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Rumors dalla Vigneti d’Oltrepò Marathon

di - 09/06/2015

Il caldo da canicola sembra essere diventato il “live motive” della manifestazione vogherese, temperature elevate che hanno caratterizzato anche questa nona edizione. Un breve cenno storico riporta la mente a quando la granfondo di Voghera, si chiamava Ultrapadum, da sempre una delle più impegnative al di fuori dei comprensori alpini, una delle più longeve sul territorio italiano (sommando l’Ultrapadum con la Vigneti d’Oltrepò Marathon). Circa 1000 iscritti in questo 2015 con percorsi leggermente variati nella prima parte (una salita in meno) e negli ultimi 30 kilometri (una salita in più), questo per entrambi i percorsi. Questa gara a nostro parere meriterebbe di più, unione d’intenti che procede anno dopo anno grazie alla passione dei singoli, dei volontari, degli appassionati e poco supportata da amministrazioni locali ed enti. A nostro parere la Vigneti d’Oltrepò Marathon è in parte lo specchio dell’andazzo italiano; si vive sulle iniziative soggetive, di chi cerca in varie formule, la proposizione d’iniziative sportive abbinate al territorio, appassionati poco aiutati dalla politica in genere, oltre che dalla burocrazia (senza dimenticare i costi a cui si deve andare incontro e riscontro). Una manifestazione come la Vigneti d’Oltrepò Marathon può avere tanti difetti (chi non li ha!) ma anche tanti pregi; il primo è l’umiltà di ascoltare, cercando anno dopo anno di migliorare e offrire qualcosa in più, nonostante le difficoltà motivate in precedenza. Il secondo è la passione, quei granfondisti partecipanti in prima persona che vogliono proporre una loro manifestazione per gli altri, accomunati dal medesimo sfogo sportivo. Le strade, il loro manto stradale, qui in queste zone, non hai mai brillato per la loro bellezza e uniformità; figuriamoci in un periodo come questo dove i piccoli comuni fanno fatica a rattoppare le buche causate dalle temperature invernali. Eppure i giorni antecedenti la gara, un manipolo di volonterosi ha consumato le giornate a spazzare, rammazzare le curve più pericolose; segnare con la vernice bianca i tratti dissestati; applicare cartelli che anticipavano i punti sensibili, in e fuori dai centri abitati; senza dimenticare il blocco per intero del viale d’arrivo il giorno della gara (non dobbiamo dimenticare che Voghera è una cittadina dalle notevoli dimensioni, crocevia tra Piemonte, Lombardia e Emilia, per traffico e presenze). A questo vogliamo anche aggiungere l’incuria di molti automobilisti, poco rispettosi nei confronti dei cartelli di divieto di transito, oltre ad essere protagonisti d’insulti rivolti al passaggio dei corridori; chi abita in zona ci fa caso solo in parte ma chi viene da fuori cosa è portato a pensare? Simpatici o antipatici, belli o brutti che siano, noi rispettiamo quegli organizzatori che cercano di promuovere e creare. In queste poche righe, volutamente, non abbiamo voluto raccontare la cronaca di gara con i suoi numeri ma solo mettere in luce alcuni dettagli nascosti, qualche retroscena, molti dei quali spesso (troppo spesso), non vengono presi in considerazione. La gente tutta, prima di parlare ed esprimere valutazioni, giudizi perentori, farebbe meglio a sapere realmente cosa nasconde il risultato finale. Un plauso và rivolto a tutti quelli che lavorano per le granfondo (mediofondo), manifestazioni sportive in genere, da nord a sud, da est a ovest, sempre, con i loro pregi e i loro difetti e che meriterebbero di ricevere critiche, purchè queste ultime siano atte a costruire e non a distruggere.