Se gli ultimi anni ci hanno insegnato qualcosa – a parte le pandemie globali e i tumulti internazionali – è che l’innovazione tecnologica ha trovato terreno fertile nella MTB
È una domanda che non ci poniamo da tempo. Tra pandemia, inondazioni, eruzioni vulcaniche, navi incastrate nei canali, guerre e ogni sorta di altri tumulti geo-politici, mettere le mani su qualsiasi bicicletta o pezzo di ricambio è stata una sfida. Per non parlare di quelle nuove di zecca con tecnologie innovative. Tuttavia, anche se i lanci continuano a essere regolarmente posticipati rispetto alle date previste, quest’anno abbiamo assistito ad alcune introduzioni davvero interessanti. Ce ne sono molte altre in cantiere e sono certamente ottime notizie per riempire le pagine delle riviste, i siti d’informazione più o meno seria, e dare ai reparti marketing qualcosa su cui fare leva.
Ma il nuovo è sempre meglio o dovremmo essere più prudenti nel cavalcare le ultime novità?
Ci sono alcune bici che hanno potenzialmente resettato il sistema operativo del mercato bici. Che siano ancora spinte dalla sola forza umana o assistite da un motore non è importante. In un modo o nell’altro, mezzi come Trek Fuel EXe, Orbea Rise e Specialized Turbo Levo si meritano un grande riconoscimento per aver dato una bella scossa al mondo del mountain biking e spinto la concorrenza ad agire di conseguenza.
Concentrandoci sull’elettronica, se da una parte le sospensioni automatiche Flight Attendant di Rock Shox hanno generato un hype durato poco più di un battito di ciglia, dall’altra la nuova piattaforma Eagle Powertrain di SRAM ha portato a una gradita ventata di novità nel settore delle power unit per eMTB ad alte prestazioni. Sebbene si tratti di una versione customizzata ad hoc del noto e apprezzato motore Brose Drive S Mag, implementa la cambiata automatica dell’altrettanto nuovo sistema di trasmissione Eagle Transmission di SRAM. Una bella innovazione, che farà scuola…
Altre “novità” hanno lasciato il tempo che hanno trovato, perdendosi nel mare delle possibilità o addirittura facendo storcere il naso ai più. La totale integrazione della sospensione posteriore all’interno del telaio – frutto di un bel gioco a nascondino dei designer – porta a un’estrema pulizia nell’estetica, ma il setting è così immediatamente fruibile come una soluzione tradizionale? Vogliamo poi parlare di manutenzione ordinaria e straordinaria? O al fatto che un ammo ad aria genera calore – a volte tanto – su una lunga discesa e questo deve essere facilmente dissipato pena il calo repentino delle performance? Poche ricadute pratiche e per lo più estetiche… o no?
E vogliamo parlare della felicità dei meccanici nell’instradare i cavi per la serie sterzo o nel cambiare quest’ultima in configurazioni del genere? Gran bella innovazione davvero! Anche qui, il look ringrazia, chi ci deve mettere mano anche no.
Un grande grazie invece a chi prevede sistemi di trasporto integrato, tra vani ricavati all’interno del down tube a bulloni di fissaggio per strap e tool predisposti. Meno attrezzi e ricambi sulla schiena e di più sul telaio, migliorando notevolmente la qualità del riding per le masse collocate più in basso oltre a un’accessibilità immediata. Questa sì che è un’innovazione che piace!
Ma non è assolutamente concepibile mettere fine ai “miglioramenti”
Fermo restando che la parte più conservativa e/o scettica di noi stessi tenderà sempre a vederli in modo negativo. Un “diavoletto” che però sembra aver ragione. Il motivo? Le attuali bici appaiono come molto mature dal punto di vista della progettazione e delle specifiche.
Ovvio, tutto è sempre migliorabile, in una misura o nell’altra, ma complice l’esperienza con alcune bici provate ultimamente – tra “acustiche” ed elettrificate – equipaggiate con sospensioni basiche, posso affermare con tutta tranquillità e onestà intellettuale che l’esperienza è stata in genere positiva in un uso vario che comprendeva situazioni anche abbastanza ostiche. Una cosa che, ad esempio, solo un paio di anni fa non sarebbe successa.
Fermo restando che, salendo di livello per progettazione e disponibilità di cartucce ad aria e idrauliche più raffinate, la qualità del riding e le prestazioni balzano in alto non di poco. Un balzo apprezzabile dai biker ben più capaci, a dir la verità… ma questa è un’altra storia.
Capitolo geometria, che mi sta a cuore in modo particolare
Come scritto in un precedente approfondimento, non sempre “più lungo, più basso, più aperto” è meglio, almeno per tutti i biker e per tutti gli usi. Il Cross Country ha guadagnato tanto da questa innovazione, con mountain bike finalmente anche divertenti da guidare oltre che spettacolari da pedalare a tutta in allenamento e in gara. In ambito Trail, forse non abbiamo mai avuto bici così efficaci, polivalenti e appaganti da gestire a 360°.
Merito di un Enduro che sta ormai diventando un Mini DH per geometrie ma soprattutto travel alle ruote: sono bici da gara e/o da utilizzo in spot serviti da impianti di risalita, poco pedalabili per la massa… almeno a chi piace pedalare davvero. Mezzi super specializzati per le performance, niente di più e niente di meno, come le sorellone da downhill, perdendo quell’animo avventuroso dell’Enduro delle origini. Ma non temete, ci sono le moderne Trail Bike a tenerci compagnia… un’ottima compagnia!
Anni fa le 27,5” furono una grande novità, di breve durata realmente, subito o quasi soppiantate della 29er. Ma è un continuo ritorno, come in altri campi, con le ruote piccole presenti in molte bici da divertimento e in ogni caso su tantissime eMTB al retrotreno nel setup misto Mullet (29er davanti), dove sembrano dare il meglio per capacità di contenere l’interasse e quindi regalare una guida più dinamica, oltre a impattare positivamente sulla trazione di un sistema combinato biker e motore.
Ma in cuor mio – e credo che sia nel cuore di molti altri appassionati – l’innovazione più attesa è un’altra
Il ritorno a prezzi più umani, che riportino respiro e vigore a una fascia media del mercato ormai quasi scomparsa, stritolata com’è da bici troppo care per quello che offrono per specifiche. Un qualcosa decisamente più importante di un indistruttibile cambio elettronico senza fili o di un motore per e-bike che veste il ciclista su misura con taglio sartoriale.