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Freni a disco fake news ego e testosterone

di - 14/06/2019

I freni a disco per le bici da strada sono una sorta di odio e amore al tempo stesso, sono il demone e l’aureola, sono tecnica e ricerca ma anche la novità e come tale, come dice la storia il cambiamento porta scompiglio, destabilizza, divide le folle. I freni a disco nella categoria delle bici da strada, nonostante una crescita esponenziale in termini di vendite (ormai la metà delle bici da strada vendute sono con i disc brakes, a prescindere dalla gamma), sono soggetti ad una sorta di ostruzionismo, che sfocia nella paura per il cambiamento, nell’ignoranza e da una serie di fake news veicolate sui canali social. Ecco il nostro pensiero e alcune considerazioni.

L’ultima relaise dell’impianto disco firmato Campagnolo.

In questo scritto non si vuole difendere nessuna categoria in particolare, caliper, disco, freni a bacchetta ma anche contropedale! La bici è bella a prescindere.

La Colnago C59 Disc, con trasmissione Shimano Dura Ace Di2 a 10v e impianto dei freni a disco sviluppato in collaborazione con Formula.

Quando Colnago, era il 2012, presenta la prima bici da strada con i freni a disco, il mondo parla dell’ennesima innovazione del Cavalier Ernesto, ancora primo a fare qualcosa di nuovo per la tecnica della bici, sempre un passo avanti rispetto ai colossi orientali della fibra composita. Qualcuno ha apprezzato, altri hanno storto il naso ( e non solo quello), qualcun’altro è rimasto indifferente, molti hanno paragonato la bici alla mtb. Questo paragone, tra road e off road può avere un senso in termini di parallelismi tecnici ma c’é una cosa che agli occhi e nell’immaginario del consumatore finale fa la differenza: la storia. La bici ha 200 anni (201 per essere precisi) e non è poca cosa, un periodo in cui la bicicletta si è costruita un’immagine ben precisa e che in tutte le sue evoluzioni e variazioni ha sempre avuto il freno alla ruota, sul cerchio, come uno dei suoi punti fermi. Ora arrivano i freni a disco a profanare l’oracolo! Il peso della storia.

Riuscireste oggi, ad immaginare una bicicletta da corsa senza trasmissione? Difficile vero! Eppure, quando nel 1937 il patron del Tour de France Desgrange, identificò il cambio della bici come “un macchinario infernale”, non poteva immaginare che sarebbe arrivato il cambio eletronico, quello elettromeccanico e poi quello Wi-fi. La tecnologia è una brutta cosa ma l’evoluzione è peggio, specialmente quando non si impara a sfruttarne a pieno le potenzialità! 

La mtb infatti ha una storia recente e proprio per questo è molto più aperta ad accettare le innovazioni, a volte troppo! Riuscireste ad immaginare una mtb, in una delle sue mille versioni, senza i freni disco? Difficile vero! Anche le mtb che troviamo al supermermercato (senza nulla togliere ma solo per fare una citazione comune) hanno i freni a disco, con funzionamento idraulico, oppure con il cavo ma sempre freni a disco sono. La mtb e la bici da strada sono due cose diverse! Assolutamente si ma ciò non toglie che l’una possa beneficiare della tecnologia dell’altra e viceversa.

Ma quindi; tutti i brand che stanno puntando sui road disc brakes, sono matti? Chi ha acquistato recentemente una bici da strada con i freni a disco dovrebbe morire? I pro che hanno vinto con le bici munite di impianto frenante a disco sono gente da sopprimere perché pericolosi per la sicurezza altrui? Accettare oppure no la discussione di un argomento (in questo caso i freni a disco) fa parte del gioco e dell’evoluzione di una disciplina sportiva che ha fatto della tecnologia, dell’informatica e della ricerca estrema (per esempio l’aerodinamica) un vero e proprio core concept. Difficile trovare un altro sport che cura ogni dettaglio in modo maniacale come lo fa la bici. Essere contro all’evoluzione, permetteteci, è da ignoranti, ha poco senso. Perché una cosa è il non gradire la soluzione, che sia per estetica, per funzionamento e perché no, anche per il prezzo; tutto perfettamente e giustamente condivisibile, perché la considerazione soggettiva ha il suo peso e così deve essere. Altra cosa è demonizzare un segmento, facendolo senza neppure sapere come funziona o averlo provato, come si comporta quali pregi e difetti ha una bici road con i freni a disco. Il freno a disco non è una necessità. Perché il computerino gps lo è? Il power meter lo è (poi sarebbe da verificare quanta gente che ha il power meter lo sà realmente usare)? Il cambio a 12v è una necessità?

Lo sport per molti è una passione e le passioni costano. Lo sport è un’industria e come tale deve muovere dei capitali per sopravvivere, così come le auto, l’informatica etc. Cambiamo telefonino una volta l’anno, in media, solo perché quello vecchio non è più figo come quello nuovo. Il commercio di oggi vive anche grazie ai messaggi che vengono veicolati in rete e questo può cambiare la reale necessità dell’utente finale, nel bene e nel male, a tutti i livelli e in tutte le categorie. Difficile non farsi influenzare in qualche modo. 

La pericolosità dei dischi, vera o presunta: beh, la bici è pericolosa, il ciclismo è uno sport in cui ci si fa male. Il disco dei freni è pericoloso, come lo sono i denti delle corone, come lo è la catena, come lo sono i raggi aerodinamici delle ruote che utiliziamo, che con i loro profili piatti sono al pari di lame affilate. Vogliamo parlare di cosa può causare il manubrio in caso di caduta? Qual’é il torto? Dove stà la ragione? Riusciamo a capire se una notizia che leggiamo su FB è vera oppure no? Perché talvolta discutiamo del fatto che non siamo riusciti a frenare in tempo, colpa dei freni o colpa nostra?

Era il 2016, il 10 Aprile, Ventoso della Movistar cade rovinosamente e si taglia al di sotto del ginocchio; ferita profonda e pericolosa. Viene data la colpa ad un corridore che aveva la bici con i dischi. Esce un comunicato in quattro lingue pochi minuti dopo l’accaduto! Una considerazione: all’epoca il fornitore di trasmissione, freni e ruote stava ultimando di sviluppare il progetto disc.

Passiamo al 2019, alla Roubaix degli U23, un giovane della AG2R cade, urta la bici di un rivale, con conseguente ferita profonda; viene data la colpa ai dischi. Questo team U23 non usa e non è team development di bici con i dischi. Un caso anche questo? Nel frattempo sono maggiori le vittorie dei velocisti muniti con le bici disco e anche al Giro d’Italia, ultima edizione, due tra le tappe più dure di montagna hanno visto vittoriosi atleti con le bici disco.

Potremmo citare altri episodi, veri o presunti, fake o real ma non ne vale la pena, se la scienza dovesse accertare ( oppure qualche storiella inventata e veicolata su FB) che “utilizzare i freni a disco aumenta i globuli rossi nel sangue”, tutti userebbero i freni a disco. La storia dei freni a disco per le bici da strada è recente. Tutto può e deve migliorare, dal design, funzionamento ed efficacia, fino ad arrivare all’utente finale, perché quest’ultimo deve sapere che cosa è realmente una bici da strada con i freni a disco.

Tra qualche anno ci troveremo a parlare di “come si faceva a frenare senza dischi”, si può essere ma la strada è ancora lunga!

I freni a disco e le biciclette disco, non faranno diventare un discesista provetto chi è paracarro nella guida e ha paura. Viceversa, non faranno diventare un paracarro in salita chi e’ uno scalatore ma neppure renderanno il grimpeur uno sprinter vittorioso nelle volate di gruppo. La bici però cambia, parecchio e anche chi non ha mai usato una bici road con i dischi, oppure una gravel disc, o una mtb con i freni a disco, capirà che la performance della bici è il risultato di un’insieme di fattori, la somma delle performances di ogni singolo componente. Ma si sà, durante i Mondiali di calcio siamo tutti allenatori, quando ci sono le Olimpiadi invernali siamo tutti giocatori di curling e in un lampo diventiamo tutti ballerini, con l’aggiunta che, il telefonino ci ha reso interattivi in ogni momento della giornata e della notte (si, dalla poltrona però) e ci ha permesso di essere istruiti e autorevoli semplicemente guardando una foto!

a cura della redazione tecnica, foto redazione tecnica, Sara Carena e Campagnolo.

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.