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Il progresso, dal ciclismo eroico ad oggi

di - 25/01/2019

In questi giorni abbiamo passato molto tempo allenandoci indoor ed e’ capitato di pescare tra alcuni vecchi capi che teniamo nell’armadio, principalmente per motivi affettivi. Seppur stinti dal sole non ci rassegniamo a buttarli e, in fin dei conti, per essere usati nella tranquillità del proprio garage l’importante e’ che il fondello sia ancora in buone condizioni, diciamo discrete! Accettabili, isomma diciamocela tutta: la caratteristiche principale per un pantaloncino da usare per fare i rulli in casa è che questo non si sbricioli!

Fondello in commercio nel 2000

Ecco, il fondello: tra questi capi uno in particolare ha destato il nostro interesse. Una salopette di una ventina di anni fa con il fondello in un materiale sintetico che voleva replicare la pelle di daino, considerata fino a pochi anni prima il massimo per il comfort dei ciclisti. All’epoca era un gran capo ma oggi sono bastate poche pedalate per sentire tutti gli anni trascorsi. L’abbigliamento del ciclista, uno dei simboli dello sport che si evolve e diventa disciplina tra le più tecniche e ricercate, come il power meter sulla bici. Perché il ciclismo, e’ bene ricordarlo, seppur fondi la sua epica su una storia importante e sulle fatiche eroiche di tanti campioni, e’ essenzialmente uno sport moderno nato in un’epoca di grande sviluppo sociale e tecnologico e che da sempre e’ stato il banco di prova per l’innovazione.

Henri Desgrange, l’uomo che ha inventato il Tour de France

Il progresso nel ciclismo non si e’ mai arrestato, nemmeno a fronte di forti prese di posizione da parte di illustri personaggi. Pensiamo all’ideatore del Tour De France, Henri Desgrange, che dichiarava: “Ritengo il cambio di velocità sia per persone oltre i 45 anni. Non e’ meglio trionfare con la forza dei propri muscoli piuttosto che grazie all’artificio meccanico del cambio?”. In virtù di questo suo pensiero nel regolamento del Tour fino al 1937 se ne proibiva l’utilizzo, nonostante le prime rudimentali soluzioni fossero disponibili già dagli anni ’20. Pensiamo ad una bici senza cambio posteriore o anteriore (arrivato solo nel 1949)!!! Pensiamo di pedalare sull’Alpe d’Huez su una bici con un solo pignone posteriore e senza la possibilità di portare la catena dal 53 al 39 (36 e anche 34 oggi, ma inizialmente le limitazioni tecniche del tendi-catena consentivano di passare al 48!!).

Se la velocità media del vincitore del Tour de France e’ passata progressivamente dai 25km/h di inizio ‘900 ai 30 km/h dell’ultimo Tour vinto da Coppi nel ’52, per attestarsi sui 35km/h fino alla fine degli anni ’80 per arrivare ai 40km/h attuali vi sono tutta una serie di ragioni che vanno ben oltre lo stato delle strade o il semplice peso della bici. Ci sono voluti 50 anni per passare dai 25 ai 30km/h. Poi in appena 30 anni sono stati poi aggiunti altri 5km/h di velocità media e in altri 30 anni altri 5km/h. E passare da 25 a 30km/h e’ certamente più facile che passare da 35 a 40km/h. Con buona pace di chi pensa che nel ciclismo non cambi  o non debba cambiare nulla.

La trasmissione di Ceramic Speed, con monocorona e funzionamento con cardano

Per sua natura il ciclismo spinge il binomio uomo-bici al limite delle proprie possibilità: diciamo che il progresso è anche questo, potremmo definirlo anche una sorta di certificazione. Per questo motivo la ricerca di nuovi materiali, migliori tecniche costruttive, lo studio dell’alimentazione e delle metodologie di allenamento e’ costante. Si possono scrollare le spalle, chiosare dicendo che “tanto contano le gambe” o considerare i progressi fin qui fatti solo merito di quei trattamenti medici illeciti che appartengono del doping (ogni progresso ha il suo lato oscuro, e’ inevitabile) ma non solo e’ sbagliato e superficiale, soprattutto e’ controproducente. Chi resta ancorato alle vecchie certezze resta indietro e nel ciclismo chi resta indietro perde. Un illustre e ben noto precedente e’ rappresentato dal Giro vinto da Moser e dal Tour vinto da Lemond ai danni di Fignon. Lui perdente su bici classica e capelli al vento, loro vincenti anche (non solo, certamente) grazie all’uso di caschetto, ruote ed appendici aerodinamiche. Utopia? No, realtà tangibile.

Ciclismo e informatica, un binomio sempre più forte

E’ bene evidenziare un punto: nuovi sistemi di cambiata, nuovi materiali tanto sulle bici quanto sul vestiario, nuovi modi di allenarsi (sia come metodologia che come strumenti) non sono mode perché nulla che sia proposto a soli fini di marketing può sopravvivere alla prova del tempo. Una novità si impone solo quanto dimostra di essere superiore a quanto esistente in precedenza ed e’ per questo che un numero sempre maggiore di persone la desidera. Se questo non avviene semplicemente sparisce.

Un esempio di un fondello Craft di ultima generazione, con densità differenziata e categoria spefica di utilizzo

Di questo sono ben consapevoli tutte le aziende che operano nel settore. Il progresso: ogni nuovo prodotto e’ superiore al suo predecessore e non vi capiterà mai di leggere che il prodotto “X” fa schifo. Un prodotto simile, ammesso che venga messo sul mercato, non meriterebbe alcuna forma di pubblicità nemmeno negativa. Questo risponde anche ad una domanda che spesso ci viene rivolta circa quale sia il migliore sul mercato. La risposta e’ al tempo stesso “tutti e solo uno”. Prima di tutto, oggi è necessario categorizzare e saper scegliere in base alle nostre esigenze, necessità e caratteristiche. Se preferiamo il comfort e la morbidezza per noi il segmento di endurance sarà ottimale, se la nostra preferenza si rivolge alle gare a circuito, con altimetria pari ad una tavola da stiro, sarà meglio pedalare su una aero (così, giusto per fare un esempio). Tutti i prodotti sono migliori della generazione precedente, solo uno (o pochi) sono i migliori per il singolo atleta. Provarli, metterli a confronto e recensirli evidenziandone le caratteristiche e’ quanto possiamo fare per aiutarvi a fare le vostre scelte. E di test ne facciamo tanti.

Scelte che poi sono soggettive e strettamente legate alle proprie ambizioni personali e, inutile negarlo, alle proprie disponibilità economiche ma il nostro obiettivo e compito è quello di dare delle nozioni e chiarire i punti principali.

La parte interna di un fondello Craft

Del resto, nessuno oggi pedalerebbe abitualmente con pantaloncini in pelle di daino salvo magari conservarli, come noi stessi abbiamo fatto, come cimelio. Il progresso non va fermato (anche perché è impossibile) va assecondato e sfruttato a proprio favore.

a cura di redazione tecnica, Davide Sanzogni

foto di Sara Carena, Davide Sanzogni e redazione tecnica

Per ulteriori info in merito ai fondelli Craft presenti nelle immagini è possibile accedere al sito ufficiale del marchio svedese

craftsportwear.com