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Titici Flexy Gravel, handmade and luxury performances

di - 09/02/2018

LE NOSTRE IMPRESSIONI, IL NOSTRO TEST

Questa di Titici è una bici di lusso, per i dettagli tecnici e le soluzioni di design che mette in mostra, per le finiture ma anche per la performance che è capace di esprimere. Ci è piaciuto definirla “una bici da ciclocross mascherata da gravel”. L’avantreno, tutto, frame e forcella, sono un esempio di precisione di guida unita ad una velocità d’ingresso che ricorda un progetto di alto livello dedicato alla disciplina cx. La Flexy gira in spazi ristretti, permette di curvare e cambiare la traiettoria senza particolari preoccupazioni, agevolando lo scarico sul busto, permettendo al pilota di guardare due curve più avanti, quando si decide di affrontare qualche tratto di bosco che prevede singletrack.

Al contrario si adatta bene alla strada e alle strade bianche, ghiaiose e battute, smorzando a sufficienza le vibrazioni. Sempre in merito alla prestazione e passando alla porzione centrale e al retrotreno, questi fanno collimare una buona reattività, ad una ottima capacità di adattarsi al terreno: certo, gli pneumatici giocano un ruolo fondamentale ma l’equilibrio del telaio si percepisce alla grande. Tutto il comparto non è mai troppo secco, non da mai la sensazione di rigidità estrema, a tutto vantaggio di un comfort di qualità sul medio e lungo termine. Quest’ultimo è un aspetto che trova personalizzazione anche in base alla pressione degli pneumatici, coperture che per questa tipologia di bici, sarebbero da prevedere con una configurazione votata ad una migliore scorrevolezza, con una tassellatura centrale meno pronunciata e più piatta. Lo schiacciamento della tubazione orizzontale verso il nodo sella, non agevola eventuali operazioni di “portage” in spalla, anche se, è difficile pensare ad un impiego gravel con lunghi tratti di bici in spalla. Questa bici è un piccolo gioiello della tecnica artigiana, raffinata e aggressiva, performante e trasversale in termini d’impiego, tanto efficace sullo sterrato in grado di non far rimpiangere la categoria road endurance che si vuole avvicinare al gravel.

L’ABBIAMO PROVATA ANCHE IN GARA

Si, abbiamo voluto utilizzare la Titici Flexy Gravel anche in una competizione di ciclocross, in considerazione del feeling “corsaiolo” che ci ha trasmesso, senza variare il suo allestimento. La nostra volontà e obiettivo, è stato quello di capire, come può funzionare e performare un mezzo di questa categoria, una volta portato in gara: senza sconti. La bici è un bel mezzo da “trattare male” (agonisticamente parlando), non fa rimpiangere troppo i progetti appositamente dedicati al cx. Allestimento a parte, che in una versione maggiormente aggressiva, potrebbe far risparmiare qualche grammo, Flexy ha una reattività esemplare, oltre ad essere velocissima nei passaggi stretti (in particolare sull’avantreno).

La sua stabilità ed equilibrio, trovano ulteriori conferme nei tratti in discesa, con terreno smosso, fango, sabbia, magari con radici e piccoli canali da scavalcare. Discorso leggermente differente in merito alle situazioni di “portage”, quando è necessario scendere dalla sella e caricare la bici in spalla: la tubazione P.A.T. schiacciata non agevola questa operazione.

Nei tratti in salita è una bomba, un bell’aiuto quando diventa necessario spingere forte sui pedali schiacciando di prepotenza per superare tratti brevi, con pendenze arcigne. Anche in questo caso, a nostro parere, gioca un ruolo fondamentale la concezione del progetto originale, che miscela un giusto comfort, stabilità, rigidità e reattività nelle giuste dosi.

foto credits: Matteo Malaspina e Sara Carena

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.