nei negozi da gennaio 2018.

Un cenno dell’azienda Santini Maglificio Sportivo:

Santini Maglificio Sportivo nasce nel 1965 con l ‘intuizione di Pietro Santini di specializzarsi nell’abbigliamento tecnico da ciclismo, grazie anche a una profonda passione per il ciclismo e per le competizioni. Fin dall’inizio l’azienda bergamasca compie una scelta importante: quella di disegnare e produrre tutti i prodotti esclusivamente in Italia. Oggi quella scelta appare rivoluzionaria e fortemente in controtendenza. Ogni capo viene creato e sviluppato da un team di designer con una radicata passione per il mondo delle due ruote, secondo la filosofia per cui “Made in Italy, made with passion”.

Oggi Santini produce più di 3.000 articoli al giorno, ed esporta l’80% della produzione all’estero. Investendo costantemente nella ricerca tecnologica di tessuti innovativi e nuovi metodi di produzione, al centro dell’attenzione di Santini c’è sempre l’uomo e l’atleta: resta viva la missione di affinare le proprie creazioni per consentire alle persone di praticare le proprie passioni sportive indossando capi confortevoli senza rinunciare allo stile.

santinisms.it

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.