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Ritorno al futuro: tuning e forcellini

di - 19/11/2021

All’inizio era lo standard per le vecchie, care, biciclette in acciaio, quelle che oggi sono diventate vintage o, se preferite, d’epoca.
La ruota posteriore la si regolava sul carro, grazie a due viti di battuta fissate dentro i forcellini, che oltre ad allineare e centrare il copertone, servivano a variare l’interasse della bicicletta: se le viti le si portava a fondo corsa l’interasse (o “passo”) si accorciava e la bici diventata più reattiva e scattante; al contrario, se le viti le si teneva tutte fuori, il passo si allungava, e la bici diventava più stabile in alte velocità, pur se meno reattiva.

Nel mezzo ai due estremi, tante possibilità intermedie con cui personalizzare e tarare il comportamento della bicicletta, semplicemente agendo su quelle due vitine. Semplice e geniale nel contempo.

Forcellini regolabili

In realtà, sia per le nuove impostazioni geometriche, che sulla strada delle performance hanno portato a carri sempre più compatti, sia per i progressi tecnici, che hanno portato a foderi perfettamente allineati, questa soluzione è rimasta solo sulle bici da pista, o a scatto fisso, e su qualche telaio artigianale, per esempio Gios con i forcellini Compact, brevettati negli Anni ’90.

Poi, dopo un po’ di oblio, ecco che qualcuno ha rispolverato questa soluzione, reinterpretandola in chiave moderna.
Salsa, al di là dell’Atlantico, ha sviluppato anni fa i forcellini Alternator, per spostare la ruota posteriore di ben 17 mm. Quest’anno lo ha fatto Giant. La soluzione del colosso taiwanese è più semplice ma altrettanto efficace, ed è stata adottata sulla nuovissima bici da Gravel, Revolt (ne abbiamo parlato qui): in questo caso i Flip Chip sono i forcellini dei foderi, dove dei supporti in alluminio con posizione invertibile consentono di variare la lunghezza del carro di 10 mm, per votare in questo modo il mezzo più alla velocità e al rilancio, o – dall’altra parte – per “settarlo” più verso una guida comoda stabile.

Poi c’è chi, come GT, ha invece deciso di agire sulla forcella. La Casa americana ha infatti dotato la nuova Grade Carbon di geometria regolabile alla forcella: le punte forcella di questa bici da Gravel utilizzano infatti inserti Flip Chip che consentono di variare la posizione del perno ruota di 15 mm. Questa soluzione modifica un parametro – l’avancorsa – che rispetto al carro è ancor più direttamente coinvolto nelle caratteristiche di guida del mezzo.

Tutta colpa del Gravel

Se guardiamo fuoristrada ci accorgiamo che, in ambito Mountain Bike, le geometrie variabili sono molto comuni, soprattutto nei modelli più vicini al Gravity, però non usciamo dal seminato e restiamo sull’asfalto, o poco oltre…
È stata infatti la versatilità propria delle bici da Gravel, il principale motivo che ha suggerito di riconsiderare soluzioni di questo tipo, declinandole secondo i materiali e gli standard attuali. A ben vedere, però, dei forcellini regolabili potrebbero giovarsi anche le road bike pure, che – magari entro range di regolazione limitata e senza alcun aggravio in termini di peso – guadagnerebbero un’interessante possibilità di personalizzazione delle loro caratteristiche di guida.
È esattamente il ragionamento che qualche stagione fa (era il 2014) aveva fatto Canyon con la sua Aeroad CF Slx: anche in quel caso, a essere regolabili erano le punte forcella.

La tecnologia si chiamava Rake Shift e prevedeva l’alloggiamento nelle punte forcella di due asole asimmetriche, in alluminio CNC, che si potevano montare in senso invertito, per ottenere una variazione della misura dell’avancorsa di +/- 3 mm. Nella posizione più avanzata la bici acquistava maggiore stabilità in velocità, ma pagava in termini di reattività ai cambi di traiettoria. il contrario ovviamente accadeva con l’assetto arretrato delle due asole, che offriva una guida più agile.
La soluzione fu però abbandonata, probabilmente perché non recepita su una bici di destinazione professionale, con i corridori (all’epoca quelli del Team Katusha) più avvezzi a cambiare mezzo, che non geometria, a seconda delle gare e dei terreni da affrontare.
Voi che ne pensate?

 

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Nel suo passato tante granfondo e da qualche tempo anche una passione matta per le biciclette d’epoca. Per anni “penna" delle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna”, si occupa di informazione legata al mondo “bici” da un mucchio di tempo, soprattutto di tecnica e nuovi prodotti.