Pubblicità

Granfondo La Fausto Coppi Officine Mattio

di - 10/07/2018

Granfondo La Fausto Coppi Officine Mattio, una gran fondo che come poche altre e’ riuscita a coinvolgere e valorizzare il territorio, ovvero la provincia Granda di Cuneo: tanto la città quanto le selvagge valli che la circondano. La granfondo della Provincia Granda e’ infatti un volano che attira presenze turistiche legate al ciclismo, in particolare provenienti dall’estero, anche in periodi ben lontani dell’evento stesso, come ci hanno confermato alcuni albergatori e ristoratori cuneesi. Va anche detto che, se la manifestazione amatoriale e’ uno spot importante per questa terra, il comprensorio stesso riesce a concretizzare la ricaduta turistica grazie ad una città e dei paesi assolutamente godibili, come pure lo sono i piatti e i vini della cucina tipica locale.

Una Fausto Coppi aperta alle e-bike? Nella vita tutto è possibile!!! Ma solo perché, l’organizzazione ha predisposto l’ECOTEAM, una vera e propria squadra di ciclisti, muniti di bici con pedalata assistita, per il controllo e pulizia delle strade. BRAVI.

Non stupisce insomma che anche quest’anno i 2600 pettorali messi a disposizione dal comitato organizzatore (numero molto limitato, segno di serietà, di una credibilità costante nel tempo, rispetto verso le strade della montagna e cura verso i ciclisti, considerati veri e propri ospiti) siano andati tutti esauriti con un certo anticipo.

Come sempre l’ampia area espositiva occupa Piazza Galimberti, la piazza centrale che diventa una sorta di cuore della cittadina e della manifestazione, dove, oltre al ritiro del pacco gara e alla visita di numerosi stand legati all’universo della bici, erano presenti anche diversi espositori di prodotti locali mentre al centro si svolgeva la storica cerimonia di benvenuto ai ciclisti provenienti da quasi 40 diverse nazioni.

La gara: sempre in questa piazza al mattino della domenica è allestita la griglia unica di partenza (soluzione che personalmente apprezzo: chi primo arriva, meglio alloggia). Una splendida giornata dal cielo terso ha fatto da cornice alla manifestazione, tanto che gia’ alle 7 del mattino quasi tutti i partecipanti hanno optato per l’estivo integrale: via la mantellina, via lo smanicato, solo i più freddolosi hanno tenuto i manicotti per i primi km.

 

Giusto il tempo di superare il suggestivo viadotto Soleri che i percorsi si dividono: medio a sinistra per affrontare subito Fauniera e Madonna del Colletto, lungo a destra per un antipasto a base dell’ascesa al Santuario di Valmala e Piatta Soprana via Montemale. Valmala, Montemale, Colle dei Morti (il toponimo corretto del Fauniera): viene da pensare che vedere la Madonna del Colletto in cima all’omonimo colle non sia un’eventualità cosi remota.

Ma, c’é anche chi la Granfondo Fausto Coppi se la fa a piedi (forse meglio con la e-bike). In effetti si sta parlando di salite con pendenze sovente intorno al 9% e con alcuni tratti in doppia cifra. Se le prime due hanno lunghezze abbordabili di circa 8km l’una, il Fauniera e’ interminabile coi suoi 21 km di cui gli ultimi 17 in pratica non danno mai respiro. Ma i panorami ripagano: il Monviso che fa l’occhiolino salendo verso Piatta Soprana (che di piatto ha solo il nome), il ponte del Diavolo di Dronero, la pianura mille metri più in basso mentre si sale il Fauniera in un silenzio rotto solo a tratti dal respiro affannoso dei partecipanti, dal tifo abbondante (memorabile una fila di alcuni bambini allineati per battere il cinque… ma quanti ne avranno battuti a fine giornata). A meta’ ascesa del Fauniera si transita nei pressi del Santuario di Castelmagno, c’è’ la messa diffusa dagli altoparlanti, una benedizione non guasta dato che serve tutto l’aiuto possibile per i restanti duri 9km che portano al valico ove e’ collocato un monumento dedicato a Pantani e ovviamente un ristoro (menzione speciale per il caffè e il the caldo).

Numerosi e ben distribuiti i punti di ristoro, sia alimentare che soprattutto idrico. Cordiale il personale e molto pronto. Nemmeno il tempo di fermarsi e farsi avanti verso i tavoli che arrivavano loro a prendere le borracce per rifornirle mentre il ciclista nel frattempo poteva concentrarsi, ad esempio, sulle crostate. In occasione dei punti “ravitoo (detto alla belga) era possibile disfarsi degli involucri dei gel e delle barrette, mentre del personale che si muoveva in e-bike provvedeva al recupero di quanto, poco per fortuna, era stato abbandonato lungo la strada. Personale presente in gran numero anche nelle discese molto tecniche che caratterizzano questa gran fondo: strade strette, tortuose, anche con qualche sconnessione (tutte ben segnalate). Strade di montagna cui questa gran fondo e’ legata e che tramite questa gran fondo si vuole portare alla ribalta in quanto patrimonio da valorizzare e da proteggere, al momento a spese e grazie ai volontari del comitato organizzatore, in vista dell’indotto turistico della zona.

Sempre in tema di sicurezza numerose le moto staffette e quasi assente il traffico, in particolare in senso inverso alla marcia della gran fondo per tutti o quasi i partecipanti. A garanzia di questo il presidio dei militari dell’Arma e della Finanza, che ovviamente hanno un potere deterrente molto maggiore di quello dei normali volontari. Per tutti c’era, con l’obbligo di portarla in gara, la maglia celebrativa dell’evento prodotta dalla Nalini. Solo per i finisher la medaglia che graziose miss consegnano una volta tagliato il traguardo.

A chiudere l’evento un abbondante pasta-party, servito con grande celerità e dai cui e’ possibile assistere alle premiazioni. Cuneo splendida città’ del Piemonte, come cantava in uno sketch di alcuni anni fa un celebre personaggio televisivo. Tocca aspettare un altro anno per la prossima edizione de La Fausto Coppi, ma l’estate e’ appena iniziata e certamente in molti torneranno qui per testarsi sulle tante altre belle salite della zona, ricordando che: ” la maglia della Coppi non è un regalo ma una conquista”.

testo a cura di Davide Sanzogni, foto di Sara Carena e Davide Sanzogni

faustocoppi.net

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.