La Normosurfista passa ore a guardare video di surf per due motivi principali: il primo è un motivo sano, quasi didattico ovvero per capire come fare alcune banali manovre; il secondo è un motivo meno sano ma altrettanto allettante ovvero quello di pettinare, per non dire infliggere delle siringhe di silicone, al proprio senso di inadeguatezza.
Lui (il senso di inadeguatezza) infatti puntualmente la coglie guardando eseguire manovre in modo flessuoso e leggiadro mentre la Normosurfista oscilla tra la flessuosità di una foca e la leggiadria di un’elefantessa.
Inadeguatezza a parte, è proprio guardando tutti questi video e seguendo vari surfer sui social che, ormai da tempo, la Normosurfista ha realizzato di come fosse circondata da modelli di surfer che per la maggior parte dei casi erano super performanti, perfetti, sempre super all’altezza di ogni situazione anche la più ostile o meglio questa è l’immagine che viene sempre per la maggior parte rimandata.
Per la Nostra le cose vanno e sono andate in modo assai diverso.
Come prima cosa ha iniziato a fare surf da adulta.
E’ molto strano descrivere la sensazione di scoprire e praticare uno sport da adulti ed avere la percezione che ti sia sempre appartenuto, come se avesse da sempre fatto parte di te. Per molto tempo la Nostra ha considerato questa sua condizione come una condanna, qualcosa che la condannasse appunto a non poter essere mai una vera surfista ma che la relegasse, tra i mille stereotipi esistenti nell’ambiente, in quello della surfista dell’ultima ora.
Iniziare a fare surf da adulti vuol dire un sacco di cose che non vengono mai dette e di cui si parla troppo poco, come fosse una cosa appunto di cui vergognarsi.
La Nomrosurfista, si è così trovata ad essere trattata come una bambina da persone che spesso sono molto più piccole di lei, da persone che in quanto a esperienza di vita vera e vissuta hanno un briciolo della sua esperienza ma che dentro l’acqua se la comandano e quindi ai loro occhi è come se lei fosse “un’alice nel paese delle meraviglie” (leggasi fantoccia) che deve essere iniziata alla vita vera.
Lei vorrebbe dire “guarda che non saprò fare un aerial super cazzola con lo scappellamento a destra, ma la vita la so campare comunque” ma ha capito che è meglio lasciare perdere e concentrarsi su come deve mettere le spalle per poter far andare la tavola dove vuole e non a cazzo di cane come sempre.
In secondo luogo alla Normosurfista capita di avere paura. Ebbene si, Succede!!
Stare dentro il mare con la propria tavola ha il magico e meraviglioso potere di spogliarla di tutte le sue armature e metterla sempre di fronte alle sue sensazioni più vere, belle o brutte che siano.
In varie occasioni la Normosurfista rimane un po’ fuori dall’acqua ad osservare le onde per capire se ce la farà ovviamente sempre senza dare troppo nell’occhio sparando la classica frase “aspetto un po’ ad entrare che voglio vedere come rompe la serie”, perché se ha qualche timore sembra sempre quella che non “ha le palle” (che in realtà non ha per davvero al loro posto ha le ovaie che in quanto a coraggio e forza funzionano altrettanto bene ma vallo a spiegare).
La Nostra in moltissime circostanze ha affrontato situazioni a lei del tutto nuove come se fossero la cosa più naturale del mondo, come per esempio lanciarsi da un pontile con la tavola per entrare in acqua. Questo perché al manifestarsi della prima esitazione scatta subito l’osservazione della voce fuori campo “che ci vorrà mai! Non lo hai mai fatto!?!?” Lei vorrebbe dire “guarda un po’ non l’ho mai fatto! scusa se non passo la mia vita a lanciarmi dai pontili, lo so è una cosa tanto strana” ma poi sta zitta e chiude gli occhi appellandosi a Nettuno e a tutte le divinità esistenti e pensate, facendo attenzione a non sembrare troppo goffa e sperando che tutto vada bene.
Altre volte può capitare di beccarsi la propria tavola sulla testa.
La Normosurfista se ne è beccate parecchie alcune volte stupendosi lei stessa di come la sua testona dura abbia così bene resistito all’urto ma in ogni caso sempre avendo cura di dare l’impressione che non sia accaduto niente e soprattutto sperando che nessuno l’abbia vista, altrimenti passa per fantoccia.
A queste simpatiche situazioni fa poi da contorno la questione immagine.
Primo: se fai la surfista devi essere bionda. Non importa che il tuo colore di nascita sia nero corvino, sti cazzi. Il diktat è biondo quindi o ti bruci i capelli tra salsedine e sole o te li tingi fai te.
La Normosurfista pensa “Viviamo in Italia …paese mediterraneo…la maggior parte dei capelli che abbiamo in teta (salvo qualche influenza alemanna presente in alcune regioni) sono di quel castano insipido color cacca secca…che ci volgiamo fare???”
I capelli della Normosurfista quando esce dall’acqua dopo una surfata sono un incrocio tra un nido di cicogna e una leccata di vacca gigantesca, non cadono mai fluenti e perfettamente gocciolanti sopra le spalle. Spesso quei capelli così combinati incorniciano un volto felice ma anche stanco, infreddolito e con il naso goccioloni.
Eggià perché la Normosurfista non vive in posti caldi 365 gg l’anno ma in Italia dove spesso le onde migliori le fa quando è freddo.
In quelle giornate lì quando si esce dall’acqua la Nostra ha le braccia rigide per la stanchezza e per il freddo, prima di riuscire a sfilare la muta deve aspettare un po’ che le mani si riscaldino e riprendano mobilità.
Per questo la Normosurfista osserva con stupore misto ad una certa ammirazione le mille mila foto che invadono i social con gente a gennaio che la prima cosa che fa appena fuori dall’acqua è una bella fotografia.
Beati loro. La Normosufista proprio perchè evidentemente normodotata si caca sotto dal freddo e d’inverno quando esce dall’acqua ha solo un obiettivo spogliarsi e rivestirsi alla velocità della luce!
La Normosurfista poi ha anche le giornate speciali ovvero quelle in cui veramente fa cose dentro l’acqua simili a quelle che vede sui social. Puntualmente in quei momenti benedetti da Nettuno non c’è mai nessuno, mai una macchinetta pronta ad immortalare il momento e così non le rimarrà altro che custodirli dentro di sé e tirare fuori quei ricordi in quelle giornate buie dove penserà di aver sbagliato amore di sport.
La Normosurfista, ormai da tempo ha capito che dietro le immagini perfette che tutti noi vediamo e di cui siamo bombardati ci sono errori, ci sono paure, ci sono giornate no, c’è impegno, c’è allenamento, c’è disciplina, sacrificio e soprattutto c’è il talento fuori dal normale appunto.
I più talentuosi saranno sempre d’ispirazione per la Nostra, ma di un’ispirazione positiva e soprattutto costruttiva.
In questo modo per la Normosurfista la paura che spesso la blocca non è più qualcosa di cui vergognarsi o da nascondere ma una sensazione come le altre anzi spesso la paura ed i timori in generale sono proprio il motore che la spinge a spostare l‘asticella sempre un po’ più avanti.
La Normosurfista ha capito che la paura è quel sentimento senza il quale parlare di coraggio e di forza non ha molto senso.
In questo modo alla Nomrosurfista non importa più molto del colore dei capelli, del modo in cui ce li ha combinati in testa e delle sue irripetibili espressioni della faccia mentre prende un’onda e quando esce dall’acqua, ma conta di più il singolo obiettivo che ogni volta che mette il piede dentro l’acqua trasforma ogni surfata in un momento in cui anche fallendo ha imparato qualcosa.
Soprattutto la Normosurfista ha capito che dietro ogni piccolo passo avanti, ogni piccolo miglioramento c’è molto lavoro e questa è una regola che vale per tutti, anche per i più talentuosi, quelli benedetti da Nettuno (che manco a dirlo sono sempre “gli altri” mai lei ovviamente).
La Normosurfista sono io siamo tutti noi che con le nostre paure, con le nostre prime volte con le nostre inadeguatezze continuiamo a fare surf, continuiamo a fallire e a riprovare e soprattutto continuiamo ad amare la nostra normalità consapevoli che in un mondo di supereroi diventa il vero superpotere.
Articolo a cura di FM