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Shimano Ultegra vs Ultegra Di2

di - 16/02/2018

Shimano Ultegra è da sempre una garanzia in termini di prestazione a tutti i livelli, non diciamo nulla di nuovo, una trasmissione simbolo della categoria media, in sostanza, versione meno costosa (più pesante a parità di configurazione) del Dura-Ace. Shimano Ultegra non è solo la trasmissione meccanica, Ultegra è anche Di2, a batteria e proprio molti degli sviluppi che troviamo oggi sull’intero protocollo Shimano Di2, road e mtb, prendono forma dalla primissima versione di Ultegra Di2 serie R6700.

La scelta da parte dell’utente, in una direzione o nell’altra, è legata al primo montaggio della bicicletta scelta, in base al prezzo (Di2 più costoso rispetto al meccanico) e al peso. In merito al valore alla bilancia, l’ultima serie 8000 stravolge tutto. Shimano Ultegra Di2 (R8050) con freni calipers è più leggera, di circa 100 grammi, rispetto alla versione meccanica R8000. Abbiamo messo sotto torchio entrambi i sistemi, in una prova che dura ormai da qualche mese. Le considerazioni qui di seguito sono una sorta di pro e contro delle due trasmissioni, accomunate da una stessa sigla, Ultegra ma molto differenti tra loro, capaci entrambi, di soddisfare una schiera di utilizzatori che vanno dal ciclista della Domenica all’agonista più esigente.

LE NOSTRE IMPRESSIONI

La semplicità di approccio, la fluidità, l’ergonomia e la facilità d’ingaggio della versione meccanica, contro la modernità, la possibilità di personalizzazione e l’efficacia della trasmissione a batteria di ultima generazione, una versione, quella Di2 che è anche divertente da configurare tramite pc, tablet e smartphone. Questa ultima relaise di Shimano Ultegra va bene per tutti a prescindere, un sistema che riesce ad abbinare una performance di qualità  professionale, le differenze rispetto a Dura-Ace R9000 sono quasi impercettibili e si riferiscono principalmente al peso, a un buon valore alla prova della bilancia e un prezzo di listino molto interessante.

PRO E CONTRO

La trasmissione meccanica di Shimano, rispetto alla versione precedente, adotta un design uguale degli shifters integrati, per un’ergonomia e una facilità di impiego che offrono un feeling immediato. La prestazione della trasmissione cambia totalmente però, sempre se paragonata  al sistema più anziano, quando si agisce sulla cambiata, del deragliatore e del bilanciere.

Davanti la catena sale e scende con forza e precisione, sempre e anche quando si è in salita ed è necessario salire in piedi sui pedali senza smettere di spingere.

Shimano Di2 invece è molto, molto differente rispetto alla versione “vecchia”. Sono stati migliorati i manettini, più eleganti ma anche maggiormente race. Questi ultimi non hanno leve dritte ma leggermente svasate verso l’etsreno del manubrio. Questa forma permette di raggiungere in modo più facile i pulsanti del cambio e la stessa leva del freno. Rispetto alla configurazione Di2, la versione meccanica non raggiungerà mai la precisione che è capace di esprimere il deragliatore alimentato dagli impulsi elettrici: la gabbia del deragliatore a filo, seppur di un’efficacia esemplare in termini di performance non è dotato della stessa forza del Di2. Forza ed equilibrio nella sua corsa, dal basso verso l’alto e vice versa.

Il deragliatore elettrico si autoregola quando il corridore agisce sul cambio posteriore: errori di montaggio a parte è difficile che la catena vada a toccare le pareti interne della gabbia, anche quando si incrocia la catena. Una volta montato sul telaio, il deragliatore Di2 non necessità di regolazioni, tensione del filo etc, praticamente per tutta la sua vita, mentre la configurazione meccanica ha bisogno di controlli saltuari: almeno un paio di volte l’anno è necessario sostituire cavi e guaine per mantenere il pacchetto al massimo della sua efficienza (ovviamente questa operazione è soggetta alle tempistiche di utilizzo e condizioni di sporco). Una trasmissione che funziona con il filo deve anche considerare eventuali errori di montaggio (ad esempio strozzature sotto il nastro manubrio), che possono influire negativamente sulle sue prestazioni. Passando al bilanciere posteriore, questo di Ultegra R8000, di entrambe le configurazioni, è di chiara derivazione off road, abbondantemente nascosto e protetto dal frame della bicicletta, sviluppato anche per i telai disc brake che prevedono una linea catena differente rispetto alle bici tradizionali.

Meccanico e elettronico non perdono un colpo ma può capitare che, dopo aver sostituito la ruota posteriore, la configurazione meccanica necessiti di un piccolo ritocco alla tensione del filo: Di2 non ha bisogno di questo, particolare che in un certo senso lo rende più versatile, trasversale ed efficente. Ultegra meccanico può trovare una sorta di personalizzazione della cambiata, leggermente anticipata o ritardata, agendo sul registro del filo, anche se gli spazi di manovra sono ormai esigui: Di2 è standard, si preme il pulsante per la salita o la discesa della catena.

La trasmissione elettrica però è da considerare come una piattaforma che si unisce al terminale e-Tube, sezione virtuale software che gestisce, aggiorna, ottimizza e permette di personalizzare tutte le funzioni di tutta la trasmissione, in ogni suo singolo componente. Infatti, il nuovo Ultegra Di2 può essere configurato con funzione totalmente manuale, completamente automatico (synchronized shifting), oppure semi automatico (semi synchro).

Le due funzioni automatiche sono personalizzabili da parte dell’utente, facili da interpretare e, ovviamente, non sono disponibili nella configurazione a filo. In caso di caduta, incidente e urto, la trasmissione meccanica non smette di funzionare, difficile, quasi impossibile troncare una guida del filo, Il cambio Di2 in un certo senso è maggiormente delicato sotto questo punta di vista. Entrambi, come dimostrato anche nelle versioni più anziane, non mostrano nessun cedimento anche dopo tante ore di utilizzo.

IN CONCLUSIONE

Ancora una volta Shimano Ultegra, che sia meccanico oppure elettronico, conferma di essere un pacchetto con performances che possono accontentare tutti. Il sistema è sempre efficiente, versatile, comodo e un punto di riferimento in termini di longevità. La versione Di2 è un sistema tanto evoluto, quanto semplice da approcciare, anche per quanto concerne la personalizzazione: non è necessario essere degli “smanettoni” dell’informatica, i passi di Shimano e-Tube sono facili e sequenziali.

Di2, a nostro parere, non è un ripiego per chi non può permettersi il Dura-Ace Di2, una sorta di “vorrei ma non posso” ma una trasmissione con un suo dna preciso e ben identificato. La versione meccanica conferma di essere il punto di riferimento nella categoria del medio di gamma, anche nell’era dell’informatica. La configurazione con il filo è dedicata ai tradizionalisti della bici road, pensata per quei ciclisti che hanno un rapporto limitato con l’elettronica e a cui piace agire in modo diretto, persone che, tramite il movimento della cambiata, sentono la bicicletta come parte integrante e integrata di tutta la pedalata. Ultegra Di2 permette di “giocare” di più anche al di fuori dell’attività in bici: si collega al telefonino, al tablet, al pc e al device (nell’immagine lo vedete collegatto ad un Garmin 1030). Se abbinato al computerino di bordo permette di vedere i rapporto che si stanno utilizzando, la carica della batteria, solo per fare due esempi.

Potete accedere alle informazioni ufficiali tramite il micro-sito di Shimano Ultegra, myultegra.shimano.com

 

 

 

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.