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Ecco come nasce una eBike

di - 09/06/2023

eBike… Le vediamo ammiccare sono i faretti, negli stand delle fiere; impolverate e strapazzate nei video di YouTube; seducenti nelle vetrine dei negozi. Ma in pochi abbiamo avuto la fortuna di vederle durante il concepimento, la gestazione e prima del parto. Ecco come nascono i nostri oggetti del desiderio.
Una delle eMTB più recenti e attese dagli appassionati della pedalata assistita è senza dubbio la Gram, firmata da Thok. Attesa perché dopo anni di fedeltà all’alluminio, il marchio piemontese ha dato forma e sostanza a un telaio in fibra di carbonio. Si tratta di un progetto completamente nuovo, nato su un foglio quasi completamente bianco: quale occasione migliore, dunque, per capire come avviene questo processo.
A spiegarlo è Stefano “Mig” Migliorinideus ex machina del marchio -, a cui abbiamo chiesto di raccontarci come nasce una nuova eMTB.

Da dove si comincia a progettare una bici

Noi siamo biker e quindi si comincia pensando a che tipo di bici vorremmo guidare, dunque all’utilizzo specifico. Da qui si procede ragionando su materiale e geometria. Questi sono i concetti principali. Per quando riguarda la Gram, l’idea di fondo era sulla di realizzare una eMTB Enduro, con geometrie e componenti che sposassero appieno la nostra filosofia: “stesso divertimento tanto in salita quanto in discesa”. Nello specifico, la sfida è stata creare una geometria molto efficace in salita ma non penalizzante in discesa.

Quali sono le maggiori difficoltà nel progetto di una nuova eMTB

Sicuramente far combaciare pensiero, utilizzo e componenti. In questo caso realizzare un telaio efficace nelle salite più tecniche e molto divertente in discesa.
Partendo da quello che sarà l’ambito di utilizzo della bici, motore e capacità della batteria (per noi l’ideale è un’unità da 630 Wh) sono le prime variabili da tenere in considerazione. Definiti gli ingombri della power unit, si definisce la geometria insieme alle dimensioni delle ruote (ottimale per un uso Enduro, secondo noi, è la configurazione mullet, ossia 27,5”/29”) e alle sospensioni. Tutti elementi che incidono sulle dimensioni e gli ingombri che il telaio deve avere. Tocca poi al materiale, la nostra scelta era caduta sulla fibra di carbonio, con spessori, dimensioni e pesi. Questo puzzle dara quindi forma al progetto.

Quanto è importante l’aiuto del computer nella fase di progettazione

Moltissimo, come ormai in ogni campo. Soprattutto sono oggi fondamentali tute le tecnologie applicate a questo ambito, come la prototipazione rapida (RP). Direi che la stampa prototipale in alluminio è lo strumento che ha cambiato le regole. I costi sono ancora molto alti ma noi ci crediamo tantissimo: pensa che nel giro di 3/4 settimane siamo in grado di trasformare il nostro pensiero in una bici e mettere su strada dei prototipi in alluminio pedalabili. Questo ha portato non solo ad avere la massima precisione di calcolo sia strutturale sia degli ingombri, ma anche una grande velocità nella verifica tangibile delle modifiche.

Dalla prima MIG alla Gram di oggi, dove sono state le evoluzioni maggiori

La MIG è stata il nostro primo progetto e, ai tempi, gli strumenti e la componentistica a cui avevamo acceso erano limitati. Ora, sia per la grande evoluzione delle eBike, sia per la scelta di utilizzare la fibra di carbonio, il nostro mondo è cambiato tantissimo. Salvo restando la bontà del concetto iniziale, ossia baricentro basso e batteria sotto il downtube restano concetti secondo noi vincenti. In questi anni mi sono evoluto anch’io come eBiker, quindi essendo capo progetto delle nostre bici, la Gram è figlia di tutti questi cambiamenti e alle mutate necessità del pubblico. La MIG continua invece a essere una all-mountain facilissima da guidare ed efficace ovunque.

La fase “oversizing” (super batterie e rincorsa alle prestazioni) sembra essere finita mentre è cominciata quella del “downsizing” (power unit più efficienti, autonomia ridotta e pesi inferiori a favore della guidabilità), cosa ne pensi

Credo oggi si vada sempre di più verso la specializzazione sia del cliente sia delle bici, quindi a breve avremo delle super light eMTB con pochissimo motore e pochissima batteria, per i pedalatori più allenati (Levo SL, Fuel eXE, Rise e le altre con sistemi TQ e Fazua), poi arriverà una nuova generazione di light eMTB, con power unit un po’ più performanti e modulabili (per esempio attraverso range extender), dedicate a biker come me che amano ancora pedalare ma vogliono divertirsi anche in salita, facendo cose comunque inavvicinabili con una muscolare,
Poi ci saranno le attuali eMTB con motori e batterie da 85/90 Nm e 630/700 Wh, con extender. Infine, ci saranno quei mezzi con batteria da 900 Wh in su, ai limiti dell’omologazione, per persone che cercano potenze e autonomie maggiori ma sono meno interessati alle caratteristiche tecniche delle bici.

Dove credi ci sia il maggior margine di miglioramento nelle componenti di una eMTB (telaio, motore, batteria, software…)

Di sicuro l’evoluzione maggiore sarà nei sistemi di assistenza, quindi hardware e software. Soprattutto saranno i nuovi software a portare i maggiori benefici. Certo, continueranno anche ad affinarsi le geometrie e i materiali, ma per adeguarsi alle nuove prestazioni.

Come saranno le eMTB fra cinque anni

Le batterie caleranno a livello di ingombri e di capacità e i motori saranno più efficienti e definiranno sempre meglio lo standard. Fra cinque anni questo mondo sarà cambiato molto. Le bici saranno probabilmente vendute come kit telaio/motore e le batterie affittate. Immagino che potremo arrivare in bike park e scegliere quella con la potenza ideale per l’utilizzo che vogliamo fare in quella specifica occasione. Credo quindi che ci saranno prodotti sempre più specifici e specializzati, al punto che gli utenti potranno avere più di una bici, come accade con le bici tradizionali.

La tua bici ideale, quella che vorresti progettare se non avessi limiti di alcun genere

La risposta è facilissima: la mia bici ideale e la Gram. L’ho realizzata da biker e quindi è esattamente ciò che avrei voluto guidare. Ha un motore che risponde alle mie caratteristiche, dimensioni e geometrie che mi permettono di esprimere la mia idea di Mountain biking, cioè arrampicarmi ovunque in salita e divertirmi in discesa quanto con la muscolare. La fibra di carbonio mi ha inoltre permesso di ottenere forme he mi appagano esteticamente. La chicca che vorrei e che mi permetterebbe di pianificare anche uscite molto lunghe è la disponibilità di un extender, ma credo che Shimano ci arriverà a breve e sarà un accessorio anche retroattivo. Sono convinti che la batteria da 630 Wh sia un giusto compromesso in termini di peso, dimensioni e capacità e grazie ai software moderni i dislivelli che permette di affrontare sono più che soddisfacenti. Il mio limite arriva prima di quello della power unit e non riuscirei ad affrontare più di tre ore e mezza/quattro di riding come piace a me…

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.