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Prova Ridley Grifn, allroad o gravel?

di - 02/12/2022

Corpo di leone, testa d’aquila.
Il grifone è un animale fantastico che incarna i due padroni del globo terracqueo e del cielo. Un po’ ambizioso come accostamento, però è l’immagine perfetta per spiegare cosa vuole essere la nuova Grifn di Ridley. Una bici che unisce i due mondi della Strada e del Fuoristrada cercando di interpretare al meglio entrambi. Una Gravel, dunque? Sì nella sostanza e no nella forma, perché agli amici belgi piace di più definirla una bicicletta allroad, votata in egual misura all’asfalto e allo sterrato: con un’indole, dunque, più sportiva che avventurosa.
D’altronde, per chi vive il Gravel in modo più “puro”, Ridley ha già in gamma le sorelle Kanzo Fast e Kanzo Adventure. Due biciclette compatibili con la sola trasmissione monocorona, spazio per gomme fino a 42 mm (la prima) e 50 mm (la seconda) e pensate per un utilizzo rispettivamente 70% e 80% offroad.

Gometria specifica

La geometria della Grifn è stata sviluppata da Ridley per metterla a suo agio sia su strada sia sugli sterrati. Alla base c’è la filosofia KOG (Kanzo Optimized Geometry), ottimizzata in termini di maneggevolezza grazie all’intervento su alcune variabili chiave della geometria, come l’angolo sterzo e il BB drop.
Il valore del primo è di 72° e sta nel mezzo tra quello della stradale Fenix SLiC (73,5°) e quello della race gravel Kanzo Fast (71,5°). Il BB drop, pari a 73 mm, è inferiore a quello di una bici da strada, ma non così basso come quello della gravel Kanzo Adventure. Inoltre, i foderi orizzontali della Grifn sono più corti di quelli della Kanzo Fast e l’angolo del tubo piantone è più chiuso rispetto a quello della Kanzo Fast.

Come è fatta

La Grifn è la naturale erede della Kanzo Speed del 2019, a sua volta evoluzione della x-Trail del 2015 (una delle prime gravel arrivate sul mercato, senza sapere ancora di esserlo). Ha un raffinato telaio monoscocca costruito con un mix di fibra di carbonio ad alto modulo Torayca, caratterizzato da un tubo obliquo di sezione generosa con forma sfaccettata, scatola del movimento importante, foderi obliqui ribassati e foderi orizzontali asimmetrici (con attacco cambio universale UDH).

Il passaggio ruota permette di montare pneumatici fino a 38 mm, che salgono a 40 mm con trasmissione 1x e scendono a 32 mm se si montano i parafanghi. Il tubo sella, da 27,2 mm, è a sezione tonda. Grazie alla tecnologia F-Steerer il passaggio cavi è integrato nel telaio attraverso l’attacco manubrio e c’è la possibilità di far passare internamente anche gli eventuali fili di collegamento nel caso si montasse una ruota con dinamo nel mozzo.

Sul telaio sono presenti numerosi attacchi dedicati alle borracce (sul tubo piantone, sopra e sotto il tubo obliquo), sia per poterne trasportare tre, sia per poterle abbassare in modo da non intralciare una eventuale frame bag. A proposito di borse, sul top tube una placchetta a filo cela due attacchi per fissare una ulteriore borsina da telaio.

A sottolineare la sua vicinanza alla strada , la Grifn adotta il nuovo cockpit integrato Flared Cirrus Pro. È caratterizzato da un reach leggermente più corto (70 mm) e un drop poco profondo (120 mm), misure che permettono un rapido e sicuro cambio della posizione delle mani dalla presa alta a quella bassa. Il flair è di 16°, quanto basta per garantire una posizione più comoda e un maggiore controllo anche in fuoristrada. Il cockpit è disponibile in quattro diverse misure di lunghezza attacco/larghezza manubrio: 90/380 mm, 100/400 mm, 110/400 mm e 120/420 mm.

Personalità bipolare

Proprio per chiarire e assecondare la sua natura, è possibile scegliere la nuova Grifn in due configurazioni strada e gravel, che esaltano di più l’uno o l’altro aspetto del suo duplice carattere e che differiscono per gomme e trasmissione. Ridley propone due allestimenti standard di ingresso, equipaggiati con il gruppo stradale Shimano 105 11v e con il gruppo gravel Shimano GRX600, abbinati a ruote in lega e coperture da 32 e 38 mm. Il telaio è compatibile anche con trasmissioni monocorona e Classified Powershift; nel caso si scegliesse una di queste soluzione, l’attacco del deragliatore può essere rimosso per una maggiore pulizia delle linee. Le taglie sono cinque – da XS a XL – e il prezzo, uguale per entrambe le versioni, è 3.199 euro.
C’è però la possibilità di creare la propria Grifn a là carte, attraverso il configuratore sul sito. È una peculiarità di Ridley, che ha fatto proprio lo slogan “Custom as standard” e vale per tutti i modelli del catalogo: a fronte di un costo minimo (100 euro), consente di allestire un mezzo unico dal punto di vista estetico e quanto più affine allo stile di guida e al budget di ciascuno.

Il nostro giudizio

Se fosse un’auto, per usare un’immagine familiare a tutti, sarebbe un SUV compatto. La Grifn è una bicicletta progettata per comportarsi bene in tutte le circostanze che stanno entro i logici confini del suo mondo. Scordatevi quindi la reattività di una road bike pura e la capacità di digerire i fondi più tecnici, propria di una adventure gravel, d’altra parte non è questo che promette.
Tutto ciò che sta fra questi due paletti è invece casa sua e su questi terreni si muove con eccellenti risultati. Divertendo e permettendo anche di togliersi qualche bella soddisfazione in termini di prestazioni. Ridley ha davvero infranto la regola “N+1”: con lei non c’è più bisogno di parcheggiare un’altra bici nel box. La possibilità di configurarla e personalizzarla secondo i propri gusti è poi la ciliegina sulla torta.

Lungo il mare e sul vulcano

Noi l’abbiamo guidata dapprima con gomme stradali da 32 mm per una sessantina di chilometri caratterizzati da veloci tratti vallonati, una salita di circa sette chilometri con pendenza costante intorno al 6 % e una discesa veloce e piuttosto tecnica, con fondo non sempre perfetto. Poi, calzati pneumatici gravel semi slick da 38 mm, siamo andati verso la cima del Teide (eravamo a Tenerife) e abbiamo percorso sentieri sterrati misti con fondo a tratti tecnico in salita e piuttosto veloce in discesa.

Su asfalto, la sensazione è quella di trovarsi in sella a una buona bici endurance. La Grifn è comoda, abbastanza leggera (990 g è il peso del telaio grezzo), reattiva (grazie alle dimensioni e alla compattezza del carro) e soprattutto bilanciata e facile, merito dell’avantreno preciso e della stabilità anche in velocità. Non è un fulmine di guerra, ma chi desidera questo non ha bisogno della Grifn e dovrebbe cercare su un’altra pagina del catalogo Ridley.
Lo diventa invece quando si mettono le ruote in fuoristrada, situazione in cui il suo lato road del carattere la rende molto efficace, nel senso di veloce e rigorosa, anche se rispetto alle gravel più pure ha un iterasse più corto e un baricentro più alto. Una sorta di Kanzo Super Fast che sarebbe stata il mezzo perfetto per affrontare il percorso del Mondiale Gravel di Vicenza.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.