Dal momento in cui Gary Fisher, Tom Ritchey, Joe Breeze, Charlie Kelly e gli altri padri fondatori hanno iniziato a trasformare le cruiser Schwinn in proto-MTB, è stata piantata la pietra miliare della progressione delle due ruote artigliate a pedali. L’evoluzione della mountain bike è proseguita a un ritmo estremamente rapido per oltre 50 anni e, nonostante abbia imboccato alcuni vicoli ciechi, si è mossa per lo più nella giusta direzione.
Di recente, la continua ricerca del miglioramento ha visto le biciclette arricchirsi di tecnologia elettronica. Ma insieme alle meraviglie della trasmissione wireless, delle sospensioni a controllo ‘smart’, della cambiata automatica, e delle e-bike, i numerosi problemi che affliggono la tecnologia moderna hanno iniziato a contagiare anche le mountain bike.
Non ho problemi ad ammettere che ho abbracciato dagli esordi le eMTB e l’elettronica per le bici. Fino a poco tempo fa avrei risposto un secco sì a quanto detto sopra. Ma alcune esperienze negative degli ultimi mesi mi hanno fatto riflettere.
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Maledette e-bike
Inizio da un paio di anni fa, quando avevo programmato un test di una bella eMTB con motore Bosch CX. Dopo averla portata a casa da Milano, senza problemi, ho programmato un bel giro nel weekend. Una volta raggiunta la prima salita del tour, il motore ha deciso di spegnersi. Stupito da quanto accaduto, ho provato a riaccenderlo, con successo. Ripartito, al primo accenno di pendenza, si è spento di nuovo. E così via, procedendo a singhiozzo, sino a prendere la prima discesa, abortendo quasi subito il bel giro pianificato sulle colline dell’Oltrepò.
Ero perplesso, perché sulla via del ritorno il caro Bosch CX ha funzionato senza colpo ferire. La causa di tutto ciò? Uno schiacciamento del cavo elettrico che collegava motore a batteria, con il primo che andava in protezione al primo accenno si sovraffaticamento.
Contattata l’assistenza italiana di Bosch eBike Systems (super professionale e disponibile), esclusi problemi alla batteria e al motore, cambiato il cavo, aggiornato il firmware, e ripartito. Ma con un’esperienza tutt’altro che piacevole, considerato che non solo non mi sono goduto la bici – ferma 20 giorni su 30 in cui l’ho avuta in mano – ma ho pure scoperto che la causa di tutto era dovuta a uno spazio troppo ridotto tra il tubo obliquo e la batteria PowerTube da 750 Wh collocata al suo interno, sacrificando funzionalità a estetica (e Bosch scagionato).
Un altro inconveniente capitò qualche anno prima, sempre nel mondo e-bike. Un’altra fantastica bici, almeno potenzialmente. Sì, perché il suo grosso potenziale sul versante pedalata assistita fu vanificato da uno tappo in gomma incapace di sigillare in modo perfetto la presa di ricarica della batteria, collocata di lato in posizione ribassata. Risultato? Come potete immaginare, in caso di utilizzo sotto la pioggia o in condizioni umide/fangose il sistema andava in protezione – ma dai! – con la eMTB di fatto inutilizzabile.
Come risolsi all’epoca? Un bel giro di nastro da elettricista e via! Potendo contare – per fortuna! – su una batteria estraibile e quindi ricaricabile lontano dalla bici.
Dovendo, nel migliore e più fortunato dei casi, a improvvisare, e in generale a rivolgersi all’assistenza autorizzata. Entrando, spesso e volentieri, nel girone dantesco in cui produttore della bici e del motore si rimbalzano le responsabilità, senza dimenticare il ruolo poco collaborativo – usando un eufemismo – di certi negozianti…
Come mi ha fatto notare di recente un amico biker ma soprattutto meccanico con esperienza internazionale nell’agonismo, in buona parte della casistica che riguarda le sempre più diffuse trasmissioni elettroniche – con e senza fili – se si trattasse invece di una configurazione meccanica convenzionale, l’eventuale problema si risolverebbe in tempo più rapido e in modo più intuitivo. Questa cosa banale ma altrettanto vera.
I problemi elettronici vanno da quelli più scontati ma comunque irritanti, come gli aggiornamenti prima dell’uscita in bici, le batterie scariche del cambio e/o dei comandi, arrivando a quelli potenzialmente catastrofici, come una luce anteriore che muore al freddo e al buio, o il guasto di una eMTB proprio nel bel mezzo di un giro in ambiente selvaggio. Passando per quelli senza reali ricadute negative ma fastidiosi per i maniaci dei KoM su Strava, come il malfunzionamento della piattaforma e/o del GPS.
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Verso un mondo connesso
Esiste un parallelo tra le bici tradizionali e le automobili degli anni ’90, poiché tutti gli interventi di assistenza e manutenzione potevano essere eseguiti da un comune meccanico specializzato con le giuste competenze e attrezzature. Mi ricordo ancora quando smontavo interamente il carro della mia full da Freeride di inizio anni 2000, pulendo, ingrassando e rimontando tutti i singoli pezzi fino a ricomporre il puzzle. O gli spurghi e i cambi d’olio all’impianto frenante.
Se le teorie cospirazioniste sono la vostra passione, forse rendere obsoleto qualsiasi meccanico di biciclette potrebbe essere uno degli obiettivi finali dell’oscura congrega che ha ucciso le ruote da 26 pollici, ha introdotto il Boost, ed è costantemente alla ricerca di nuovi modi per rendere obsoleta la vostra bicicletta attuale. Ma dato che l’industria ciclistica, ora in evidenti difficoltà, è indubbiamente alla ricerca di nuovi modi per sostenersi, forse questa idea non è così inverosimile…
Sebbene ci siano indubbiamente molti amanti e altrettanti detrattori, la risposta, come quasi sempre accade per qualsiasi cosa, è piuttosto sfumata.
Ho utilizzato gran parte delle ultime tecnologie elettroniche per biciclette e sono rimasto impressionato da molte. Ho anche provato in anteprima – lo scorso autunno – il sistema di trasmissione integrato più avanzato e complesso disponibile sul mercato di massa, SRAM Eagle Powertrain. E fra pochi giorni sarà tolto il velo a una nuova e fiammante tecnologia intelligente applicata al mountain biking nella sua forma più racing.
Detto questo, sono perfettamente consapevole di tutte le frustrazioni tecnologiche che accompagnano queste innovazioni e, a essere onesti, parte del mio amore per la mountain bike consiste nel pensare solo ed esclusivamente al mio ciclocomputer GPS collegato alla fascia cardio – una mia mania, eredità di quanto praticavo sport agonistico – anche quando esco in bici per puro piacere. Sebbene action cam, smartphone, computer, e così via, rischino di prevalere quando entra in gioco il lato professionale. Ma è un male necessario, altrimenti non sarei qui a condividere questi pensieri ed esperienze con voi.
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Essenziale è bello, ma…
Naturalmente, ci sono ancora molte fantastiche bici completamente “analogiche” tra cui scegliere, ma senza dubbio nel corso degli anni la tecnologia elettronica continuerà a insinuarsi in un numero sempre maggiore di MTB. Credo sia improbabile che le bici convenzionali vengano completamente eliminate… si diceva lo stesso delle “acustiche” all’avvento delle e-bike.
Un’altra cosa da tenere a mente è che siamo ancora alle prime generazioni di gran parte dell’elettronica attualmente in uso, che diventerà sempre più solida e affidabile man mano che verranno fatti progressi. Un po’ come è accaduto in quasi tutti gli ambiti dell’elettronica di consumo, telefonia mobile inclusa.
Molti dei componenti che oggi diamo per scontati all’inizio erano afflitti da problemi: impianti frenanti idraulici che bollivano a ogni discesa, forcelle che si riempivano di sporco e fango e si bloccavano in inverno (maledetti elastomeri microcellulari!), telescopici che funzionavano secondo l’ispirazione del momento, luci frontali con un’ora scarsa d’autonomia, e persino pneumatici tubeless che hanno fatto schifo per molto – troppo – tempo.
Per quanto mi riguarda, continuerò ad accogliere a braccia aperte la nuova tecnologia, nonostante i problemi frustranti che può comportare. Tuttavia, mi terrò sempre accanto una bici analogica.